D’inverno ci litigheremo il gas con Giappone e Corea del Sud?
Il secondo e il terzo paese per importazioni di GNL dovranno affrontare l'aumento della domanda da parte dei paesi europei
La maggior domanda di gas naturale liquefatto (GNL) da parte dei paesi europei per far fronte alla riduzione dell’uso del gas russo potrebbe essere un problema per il Giappone e la Corea del Sud, attualmente secondo e terzo paese per importazioni di questo combustibile al mondo. Con l’avvicinarsi dell’inverno, sia in Europa che in Asia orientale ci si comincia a occupare delle riserve di gas da accumulare in vista dei mesi più freddi dell’anno, e i paesi asiatici rischiano di riceverne meno di quanto vorrebbero perché la richiesta europea è molto cresciuta e così i prezzi del gas: per chi lo vende ci sono margini di profitto più ampi in Europa al momento.
I prezzi del gas naturale in Europa sono già quintuplicati rispetto a un anno fa: la crisi energetica era iniziata come conseguenza della pandemia da coronavirus ed è stata aggravata dall’invasione russa dell’Ucraina. La Russia, che in precedenza era il principale esportatore di gas per l’Europa, negli ultimi mesi ha più volte ridotto le forniture che passano per i gasdotti e ci si aspetta che continuerà a farlo. Per questo i paesi europei, compresa l’Italia, si sono organizzati per comprare e usare una maggior quantità di GNL, il gas che viene reso liquido per occupare un volume molto minore e quindi poter essere trasportato via nave.
Anche in Asia il prezzo del gas è aumentato, ma non tanto quanto in Europa. Come spiega un articolo del Financial Times, in alcuni momenti alle aziende che vendono GNL potrebbe convenire interrompere un contratto di lungo periodo con un paese asiatico per rivolgersi a un paese europeo: farebbero maggiori profitti anche pagando un’alta penale, perché le differenze di prezzo sono molto grandi.
Per poter competere, i paesi asiatici potrebbero trovarsi a strapagare il gas. Il Giappone e la Corea del Sud hanno i mezzi per farlo, in caso di necessità, mentre per paesi meno ricchi la cosa potrebbe essere un grosso problema. È aumentato anche il costo del carbone, una fonte di energia più inquinante che alcuni paesi europei stanno usando di più per far fronte alla crisi del gas russo, e come conseguenza paesi come il Bangladesh e il Pakistan si sono trovati ad affrontare frequenti blackout.
Per il momento non è ancora cominciata una lotta per accaparrarsi le forniture di GNL, ma nel settore ce la si aspetta, soprattutto se il prossimo inverno sarà particolarmente freddo. Intanto però sia in Giappone che in Corea del Sud ci si sta muovendo d’anticipo: le società energetiche dei due paesi stanno cercando di ottenere dei contratti a lungo termine per i prossimi mesi e l’inizio del 2023.
Uno dei paesi che esportano più GNL sono gli Stati Uniti. Sia nel 2020 che nel 2021 avevano mandato il loro gas liquefatto soprattutto in Asia, e solo il 34 per cento in Europa, secondo i dati dell’Energy Information Administration, l’agenzia statistica del dipartimento dell’Energia americano: nei primi quattro mesi del 2022 invece ne hanno esportato il 74 per cento in Europa.
In questo contesto il fatto che la Cina, primo importatore di GNL al mondo, stia usando meno gas e meno carbone per via del rallentamento economico dovuto ai lockdown per il coronavirus favorisce gli altri paesi. Il consumo di GNL cinese è diminuito e il paese sta rivendendo una parte di quello di cui non ha bisogno; inoltre a differenza dei paesi europei non avrà problemi a continuare a usare il gas russo, le cui forniture sono aumentate attraverso un nuovo gasdotto.