La complicata estradizione in Canada di un prete francese accusato di pedofilia
Se ne parla da anni, e la richiesta è arrivata dopo le scuse del Papa per gli abusi commessi nei collegi per bambini indigeni
Il Canada ha chiesto alla Francia l’estradizione di Joannes Rivoire, un prete accusato di aver commesso vari crimini sessuali contro dei minori e delle minori nel Nunavut, area nel nord del Canada popolata quasi esclusivamente da Inuit. Il caso di questo prete è pubblico da tempo e noto anche alle alte gerarchie ecclesiastiche, ma se ne è tornato a parlare perché l’estradizione è stata richiesta durante la recente visita in Canada di Papa Francesco, che si è scusato a nome della Chiesa cattolica per l’oppressione, le violenze e gli abusi commessi dal clero tra Ottocento e Novecento nei confronti dei popoli indigeni.
Al di là delle scuse formali, sono decenni che i rappresentanti dei popoli indigeni chiedono che il caso di Rivoire venga affrontato: è diventato, per loro e per il Canada, il simbolo dell’impunità delle aggressioni sessuali contro i bambini commesse dai membri della Chiesa.
Giovedì 4 agosto il ministro della Giustizia canadese, David Lametti, ha confermato la notizia della richiesta di estradizione di Rivoire dicendo anche che «la collaborazione e la cooperazione sono essenziali per affrontare la vergognosa eredità delle scuole residenziali», cioè i collegi per indigeni istituiti dal governo canadese e gestiti in gran parte dalla Chiesa cattolica in cui, all’interno di un sistema di assimilazione forzata, i bambini subivano numerose violenze fisiche e psicologiche, spesso vivendo in condizioni al limite della sopravvivenza. «È importante per il Canada e per i suoi partner internazionali che i crimini gravi siano indagati e perseguiti», ha detto ancora Lametti.
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Il ministero degli Esteri francese ha a sua volta confermato di aver ricevuto la richiesta di estradizione e ha fatto sapere che, attualmente, è «in corso di elaborazione da parte del ministero della Giustizia». Rivoire ha la doppia nazionalità, ma la sua estradizione dalla Francia, ha spiegato a Agence France-Presse una fonte vicina al caso, potrebbe rappresentare «un problema» perché è «molto complicato» estradare i cittadini francesi.
Oggi Joannes Rivoire ha 91 anni. Ha vissuto in Canada dai primi anni Sessanta e fino al 1993, quando è tornato a vivere in Francia, vicino a Lione, in una residenza per sacerdoti dei missionari Oblati di Maria Immacolata, un istituto religioso maschile di diritto pontificio. La sua partenza improvvisa dal Canada, in realtà, coincise con la presentazione di due denunce contro di lui per aggressione sessuale e atti osceni. I fatti furono commessi tra il 1968 e il 1970, su quelli che al tempo erano dei bambini Inuit. La polizia, in quell’occasione, non riuscì nemmeno a interrogare il prete, che era appunto già scappato.
Lo scorso marzo due giornaliste di Le Monde, Marie-Béatrice Baudet e Hélène Jouan, hanno pubblicato un’inchiesta su Rivoire riuscendo a incontrarlo e a parlare con lui. Nel loro articolo hanno raccontato come una delle due persone abusate che aveva denunciato nel 1993 Rivoire si chiamava Marius Tungilik: era morto nel 2012 a 55 anni «per abuso di alcol». Secondo la sua testimonianza, il prete lo aveva aggredito sessualmente nel 1970, a Naujaat, nella regione del Nunavut, quando aveva 12 anni.
Un amico d’infanzia, Piita Irnik, oggi 75enne e anche lui Inuit, ha descritto alle due giornaliste il momento in cui Marius Tungilik gli aveva raccontato tutto: «Ci conoscevamo fin da bambini, ma è stato solo nel 1989, durante una battuta di caccia, che ha avuto il coraggio di parlarmene per la prima volta. È stata una conversazione molto difficile», ha detto Piita, lui stesso abusato sessualmente in un collegio per indigeni. «Joannes Rivoire ha distrutto la vita del mio migliore amico e quella di altri bambini Inuit. Non avrò riposo finché non sarà assicurato alla giustizia».
