I paesi produttori di petrolio hanno concordato un minuscolo aumento della produzione giornaliera, molto meno di quanto chiesto dall’Occidente

Un impianto per lo stoccaggio del petrolio in Arabia Saudita (AP Photo/Amr Nabil)
Un impianto per lo stoccaggio del petrolio in Arabia Saudita (AP Photo/Amr Nabil)

Mercoledì l’OPEC+ (che include i 13 membri dell’OPEC, l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, tra cui Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, più altri paesi come la Russia) ha concordato un aumento della produzione di petrolio pari a 100mila barili al giorno. L’aumento è estremamente inferiore rispetto a quanto richiesto ai paesi esportatori da alcuni leader occidentali, tra cui il presidente americano Joe Biden, con l’obiettivo di ridurre il prezzo del petrolio, che ha subìto un fortissimo aumento soprattutto a causa dell’invasione russa dell’Ucraina. L’aumento dei prezzi, tra le altre cose, ha avuto effetti diretti sull’aumento dell’inflazione (che dipende piuttosto fortemente dai prezzi dell’energia).

Secondo il Financial Times, aumentare la produzione di 100mila barili al giorno basta a soddisfare appena lo 0,1 per cento dell’attuale domanda globale di petrolio.

Secondo Raad Alkadiri, che si occupa di energia e clima per la società di consulenza Gruppo Eurasia, un aumento così ridotto è dovuto al fatto che al momento alcuni dei principali paesi esportatori di petrolio, come l’Arabia Saudita, non hanno sufficienti mezzi per produrne di più. I paesi dell’OPEC+, poi, potrebbero riservare un aumento più sostanziale della produzione per la fine dell’anno, per avere più potere contrattuale in un momento in cui si prevede che la domanda di petrolio sarà ancora più alta, a causa della riduzione delle scorte di emergenza dei paesi che ne hanno bisogno.

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