Cosa sappiamo della sparatoria in centro a Pescara
Lunedì sera una persona è stata uccisa e un'altra è stata ferita gravemente mentre si trovavano in un bar: l'aggressore è fuggito
Lunedì alle 19.30 nel centro di Pescara una persona è stata assassinata con colpi di pistola e un’altra è stata ferita in maniera molto grave. L’omicidio è avvenuto tra via Ravasco e Strada Parco, e le due vittime erano sedute a un tavolino del Bar del Parco: un uomo, vestito di scuro e con un casco integrale, è arrivato in moto, ha parcheggiato a pochi metri e, secondo le ricostruzioni dei testimoni, si è avvicinato al tavolino dove si trovavano le persone che voleva colpire.
Restando al di là della siepe che delimita il bar, l’uomo ha sparato numerosi colpi di pistola. La polizia ha ritrovato otto bossoli. La persona uccisa si chiamava Walter Albi, 66 anni, architetto di Francavilla al Mare; quella ferita è Luca Cavallito, di Pescara, 48 anni con qualche precedente penale, figlio di un ex calciatore del Pescara e lui stesso ex calciatore nei campionati Promozione ed Eccellenza.
Secondo le testimonianze, dopo gli spari qualcuno ha urlato: «Scappate, scappate, stanno sparando a tutti». La moglie del titolare del bar si è nascosta sotto un tavolino e ha chiamato il 118. Nel frattempo, la persona che aveva sparato era scappata a bordo della moto verso via Vittorio Veneto. Dalle testimonianze è emerso che l’uomo che ha sparato era da solo, sulla moto con lui non c’era nessuno.
Carlo Masci, sindaco di Pescara, che ieri è arrivato in serata davanti al Bar del Parco, ha detto che «le modalità sono sicuramente da regolamento di conti. Chi ha sparato è un professionista, non è uno che ha improvvisato». Né i carabinieri che indagano né il magistrato di turno, il sostituto procuratore Andrea Di Giovanni, e il capo della procura Giuseppe Bellelli, hanno rilasciato dichiarazioni.
Il sindaco ha anche detto che questo episodio è molto diverso da quanto è accaduto ad aprile in piazza Salotto quando il cuoco di un ristorante, Rosado Guzman, fu ferito al collo, alla testa e al torace da un uomo alterato che si lamentava per la qualità del cibo servito.
«Questo episodio», ha detto il sindaco, «richiama un po’ il periodo della banda Battestini e dell’omicidio Ceci». La banda Battestini, dal cognome di Rolando e Pasquale, due fratelli che erano al comando dell’organizzazione, era un gruppo di rapinatori e gestori di bische clandestine e night club molto attivo a Pescara negli anni Ottanta. Un pentito della banda, Italo Ceci, fu ucciso per strada, in città, il 20 gennaio 2012.