Le indagini sulle violenze tra i gruppi di due trapper a Milano
Nove persone sono state arrestate con l'accusa di sequestro, rapina e lesioni, ma i partecipanti sostengono che è stata una messinscena
Il 29 luglio a Milano sono state arrestate nove persone: il cantante trapper Simba La Rue, il cui vero nome è Mohamed Lamine Saida, 23 anni, residente a Merone, nel comasco, e otto suoi amici e collaboratori. L’indagine è condotta dalla pubblico ministero della procura milanese Francesca Crupi e l’ordine di arresto è stato firmato dal giudice per le indagini preliminari Guido Salvini. Le accuse sono sequestro di persona, rapina e lesioni aggravate ai danni di un altro trapper, Touché, di Padova, il cui nome è Mohamed Amine Amagour.
Agli arrestati sono attribuiti anche altri episodi violenti. Secondo la procura, il sequestro e il pestaggio, a Milano, di Amagour, e altri episodi avvenuti nell’ultimo anno sono riconducibili alla rivalità tra i due trapper – Simba La Rue e Touché – con i rispettivi gruppi. Le persone che, secondo la ricostruzione della procura, avrebbero subìto le violenze non hanno però fatto nessuna denuncia: anzi, lo stesso Amagour ha cercato di minimizzare la vicenda. La procura dispone però di intercettazioni ambientali, effettuate tramite microspie all’interno delle auto degli accusati, e di video che i presunti autori delle violenze hanno pubblicato sui propri profili social.
Si è molto parlato, a proposito degli arresti, di uno scontro tra “baby gang”, termine ultimamente piuttosto abusato. In realtà, tranne un minorenne tutti gli arrestati hanno tra i 20 e i 27 anni. Tutte le persone arrestate vengono dalle province di Lecco, Bergamo e Como.
Le indagini della procura milanese sono iniziate a febbraio 2022. Fino ad allora, probabilmente, la rivalità tra i due gruppi si era limitata a offese, provocazioni e insulti reciproci, sui social network. Il primo fatto citato dalla procura risale al 14 febbraio quando Fabio Carter Gapea, 25 anni, appartenente al gruppo di Simba La Rue, andò a Padova assieme alla madre per questioni mediche. Una volta in città, Carter Gapea lanciò una sfida sui social network al gruppo rivale, quello di Touché, dicendo di andare in stazione ad affrontarlo. Alla stazione di Padova si presentarono in dieci che aggredirono Carter Gapea con calci e pugni.
All’arrivo della polizia, gli aggressori riuscirono a scappare. L’aggressione fu però filmata da alcune persone di passaggio, il deputato padovano della Lega Massimo Bitonci pubblicò il video sulla sua pagina Facebook chiedendo un intervento duro di forze dell’ordine e magistratura.
Il 1° marzo furono invece due padovani, amici di Touché, a essere individuati a Milano dal gruppo di Simba La Rue. Si chiamano Akrem Ben Haj Aouina e Thomas Calcaterra. Usciti alle 2.20 di notte con due ragazze da un locale in via Panfilo Castaldi, nella zona di Porta Venezia, vennero aggrediti da un gruppo di ragazzi a volto coperto «con calci, pugni, fendenti da arma da taglio – nella specie un coltello», come venne scritto nel rapporto dei carabinieri. I due ragazzi finirono all’ospedale e, interrogati, dissero di non saper perché erano stati aggrediti.
Le indagini condotte dai carabinieri individuarono i due gruppi che, è stato scritto sempre in un rapporto dei militari citato da Repubblica, seguono «regole di fedeltà reciproca e di omertà» e sono stati autori di «reiterati episodi di violenza», ben oltre «l’aspra conflittualità determinata dalle rivalità nella diffusione delle rispettive produzioni musicali».
Il 9 giugno è avvenuto il sequestro e poi il pestaggio citato nell’ordinanza di custodia cautelare. Touché era a Milano per incontrare alcuni amici: venne prelevato in via Boifava, in zona Chiesa Rossa, da alcuni ragazzi, portato su un’auto e picchiato. La scena fu ripresa e il video pubblicato sui social network.
A metà giugno, a Treviolo, nella bergamasca, Simba la Rue fu ferito a colpi di coltello sotto casa della sua ragazza (su questo caso indaga la procura di Bergamo). Sui social network molti scrissero che si trattava di una vendetta di Touché ma lui rispose scrivendo: «Io faccio musica, non la guerra». Poche settimane dopo lo stesso Touché, nell’ambito di un’altra vicenda, subì un DASPO urbano a Vicenza e un avviso orale da parte del questore di Padova. Quest’ultimo è sostanzialmente un ammonimento verbale a tenere una condotta di vita conforme alla legge. Il DASPO urbano è invece una misura con cui un sindaco, in collaborazione con il prefetto, può multare e poi stabilire un divieto di accesso ad alcune aree della città.
Interrogato nel corso dell’inchiesta, Touché ha fatto mettere a verbale, parlando della rivalità con Simba La Rue e il suo gruppo e del sequestro-aggressione subito a Milano: «Siamo in normali rapporti. Abbiamo inscenato una finta faida fra di noi per fare spettacolo e per farci pubblicità. I video che sono stati pubblicati da me e da quelli che erano in macchina con me su Instagram sono stati realizzati da me e dagli stessi ragazzi con cui ero in compagnia mentre eravamo a Milano. Ribadisco di non essere stato mai in pericolo e di non essere stato costretto da nessuno a fare alcunché contro la mia volontà».
Simba la Rue, che ha ricevuto l’ordinanza di custodia in ospedale a Lecco, dove era per un controllo per le coltellate ricevute a giugno, ha detto: «Non capisco perché state esagerando, nessuno ha mai denunciato».
Per il gip Guido Salvini, come ha scritto Il Manifesto, il fatto che Touché non abbia denunciato fa parte di una serie di menzogne «finalizzate a non fare emergere l’esistenza di una faida tra le due bande nell’ambito della quale lui stesso è coinvolto per la commissione di gravi fatti di sangue». Salvini ha scritto anche che la «dimensione sociale» in cui agiscono i due gruppi li ha portati «a una continua sfida ad alzare sempre la posta in gioco, le continue ed improvvise ritorsioni, imprevedibili e spettacolari, sono ormai fortemente pericolose per la sicurezza pubblica».
Durante la perquisizione effettuata a casa di Simba La Rue è stata trovata una pistola calibro 6.35 con matricola abrasa e con quattro proiettili.
Sempre secondo il gip Salvini, «il meccanismo pubblicitario costruito intorno ai comportamenti e alle azioni delle bande, attraverso le canzoni, i video e i social network punta all’imitazione e alla glorificazione delle azioni delittuose moltiplicando gli effetti pericolosi».
Il provvedimento di custodia cautelare descrive il ruolo dell’unica ragazza arrestata, Sara Ben Salha, di 20 anni, incaricata, secondo il gip «di attirare la vittima Aouina (una delle due vittime dell’aggressione di via Panfilo Castaldi, ndr) con la scusa di un appuntamento galante (…) al fine di rendere possibile l’agguato ai suoi danni». Secondo Salvini, la ragazza dietro ai capelli nascondeva auricolari bluetooth per «aggiornare il gruppo di assalitori in diretta senza dovere perdere tempo a mandare messaggi che avrebbero potuto insospettire». A quell’agguato avrebbe partecipato anche un ragazzo di 17 anni, per la cui posizione procede la procura per i minorenni e che è già attualmente detenuto nel carcere minorile Beccaria per precedenti reati.