Il 29 settembre del 2021, Irnik ha approfittato di una cerimonia in onore dei sopravvissuti dei collegi residenziali per chiedere al primo ministro canadese, Justin Trudeau, «dove fosse finito il fascicolo Rivoire». «Ci stiamo lavorando», aveva risposto Trudeau.
Joannes Rivoire ha sempre negato ogni accusa contro di lui dicendo di essere innocente. O meglio dicendo che «siamo tutti peccatori», che la sua vita «è quasi finita» e che si sta «preparando a passare dall’altra parte: sono in pace con Dio che, spero, mi darà il paradiso». Le due giornaliste di Le Monde hanno chiesto a Rivoire se fosse a conoscenza delle denunce presentate contro di lui nel 1993: «Non c’entro niente», ha detto. E quando gli hanno chiesto se si ricordasse di Marius Tungilik lui ha risposto: «Sì, ma non so dove l’ho incontrato. Sapete che era un alcolizzato? Non fate errori, però: non ha iniziato a bere perché era stato abusato, ha detto di essere stato abusato perché si vergognava di bere».
Contro Rivoire il Canada aveva richiesto un secondo mandato d’arresto lo scorso febbraio dopo la presentazione, nel settembre del 2021, di una nuova denuncia per aggressione sessuale avvenuta negli anni Settanta e presentata da Louisa Uttak, una donna Inuit di 53 anni.
«Ho incontrato padre Rivoire due volte nella mia vita, ad Arviat e a Rankin Inlet», due insediamenti Inuit nella regione di Kivalliq, nel Nunavut: «La prima volta, nel 1974, avevo 6 anni», ha raccontato a Le Monde. Ha detto che il prete aveva aspettato la fine della messa per poi prenderla da parte e abusare di lei: «Mi toccava e si masturbava. E mentre mi faceva questo, mi mostrava un’immagine del diavolo, minacciandomi: “Se dici qualcosa, andrai all’inferno”. Ero spaventata, così spaventata… ero proprio una ragazzina». Louisa Uttak ha detto di aver trovato il coraggio di parlare apertamente guardando i suoi nipoti crescere: «Ora voglio solo una cosa, avere padre Rivoire davanti a me per chiedergli: “Perché? Perché mi hai fatto questo?”»
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A fine marzo, i rappresentanti Inuit del Canada hanno incontrato in privato il Papa chiedendogli esplicitamente di intervenire sul caso Rivoire: «Vorremmo che quelle vittime avessero una parvenza di giustizia e che anche le famiglie delle vittime decedute assistessero al riconoscimento di un certo livello di responsabilità». Le loro richieste proseguono comunque da decenni.
Quando il Vaticano è stato informato delle accuse contro Rivoire, ha dato ai missionari Oblati di Maria Immacolata di Francia tre istruzioni: impedire al prete ogni contatto con i minori, metterlo in una residenza e ritirarlo dal ministero attivo. Padre Ken Thorson, leader degli Oblati di Maria Immacolata in Canada, ha dichiarato che Rivoire non dovrebbe sottrarsi alla giustizia: «Incoraggiamo Johannes Rivoire a fare ciò che avrebbe dovuto fare molto tempo fa: collaborare con la polizia e rendersi disponibile per un processo, se non in Canada, in Francia». Thorson ha anche aggiunto che gli Oblati sono a disposizione per condividere con le autorità competenti documenti e informazioni.
Durante la visita del Papa in Canada, i rappresentanti degli indigeni hanno rinnovato la loro richiesta di intervento: «Vorremmo che Rivoire fosse estradato in Canada per affrontare le accuse in tribunale e abbiamo chiesto al Papa di intervenire per chiedergli direttamente di far ritorno in Canada».
Esiste comunque un precedente, che riguarda l’ex prete Eric Dejaeger, che dopo essere stato accusato di reati di pedofilia era stato espulso dal suo paese d’origine, il Belgio, condannato in Canada nel 2015 a diciannove anni di carcere per aver aggredito sessualmente 23 bambini Inuit. Lo scorso maggio gli è stata concessa la libertà vigilata.
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