L’alleanza fra PD e Azione sembra sempre più lontana
Enrico Letta e Carlo Calenda stanno ancora trattando per presentarsi in coalizione, ma ci sono molti dubbi su un eventuale accordo
Azione, il partito centrista guidato da Carlo Calenda che negli ultimi giorni sta guadagnando sempre più importanza, aveva promesso di dare una risposta entro lunedì primo agosto alla proposta di alleanza avanzata dal Partito Democratico, che per le prossime elezioni del 25 settembre sta cercando di mettere insieme una coalizione con vari partiti sia alla sua destra sia alla sua sinistra. La risposta non è arrivata. Lunedì mattina Calenda ha invece diffuso una lettera aperta al PD che contiene varie richieste, e al contempo ha dato un’intervista al Corriere della Sera molto critica nei confronti del PD e del modo con cui sta costruendo una coalizione di centrosinistra.
I cronisti e i commentatori politici ritengono insomma che un’alleanza fra PD e Azione sia sempre più lontana. Repubblica parla di un possibile incontro fra Calenda e il segretario del PD Enrico Letta che «potrebbe di nuovo rimescolare le carte»: ma nello stesso articolo scrive che fra lunedì e martedì, a meno di sorprese, Calenda «dovrebbe annunciare la sua indipendenza» dal PD, e quindi candidare Azione al di fuori dell’alleanza di centrosinistra.
Le trattative fra Partito Democratico e Azione vanno avanti ormai da diversi giorni. Il PD considera Azione uno dei partiti più importanti per espandere al centro la coalizione che sta costruendo, ed avere quindi più possibilità di contendere alla coalizione di destra i 221 collegi uninominali previsti dalla legge elettorale, in cui si eleggono altrettanti parlamentari. Nei collegi uninominali viene eletto il candidato o la candidata che ottiene un voto in più degli avversari: il PD ritiene che soltanto un’alleanza elettorale molto ampia, che va dalla sinistra radicale ai partiti di centro, possa evitare che la coalizione di destra vinca nella maggior parte dei collegi uninominali.
Calenda ha ripetuto più volte di sentirsi più vicino al centrosinistra che al centrodestra, ma al contempo negli ultimi giorni ha accolto dentro Azione diversi importanti ex dirigenti e leader di Forza Italia – come le attuali ministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini – e ha sottolineato di pensarla diversamente dal PD su varie temi, dall’economia al welfare passando per la transizione ecologica.
Nella lettera aperta che ha rivolto al PD, Calenda ha chiesto un certo allineamento su alcuni temi politici, su cui inevitabilmente il Partito Democratico dovrebbe fare qualche compromesso. «Va bene avere programmi diversi, ma non contraddittori», ha detto Calenda al Corriere della Sera.
Inoltre ha chiesto che il PD rinunci a candidare nei collegi uninominali, in caso di alleanza, persone che «non hanno votato la fiducia a Draghi, che sostengono la necessità di abbandonare quella agenda o che hanno inventato partiti all’ultimo secondo». Sono riferimenti diretti a partiti già informalmente alleati del PD, come Sinistra Italiana e il nuovo partito di centro che Luigi Di Maio sta costruendo insieme a Bruno Tabacci. «Questa coalizione sta diventando una roba improponibile: ci facciamo ridere dietro. Non vinceremo mai così», ha aggiunto Calenda parlando col Corriere.
La lettera mandata a @EnricoLetta con @Piu_Europa. Sono proposte ragionevoli e indispensabili per avere una coalizione credibile. No candidati che non uniscono nei collegi uninominali (da entrambe le parti); un minimo di coerenza nei programmi. Decidete. pic.twitter.com/69V9Lyi1UV
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) August 1, 2022
Il Corriere della Sera scrive che nel PD alcuni parlamentari sospettano che «il leader di Azione sia ormai convinto di rompere e abbia deciso di lasciarci col cerino in mano per non prendersi la responsabilità» di una mancata alleanza. Altri sembrano più possibilisti, e segnalano che le richieste contenute nella lettera aperta non siano così irrealizzabili. Per esempio Calenda si è già impegnato, in caso di alleanza, a non candidare Carfagna e Gelmini nei collegi uninominali, in modo che l’elettorato del centrosinistra non sia “costretto” a votarle.
Sempre secondo il Corriere della Sera, il fatto che Calenda e Letta si stiano ancora parlando è merito di Emma Bonino, ex storica attivista dei Radicali e leader di +Europa, partito che da qualche mese è alleato con Calenda. +Europa si è sempre collocato nel centrosinistra, anche alle ultime elezioni amministrative, e secondo i cronisti politici Bonino è contraria a presentarsi alle elezioni separata dal PD e dalla sua coalizione.
Presentare Azione e +Europa da sole, oppure in alleanza con Italia Viva di Matteo Renzi, è invece un’ipotesi che Calenda ha detto esplicitamente di stare valutando. «Gli ultimi sondaggi riservati confermano i dubbi», scrive La Stampa: «Un’Azione solitaria, senza legami con il PD, avrebbe una capacità maggiore di attrarre voti da Forza Italia».
In realtà è un’ipotesi apprezzata anche da alcuni dirigenti di centrosinistra, secondo cui una coalizione di centro avrebbe più possibilità di sottrarre voti alla destra che al centrosinistra. Letta e i suoi collaboratori più stretti però non sono d’accordo. «Un terzo polo in questo momento è il modo migliore per aiutare le destre», ha detto domenica sera alla Festa dell’Unità di Reggio Emilia, in Emilia-Romagna.
Una decisione verrà verosimilmente presa nei prossimi giorni: entro il 14 agosto, fra meno di due settimane, i partiti dovranno presentare i simboli elettorali che finiranno sulle schede per le elezioni del 25 settembre. In caso di alleanza, PD e Azione dovrebbero quantomeno presentare dei richiami comuni nei propri simboli.
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