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  • Mercoledì 3 agosto 2022

Cosa fare in caso di contatto con un positivo al vaiolo delle scimmie

Una breve guida con le indicazioni del ministero della Salute, per risolvere qualche dubbio

(AP Photo/Ariana Cubillos)
(AP Photo/Ariana Cubillos)
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Il ministero della Salute ha pubblicato una circolare che spiega cosa bisogna fare se ci si ammala del vaiolo delle scimmie o se si entra in contatto con un individuo positivo al virus. Secondo l’ultimo bollettino pubblicato dallo stesso ministero, i casi confermati in Italia sono 505, hanno un’età media di 37 anni e riguardano quasi esclusivamente maschi.

Il vaiolo delle scimmie è una malattia infettiva causata dal virus MPXV (Monkeypox virus) e non va confusa con il ben più rischioso vaiolo, malattia dichiarata eradicata nel 1980 dall’OMS in seguito a una massiccia campagna di vaccinazione condotta tra la fine degli anni Cinquanta e la fine degli anni Settanta.

In generale, il vaiolo delle scimmie è diffuso nei primati non umani (come suggerisce il nome) e in alcune specie di piccoli roditori, soprattutto in Africa. L’infezione si trasmette da questi animali agli esseri umani attraverso la saliva e altri fluidi, oppure in seguito a un contatto diretto. Una persona infetta può in alcune circostanze contagiarne un’altra, per esempio attraverso gocce di saliva, contatti con ferite o liquidi biologici infetti, ma le vie di trasmissione umano-umano non sono ancora completamente chiare.

Nel giro di pochi giorni chi contrae il virus sviluppa sintomi tipici delle infezioni virali come febbre, dolori muscolari, mal di testa, spossatezza e ingrossamento dei linfonodi. La malattia causa poi la comparsa di vescicole e pustole sul viso e in seguito sulle mani e sui piedi, che possono rivelarsi molto pruriginose e con la formazione di croste.

Il vaiolo delle scimmie ha nella maggior parte dei casi un decorso positivo. I sintomi si attenuano e scompaiono in un paio di settimane, senza la necessità di dover seguire particolari terapie, se non quelle per ridurre i fastidi dovuti ai sintomi. In alcuni casi vengono utilizzati farmaci antivirali per rallentare la replicazione del virus all’interno dell’organismo, in modo da consentire al sistema immunitario di contrastare più facilmente l’infezione.

Come spiegato nella circolare pubblicata dal ministero, i casi confermati vengono individuati attraverso un apposito test diagnostico e possono essere seguiti a casa in presenza di sintomi lievi, senza ricorrere al ricovero. Se vivono con altre persone, le persone positive devono rimanere in isolamento in una stanza dedicata o in una porzione di casa, esattamente come succede con il coronavirus, per evitare di contagiare i conviventi. Tutti gli oggetti utilizzati come vestiti, lenzuola, asciugamani, piatti e bicchieri non devono essere condivisi con altre persone. Bisogna evitare contatti stretti con altre persone fino alla completa guarigione di vescicole e pustole sul viso, sulle mani e sui piedi.

Il ministero raccomanda anche di astenersi dall’attività sessuale fino alla guarigione. «I casi devono essere consapevoli che l’uso del preservativo da solo non può fornire una protezione completa contro l’infezione da MPXV, poiché per la sua trasmissione è necessario il contatto con le lesioni cutanee», si legge nella circolare. È possibile uscire di casa per visite mediche o fare attività fisica a condizione che si indossi la mascherina chirurgica e che le vescicole siano coperte con vestiti con maniche e pantaloni lunghi.

I contatti stretti delle persone positive al vaiolo delle scimmie devono essere identificati il prima possibile e informati del rischio di sviluppare l’infezione. La definizione di contatto stretto riguarda diversi casi: la persona che ha avuto un contatto fisico diretto pelle a pelle (come toccarsi, abbracciarsi, baciarsi, contatti intimi o sessuali), chi è venuto a contatto con materiali contaminati come indumenti o biancheria, le persone che hanno avuto un’esposizione respiratoria diretta, faccia a faccia e ravvicinata. Se viene segnalato un caso probabile o confermato in un viaggio di lunga durata (più di 4 ore), qualsiasi passeggero o membro dell’equipaggio che abbia avuto un contatto fisico con un caso sintomatico senza dispositivi di protezione può essere considerato un contatto stretto.

Il ministero raccomanda ai contatti stretti di controllare la febbre almeno due volte al giorno e fare attenzione a sintomi come mal di testa, mal di schiena e ingrossamento dei linfonodi, oltre alle vescicole di cui non si conosce la causa nei 21 giorni successivi al contatto con un positivo.

Se compaiono sintomi, bisogna informare il proprio medico o il dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria, auto isolarsi ed evitare contatti. Chi non sviluppa sintomi, invece, può continuare le attività quotidiane come andare al lavoro o frequentare la scuola. È raccomandata l’astensione dall’attività sessuale per 21 giorni successivi al contatto con un positivo. Per lo stesso periodo di tempo vanno evitati contatti con persone immunocompromesse, bambini sotto i 12 anni e donne in gravidanza. I contatti di persone positive devono evitare di donare sangue, cellule, tessuti, latte materno e sperma mentre sono in regime di sorveglianza.

Tra le altre cose, il ministero specifica che le autorità sanitarie possono valutare l’introduzione della quarantena in specifici contesti ambientali o epidemiologici. Nella circolare, tuttavia, questi contesti non vengono specificati.

I contatti con esposizione a basso rischio, cioè che non hanno avuto contatti diretti o prolungati in spazi chiusi con una persona positiva, devono comunque fare attenzione ai sintomi compatibili con il vaiolo delle scimmie per i 21 giorni successivi al contatto e praticare un’attenta igiene delle mani.

– Ascolta anche: La puntata di “Ci vuole una scienza” sul vaiolo delle scimmie

Il 23 luglio l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato il vaiolo delle scimmie un’emergenza sanitaria internazionale, specificando che la maggior parte dei casi finora ha riguardato uomini che fanno sesso con altri uomini (MSM). Sui social network molte persone hanno criticato la specificazione, accusando l’OMS di omofobia e di voler discriminare una parte della comunità LGBT+, ma numerosi osservatori hanno fatto notare che, per quanto delicato, il tema del maggior numero di contagi tra uomini gay e bisessuali non debba essere nascosto o lasciato in secondo piano, in primo luogo per tutelare proprio la salute di chi è più esposto ai rischi di contagio.

Una ricerca da poco pubblicata sul New England Journal of Medicine, tra le riviste scientifiche più importanti al mondo, ha segnalato che il 98 per cento dei casi di vaiolo delle scimmie rilevati all’incirca dalla primavera di quest’anno ha interessato uomini gay o bisessuali. In Italia, secondo l’ultimo aggiornamento pubblicato dal ministero della Salute, 501 casi sono stati individuati tra uomini e 4 tra donne.

– Leggi anche: L’equilibrio tra informare sui rischi del vaiolo delle scimmie ed evitare discriminazioni