Per Rotterdam dire no a Jeff Bezos è stata una questione di principio
Smontare il ponte Hef per far passare il suo yacht non sarebbe stato complicato, ma il punto era un altro, racconta il New York Times
Quando lo scorso febbraio un funzionario pubblico di Rotterdam, nei Paesi Bassi, autorizzò le operazioni di smontaggio di un pezzo dello storico ponte conosciuto come De Hef, non gli sembrò una cosa di grande conto. Una società navale, Oceanco, aveva fatto richiesta per poter spostare un enorme e lussuosissimo superyacht dal cantiere dove era in costruzione al mare aperto, e sarebbe stata una questione di pochi giorni. Non immaginava che quel suo permesso avrebbe provocato un enorme scandalo cittadino finito in breve tempo sui giornali di tutto il mondo: il motivo era il proprietario dello yacht, il fondatore di Amazon Jeff Bezos.
La popolazione di Rotterdam, e in generale quella olandese, non gradì affatto quella concessione alla terza persona più ricca del mondo, con un patrimonio stimato di 160 miliardi di dollari. Anche se di per sé smontare il ponte non sarebbe stato un gran sacrificio: il treno non ci passa più dagli anni Novanta, e auto e pedoni usano quello più recente che gli passa a fianco. Si trattava di togliere la struttura orizzontale che collega le due torri di acciaio, Oceanco avrebbe coperto i costi, e le cose sarebbero tornate come prima nel giro di un giorno o due. Ma per i cittadini e l’amministrazione di Rotterdam era una questione di principio: «Cosa puoi comprare con tutti i soldi del mondo? Puoi piegare ogni regola? Puoi smontare i monumenti?», ha chiesto al New York Times l’ex consigliere comunale Stefan Lewis. Dopo estese proteste il permesso è stato revocato a Oceanco, che ora dovrà trovare un’altra soluzione per consegnare il superyacht a Bezos.
«È stata un’opportunità per vedere i valori olandesi e americani in un duro scontro frontale», ha scritto il New York Times, che ha recentemente raccontato come sia stata percepita in città tutta la vicenda. Da una parte c’era Bezos e soprattutto tutto quello che è arrivato a rappresentare in questi anni, in cui è diventato per moltissime persone una sorta di supercattivo globale per via del modello di business di Amazon e del modo in cui tratta i suoi dipendenti e quelli delle aziende con cui lavora. Dall’altra c’era una società, come quella olandese, che preferisce «la modestia all’eccentricità, la comunità all’individuo, l’integrarsi all’emergere» ha sintetizzato il New York Times.
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Ellen Verkoelen, consigliera comunale e leader locale del partito 50Plus, che rappresenta gli interessi dei pensionati, ha spiegato che per gli olandesi «comportarsi normalmente è sufficientemente pazzo, e pensiamo che i ricchi non si stiano comportando normalmente. Qui nei Paesi Bassi non crediamo che si possa essere ricchi nel modo in cui funziona in America, dove non ci sono limiti. Pensiamo: sii normale. È già abbastanza». Di per sé, anche Verkoelen pensa che la richiesta di Oceanco non fosse poi così anomala: ma dopo aver sentito le proteste dei suoi cittadini, ha capito le ragioni del malcontento.
Questo rapporto con la ricchezza è un po’ una caratteristica olandese, un po’ analogo a quello diffuso in altri paesi nordeuropei e più in generale in tutta Europa, dove l’arricchimento e il successo individuale sono visti in un modo molto diverso rispetto agli Stati Uniti. A spiegare le reazioni alla richiesta di Bezos ci sono ragioni legate al calvinismo, confessione protestante che predica la frugalità e l’autodisciplina, virtù ancora molto popolari nonostante i Paesi Bassi siano uno dei paesi europei notoriamente più laici. «Calvino insegna che hai la responsabilità sui tuoi soldi, che significa che devi darli in beneficenza, essere generoso. Il lavoro è una vocazione divina per cui sei ritenuto responsabile. È considerato un male per la società e per l’anima se lo ostenti» ha spiegato James Kennedy, docente di storia olandese moderna all’Università di Utrecht.
Questo non significa che nei Paesi Bassi non ci siano i miliardari, o che le diseguaglianze sociali non siano marcate, e che il divario tra ricchi e poveri non stia aumentando come nel resto dell’Occidente. Ma, fa notare il New York Times, per un primo ministro è considerato un motivo di orgoglio andare al lavoro in bicicletta, e persino la famiglia reale mantiene uno stile di vita relativamente sobrio.
Non erano insomma le condizioni migliori perché i cittadini di Rotterdam rendessero la vita facile a un multimiliardario che voleva spostare una barca da 500 milioni di dollari. Quando Lewis venne a sapere dell’autorizzazione chiamò l’ufficio del vice sindaco, che non ne sapeva niente. Da lì la voce iniziò a spargersi, e cominciarono ad accumularsi i titoli indignati e provocatori sul privilegio concesso a Bezos. Fu la stessa Oceanco alla fine a ritirare la richiesta, forse temendo ritorsioni vandaliche.
Ora non si sa bene come farà la società navale a spostare lo yacht, perché sembra che farlo passare da un’altra parte sia molto scomodo. Non potrà comunque passare per il De Hef, uno dei simboli a cui i residenti sono più affezionati. È una delle pochissime strutture storiche – risale al 1927 – sopravvissute ai devastanti bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Qualche decennio fa si era parlato di demolirlo: ma ci furono così tante proteste che non solo fu conservato, ma fu anche dichiarato monumento nazionale nel 2000.