Una senatrice aborigena australiana ha definito la regina Elisabetta II “colonizzatrice”
Durante il giuramento in parlamento Lidia Thorpe ha promesso lealtà a colei che è il capo di stato del paese, ma con un certo sdegno
Lunedì la senatrice aborigena australiana Lidia Thorpe ha definito la regina Elisabetta II del Regno Unito, che è anche capo di stato dell’Australia, una «colonizzatrice». Thorpe, del partito dei Verdi, si è avvicinata al banco dell’aula del Parlamento dove avrebbe dovuto leggere la formula del giuramento col pugno destro alzato, e in segno di protesta contro il passato coloniale dell’Impero britannico e contro le violenze subite dai popoli aborigeni ha detto:
Io, Lidia Thorpe, giuro solennemente e sentitamente che sarò fedele e prometto totale lealtà a Sua Maestà la regina Elisabetta II, la colonizzatrice
Le parole di Thorpe sono state accolte con vari mormorii dai colleghi nell’aula e le hanno valso alcuni rimproveri da parte della presidente del Senato, Sue Lines, che l’ha invitata a rifare il giuramento, recitandolo così come era scritto. A quel punto, Thorpe ha nuovamente sollevato il pugno destro, e con un tono a tratti sprezzante ha letto di nuovo la formula, questa volta senza variazioni. Dopo il giuramento, la senatrice ha scritto su Twitter «Sovereignity never ceded», uno slogan usato dai popoli aborigeni per indicare che la loro sovranità sulle terre australiane non era mai stata ceduta.
L’Australia fu una colonia dell’Impero britannico per più di un secolo, tra la fine del Settecento e la fine dell’Ottocento: in questo periodo migliaia di aborigeni furono sottomessi, uccisi o allontanati forzatamente dalle proprie terre. Il paese ottenne l’indipendenza dal Regno Unito nel 1901, ma ancora oggi fa parte del Commonwealth (il gruppo di paesi che avevano fatto parte dell’Impero e che seppur indipendenti hanno mantenuto legami più o meno formali con la corona inglese) e resta una monarchia costituzionale, il cui capo di stato è appunto la sovrana Elisabetta II.
Il 6 novembre del 1999 gli australiani votarono uno storico referendum per decidere se trasformare il paese in una repubblica parlamentare, ma la proposta fu bocciata con il 54,87 per cento di “no”. Nel paese comunque si discute periodicamente del tema. Secondo un sondaggio dello scorso gennaio citato dal Sydney Morning Herald, la maggior parte degli australiani sarebbe favorevole all’istituzione di una repubblica: al momento però non c’è accordo sulla modalità con cui eventualmente verrebbe scelto un nuovo capo di stato.
Dopo il giuramento, Thorpe ha anche invocato la stipula di un trattato per riconoscere a livello istituzionale la storia precoloniale del paese e la sovranità storica dei popoli aborigeni sulle terre australiane. Oggi la maggioranza dei circa 700.000 aborigeni che abitano nel paese vive in povertà e si mantiene solo grazie ai sussidi statali; molti di loro inoltre subiscono di frequente episodi di razzismo e discriminazione.
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