Il capo della CEI ha detto che celebrerebbe il funerale di una persona che ha scelto il suicidio assistito
Matteo Zuppi lo ha detto in un'intervista a Vanity Fair, mostrando una posizione più progressista dei suoi predecessori
In un’intervista data a Vanity Fair, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Matteo Zuppi, cardinale e arcivescovo di Bologna, ha detto che celebrerebbe il funerale di una persona che ha scelto di morire grazie al suicidio assistito. Quella di Zuppi, capo dell’organo che riunisce i vescovi italiani e che di fatto gestisce gli affari della Chiesa cattolica italiana, è una posizione personale, che esprime il suo atteggiamento progressista rispetto a temi su cui la Chiesa adotta una dottrina conservatrice.
Nell’intervista, la giornalista Silvia Bombino cita il caso di Piergiorgio Welby, il giornalista, attivista e politico del Partito Radicale che soffriva di distrofia muscolare e che nel 2006 fu aiutato a morire da un medico. Con una decisione definita «sofferta», l’allora presidente della CEI, Camillo Ruini, negò i funerali a Welby, sostenendo che la sua volontà di morire fosse «un atteggiamento contrario alla legge di Dio». Ancora oggi la Chiesa è contraria all’eutanasia e nega il funerale a chi decide di ricorrere al suicidio assistito per morire. Quando Bombino chiede a Zuppi se celebrerebbe i funerali di una persona morta con il suicidio assistito, lui però risponde con un «Sì».
Immediatamente dopo, però, Zuppi chiarisce che «la Chiesa non ammette l’eutanasia, ma chiede l’applicazione delle cure palliative». «Si resta fino all’ultimo accanto all’amato, facendo di tutto per togliere la sofferenza del corpo e dello spirito», continua il cardinale, «quindi senza alcun accanimento, ma difendendo sempre la dignità della persona. La complessità richiede intelligenza, misericordia e amore per capire le vicende della vita».
In questi anni la Chiesa non ha mai cambiato la propria dottrina rispetto all’eutanasia e al fine vita, nonostante vari avanzamenti nel resto della società.
Zuppi ha 66 anni, è nato e ha lavorato soprattutto a Roma e proviene dagli ambienti progressisti della Chiesa italiana. È da sempre vicinissimo alla Comunità di Sant’Egidio, che è una delle più popolari e influenti associazioni cattoliche italiane e si occupa soprattutto di lotta alla povertà, ed è stato nominato capo della CEI lo scorso maggio. Il fatto che Papa Francesco abbia scelto Zuppi come nuovo presidente è significativo: erano infatti molti anni che la CEI non era guidata da una persona dell’ala progressista della Chiesa.
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