Potrebbe essere stato identificato “l’uomo di Somerton”
Cioè il cadavere trovato più di 70 anni fa su una spiaggia in Australia, e attorno al quale negli anni si sono sviluppate moltissime teorie
Due ricercatori australiani hanno detto di avere finalmente identificato il cadavere del cosiddetto “uomo di Somerton”, uno dei casi di cronaca nera più noti dell’Australia e molto commentato e raccontato anche all’estero. L’uomo fu trovato morto su una spiaggia di Adelaide 73 anni fa, e non fu mai identificato. Il suo ritrovamento e le successive indagini ispirarono varie teorie: si disse tra le altre cose che fosse una spia russa uccisa per motivi mai chiariti, oppure un ex ballerino classico.
Secondo i due ricercatori australiani, l’uomo si chiamava Carl Webb ed era un ingegnere elettrotecnico di Melbourne: non si conoscono però ancora le circostanze in cui è morto, e verranno fatte ulteriori indagini.
L’annuncio è stato il risultato di una ricerca condotta negli ultimi anni da un gruppo guidato dal professor Derek Abbott, dell’università di Adelaide, e da Colleen Fitzpatrick, nota esperta forense americana specializzata in casi irrisolti. La polizia australiana, che sta svolgendo un’altra indagine sul caso, non ha ancora confermato la notizia: ha però fatto sapere che la commenterà a breve, non appena concluderà la sua indagine, iniziata due anni fa con la riesumazione del cadavere.
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Il mistero dell’uomo di Somerton è più o meno questo. Il primo dicembre del 1948, verso le 6:30 di mattina, fu trovato il cadavere di un uomo vicino a un muretto sulla spiaggia di Somerton Park, un quartiere periferico di Adelaide. Era un uomo di etnia caucasica, alto circa 180 centimetri e non aveva lesioni sul corpo: non si riuscì a stabilire né come fosse morto né chi fosse, anche perché non aveva con sé documenti.
In tasca aveva biglietti del treno e dell’autobus, due pettini, un pacchetto di sigarette e qualche fiammifero. C’era anche un pezzo di carta con scritto «Tamám Shud», che in farsi (la lingua che si parla in Iran) significa «è finito»: per questo uno dei nomi dati a questo caso, oltre a “il mistero dell’uomo di Somerton” è “il caso Tamám Shud”. L’uomo era vestito in modo elegante, con giacca e cravatta, e a tutti i suoi abiti era stata tolta l’etichetta. Qualche testimone disse di averlo visto riverso nella stessa posizione in cui era stato trovato fin dalla sera prima, ma di non avere fatto denuncia perché sospettava fosse ubriaco.
Inizialmente la polizia concentrò le proprie attenzioni su uomini di cui era stata denunciata la scomparsa nello stato del South Australia. Poi allargò la ricerca anche ad altri stati australiani. Nelle settimane successive il caso divenne di rilevanza nazionale.
L’autopsia stabilì che l’uomo poteva avere una quarantina o una cinquantina d’anni, e che era morto intorno alle 2 del mattino. Dalle analisi risultò un notevole ingrossamento della milza e un fegato in pessime condizioni: si pensò quindi che l’uomo potesse essere stato avvelenato, benché di veleno nel suo corpo non ci fosse alcuna traccia.
Ad una stazione poco lontano dalla spiaggia fu trovato un bagaglio che si riteneva appartenesse all’uomo: dentro aveva alcuni vestiti con scritto “T. Keane”, “Keane” e “Kean”, senza la “e” finale. La polizia cercò quindi persone disperse che si chiamassero “Keane” o “Kean”, senza identificare nessuno con quel cognome.
L’anno successivo al ritrovamento, dato che le ricerche non portavano da nessuna parte, l’uomo fu seppellito al cimitero di Adelaide con una lapide che diceva «qui giace l’uomo sconosciuto che fu ritrovato sulla spiaggia di Adelaide».
