No, alla stazione Centrale di Milano non saranno attivate telecamere per il riconoscimento facciale
Ma semplici telecamere digitali, diversamente da quanto raccontato da alcuni giornali e agenzie di stampa
Venerdì diversi giornali e agenzie di stampa hanno scritto, sbagliando, che il comune di Milano aveva approvato l’installazione di cento telecamere per il riconoscimento facciale nell’area della stazione Centrale: è una zona da sempre citata tra quelle con la maggiore presenza di criminalità in città e di cui si è parlato recentemente per un video con un pestaggio molto cruento avvenuto nel piazzale.
Le telecamere per il riconoscimento facciale permettono di acquisire i dati biometrici – cioè le caratteristiche fisiche che consentono di identificare una faccia – di migliaia di persone al giorno. Sono però tecnicamente illegali nell’ambito della videosorveglianza pubblica: due anni fa il Garante della privacy aveva già fermato un progetto del genere a Como, spiegando che l’acquisizione e il trattamento non aveva basi giuridiche valide. Quel parere è ancora valido.
Il progetto di Milano però non c’entra nulla con il riconoscimento facciale: le telecamere che verranno attivate saranno semplicemente «digitali» e «di ultima generazione», come ha confermato l’assessore alla Sicurezza del comune, Marco Granelli. Non è chiaro da dove siano venuti fuori i riferimenti al riconoscimento facciale, che al momento non hanno fondamento.
Giovedì la destra cittadina, all’opposizione, aveva proposto un emendamento alla manovra di assestamento del bilancio comunale in cui chiedeva l’installazione di cento telecamere «a presidio della stazione centrale e dei piazzali intorno alla stazione centrale». L’emendamento era stato accolto subito dalla maggioranza, e per realizzare il progetto era stato previsto uno scostamento di bilancio di 150mila euro, cioè l’autorizzazione a spendere 150mila euro in più rispetto a quanto previsto nel bilancio comunale.
Nel testo dell’emendamento, molto breve, viene data l’informazione sullo scostamento e si parla genericamente di “telecamere”, senza specificare di che genere.
Il consigliere di Fratelli d’Italia Andrea Mascaretti, che aveva depositato l’emendamento, non aveva fatto alcun riferimento al riconoscimento facciale. L’assessore Granelli, che lo aveva accettato in rappresentanza della maggioranza, aveva spiegato che nella zona della stazione Centrale era già stato deciso di sostituire le vecchie telecamere analogiche con altre 60 di «ultima generazione», con un’operazione che verrà ultimata nelle prossime settimane.
Granelli si era poi detto soddisfatto di migliorare ulteriormente i livelli di sicurezza con il nuovo emendamento, ricordando che le immagini delle telecamere vengono fornite in diretta alle forze dell’ordine.
Le telecamere di cui parla Granelli sono quindi quelle digitali, che hanno una migliore risoluzione di quelle analogiche ma non possono acquisire dati biometrici per il riconoscimento facciale.
In alcune città italiane sono già stati approvati progetti che prevedono l’installazione di telecamere per il riconoscimento facciale.
Sono sistemi molto invasivi in termini di privacy e che hanno provocato preoccupazioni tra esperti di tecnologie e abitanti locali, ma sono anche molto poco regolati: si sa poco di come funzionano, di come vengono raccolti e usati i dati, di quali sono i limiti e gli obiettivi. Sono strumenti potenti e più simili a quelli utilizzati dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, che però vorrebbero essere gestiti in molti casi dalle amministrazioni pubbliche, che non hanno normalmente queste competenze e questi poteri.
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