Sono aumentati gli attacchi di squali a New York
Nessuno grave: in parte è una buona notizia, perché vuol dire che gli sforzi per proteggerne le popolazioni stanno funzionando
Nell’ultimo mese lungo la costa di Long Island, nello stato di New York, ci sono stati sei attacchi di squali: sono i primi dal 2018, quando in tutto l’anno ce ne furono due. Le persone coinvolte ne sono uscite con ferite molto lievi, ma il numero degli attacchi ha spinto la governatrice Kathy Hochul ad aumentare i controlli sulla presenza di squali vicino alle spiagge: secondo il Museo di storia naturale della Florida, che raccoglie dati sugli attacchi di squali nel mondo dagli anni Sessanta, prima del 2022 nello stato di New York ce n’erano stati solo 12, di cui quattro nell’ultimo decennio.
Per chi si occupa di difesa dell’ambiente e delle altre specie animali c’è comunque una buona notizia, spiega un articolo del Wall Street Journal: se il numero di squali è aumentato significa che gli sforzi per proteggerne le popolazioni e per salvaguardare gli ecosistemi marini stanno funzionando.
In particolare, dovrebbe aver contribuito all’aumento del numero di squali la ripresa delle alacce americane (Brevoortia tyrannus), una specie di pesci le cui popolazioni lungo le coste occidentali degli Stati Uniti erano molto diminuite nei primi anni Duemila. Le alacce americane erano poi tornate a crescere dopo che nel 2013 furono imposti dei limiti alla pesca.
Anche la maggiore limpidezza delle acque costiere, resa possibile da una diminuzione dell’inquinamento, potrebbe aver contribuito all’aumento del numero degli attacchi di squali, perché «gli squali non vivono in acque contaminate», ha spiegato Chris Paparo del centro di ricerca di scienze marine della Stony Brook University.
Le specie di squali che vivono vicino alle coste seguono i banchi di alacce e di altri pesci fino alle rive, dove d’estate possono trovarsi bagnanti e surfisti. Gli attacchi alle persone non sono dovuti a un interesse degli squali per gli umani, ma a «scambi di identità», ha aggiunto Enric Cortés, biologo della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), l’agenzia federale degli Stati Uniti che si occupa di meteorologia e clima. Infatti gli attacchi avvengono quando gli squali confondono le braccia o le gambe di una persona per dei pesci.
Robert Hueter, il ricercatore capo di Ocearch, un’organizzazione che stima la grandezza delle popolazioni delle specie marine, ha spiegato al New York Times che dopo che tra gli anni Settanta e Novanta il numero di squali era ridotto fino a un decimo, a seconda delle specie, oggi è in ripresa. Si è comunque ancora lontani dal numero di squali che c’erano negli anni Cinquanta e Sessanta: «Chi non c’era pensa che oggi ci siano più squali di sempre, ma in realtà l’ecosistema si sta ancora riprendendo».
Hueter ha anche aggiunto che con l’aumento delle temperature dell’acqua dovuto al cambiamento climatico le popolazioni di squali si stanno spostando più a nord.
Gli squali coinvolti negli attacchi avvenuti a Long Island sono probabilmente giovani squali toro (Carcharias taurus), che da adulti hanno lunghezze comprese tra i 2 e i 3 metri; non è mai stato registrato un attacco a umani da parte di questi squali che sia stato fatale. Il loro aspetto può spaventare, ma i loro denti sono adatti per afferrare piccoli pesci.
Altre specie che potrebbero essere state coinvolte nei recenti episodi sono gli squali grigi (Carcharhinus plumbeus), che possono raggiungere i 2 metri e mezzo di lunghezza e sono a rischio d’estinzione, e gli squali bruni (Carcharhinus obscurus), che raggiungono i 4 metri da adulti. Di solito però gli attacchi alle persone sono compiuti da squali giovani, che si confondono più facilmente e hanno dimensioni ridotte.
È invece da escludere che c’entrino con gli attacchi degli squali bianchi (Carcharodon carcharias), i più grandi pesci predatori del mondo, molto noti per il film Lo squalo e i suoi sequel. Non ne sono stati avvistati vicino a Long Island. Se ne vedono invece più a nord, attorno a Cape Cod, nel Massachusetts, dove però non ci sono stati attacchi.
In tutto il 2021 ci sono stati 73 attacchi di squali non provocati nel mondo, secondo il conteggio del Museo di storia naturale della Florida, che sottolinea come sia un dato «estremamente basso, visto il numero di persone che ogni anno frequentano le spiagge e i mari». Insomma, gli attacchi degli squali agli umani sono rari; in media tra i 70 e gli 80 all’anno. Bisogna peraltro sempre ricordare che in generale gli squali non prendono di mira le persone: «Altrimenti avremmo 10mila morsi di squalo al giorno», ha detto il direttore del programma di ricerca sugli squali della Florida Gavin Naylor.
Per essere più sicuri di evitarli, quando si va in mare in zone dove gli squali sono presenti, conviene evitare di fare il bagno all’alba e al crepuscolo, cioè nei momenti del giorno in cui gli squali vanno a caccia. Conviene inoltre stare lontano dai banchi di pesci e non indossare oggetti brillanti, che potrebbero attrarre gli squali.
Degli attacchi dell’anno scorso in tutto il mondo, 9 sono stati fatali.