Nel corso degli anni sul suo conto nacquero varie teorie, alcune molto fantasiose. Una di quelle che ebbero più successo ipotizzava che l’uomo di Somerton fosse una spia russa: l’ipotesi fu fatta a partire da alcune scritte su un libro da cui, secondo le indagini, sarebbe provenuto il pezzo di carta con la scritta in farsi che il cadavere aveva in tasca.
Le ricerche avevano infatti concluso che la frase era la conclusione delle Rubʿayyāt, una raccolta di opere del poeta persiano ʿUmar Khayyām, vissuto tra l’Undicesimo e il Dodicesimo secolo. Durante le indagini un uomo che aveva chiesto di restare anonimo consegnò alla polizia un’edizione del 1941 della traduzione delle Rubʿayyāt a opera del poeta Edward FitzGerald. L’uomo disse di averla trovata sul sedile posteriore della sua macchina, che aveva lasciato parcheggiata e con i finestrini aperti non lontano da dove era stato trovato il cadavere. Nel libro mancava esattamente il pezzo di foglio con la scritta “Tamám Shud”, e le analisi successive confermarono che il pezzo di foglio proveniva proprio da quel libro.
La storia della spia, in particolare, si sviluppò a causa di alcune scritte incomprensibili trovate sul retro di quello stesso libro, che molti interpretarono come messaggi in codice.
Carolyn Bilsborow, autrice di un documentario sulla storia dell’uomo di Somerton, ha detto al Guardian che fu soprattutto negli anni Settanta, in piena Guerra Fredda, che divenne popolare la teoria che l’uomo fosse una spia russa uccisa in circostanze mai chiarite. La teoria continuò a dimostrarsi piuttosto popolare anche negli anni successivi. Dell’uomo di Somerton si disse anche che fosse un trafficante di qualche tipo, o che la sua muscolatura fosse quella di un ballerino classico.
La decisione di riesumare il cadavere, presa due anni fa, fu motivata dalle autorità locali con gli avanzamenti delle tecnologie di analisi del DNA, che sembrava potessero rendere più probabile la risoluzione del caso. I risultati di quell’indagine, condotta dalla polizia dello stato di South Australia, non sono ancora stati comunicati.
Nel frattempo, però, sono arrivati quelli di un’altra indagine, quella condotta da Abbott e Fitzpatrick, che lavoravano al caso già da anni.
Tempo fa Abbott aveva chiesto alla polizia australiana di esaminare alcuni capelli che erano stati prelevati dal cranio dell’uomo per realizzare una maschera in gesso del suo volto. Dai capelli era poi stato estratto del DNA e su quello erano state svolte successive ricerche, in collaborazione con Astrea Forensic, un laboratorio specializzato in sequenziamento del genoma applicato a casi di difficile risoluzione e all’identificazione di resti umani.
Per ottenere ulteriori informazioni sul DNA dell’uomo, i ricercatori avevano usato anche GEDmatch, un database di profili genetici, grazie al quale avevano trovato un lontano cugino della famiglia paterna dell’uomo di Somerton. A quel punto Abbott e Fitzpatrick avevano messo insieme un albero genealogico comprendente circa 4mila persone, rintracciato i parenti ancora in vita dell’uomo e ristretto le loro ipotesi a questo ingegnere elettrotecnico chiamato Carl Webb, di cui sembra che non esistano certificati di morte. «È stato come scalare il monte Everest», ha detto Abbott parlando della ricerca fatta.
Pare che Webb fosse nato nella periferia di Melbourne nel 1905, che fosse il più giovane di sei fratelli e sorelle, che avesse sposato una donna che si chiamava Dorothy Robertson, probabilmente la ragione per cui da Melbourne si spostò ad Adelaide.
Aveva probabilmente anche una sorella sposata con un uomo chiamato Thomas Keane, lo stesso nome trovato sui vestiti che aveva addosso quando fu ritrovato. Pare anche che Webb fosse appassionato di corse di cavalli, e si presume che le famose scritte sul retro del libro potessero essere semplicemente allusioni ai nomi di cavalli. Ora verranno svolte altre ricerche, ma non sembrano esserci elementi per ritenere plausibile nessuna delle teorie diffuse sul suo conto.