Una canzone di John Grant

E varie occasioni di turpiloquio

(Ian Gavan/Getty Images)
(Ian Gavan/Getty Images)
Caricamento player

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Joni Mitchell , che ha 78 anni ed è stata piuttosto malandata, ha cantato al celebre festival di Newport ed è stato abbastanza un evento , da che non si faceva viva su un palco da un pezzo.
Andai al concerto di Adele a Verona e fu bello e divertente, ma poche cose mi suonano deprimenti come un concerto di Adele al Caesars Palace di Las Vegas, e ammetto un certo pregiudizio ( postgiudizio : sono stato a Las Vegas, divertente e ok, ma teniamo i piani distinti). Lei comunque è felice di fare ripartire quella residency che aveva annullato l’anno scorso, da novembre.
I Red hot chili peppers hanno già pronto un altro disco , per ottobre.
Ha fatto notizia una ” confessione ” di Renato Brunetta sulle sue sofferenze, ieri: nasceva da una cosa sgradevole pubblicata da Marta Fascina (la fidanzata di Silvio Berlusconi: mi perdoni Michela Murgia , ma in questo caso è il titolo pubblico rilevante e noto) contro di lui e che citava una vecchia canzone di Fabrizio De André, canzone che mi divertiva molto da bambino non perché ne afferrassi del tutto le implicazioni ma banalmente perché diceva “buco del culo” (poi afferrai anche l’allusione fallocratica della strofa prima).
La canzone stava in un disco ispirato all’ Antologia di Spoon River ed era bella: e interessante – capii ancora più tardi – perché era testimonianza di un periodo in cui il potere spietato dei magistrati era trattato a sinistra come uno dei tanti capricciosi poteri spietati coi poveracci, prima che si passasse all’eccesso celebrativo opposto (immaginatevela nel ’94, una canzone che descrivesse un giudice così): e raccontava bene quanto poco ci voglia a passare da vittima a carnefice, e quanto le vessazioni producano tentazioni di rivalsa e speculari vessazioni.
Poi vi ricordo che dalla settimana prossima Le canzoni vanno in vacanza e ci risentiamo a settembre. E sempre con gratitudine per i messaggi, complimenti, condivisioni e tutto quanto.

GMF
John Grant

GMF su Spotify
GMF su Apple Music
GMF su YouTube

Per restare sulle canzoni che mezzo secolo fa si facevano notare per il turpiloquio – 40 anni fa, in questo caso – io mi ricordo pure l’imbarazzo radiofonico generato da Grande figlio di puttana degli Stadio (con partecipazione di Lucio Dalla ), nel 1982: l’epiteto era usato celebrativamente, in quella canzone.

GMF è del 2013, invece, ma John Grant decise di tenere solo le iniziali, nel titolo: a differenza dagli Eels e da quell’altra bellissima canzone che usa il termine “motherfucker” (anche con la sola sigla, comunque, le radio hanno avuto qualche ritrosia ). Anche in questo caso l’epiteto ha un certo compiacimento ma è destinato a se stesso, in una specie di autoritratto di cialtrone egocentrico continuamente a cavallo tra l’autocelebrazione e l’autocritica.

You could probably say I’m difficult
I probably talk too much
I over-analyze and over-think things
Yes it’s a nasty crutch
I’m usually only waiting for you to stop talking
So that I can
Concerning two-way streets I have to say
That I am not a fan
But I am the greatest motherfucker
That you’re ever gonna meet
From the top of my head
Down to the tips of the toes on my feet

Tutto questo però in una gran ballata dolce e accogliente, che può portarvi a declamare con gran disinvoltura e spensieratezza un verso come ” I am the greatest motherfucker that you’re ever gonna meet”.
John Grant è un cantautore statunitense 54enne (ora vive in Islanda) che ebbe un primo giro di ammirazioni con la band degli Czars, e poi ha fatto sei dischi da solo (questo era il secondo), cantando spesso dei suoi tormenti e casini ( non pochi ). Siccome la canzone di stasera non è abbastanza notturna per i nostri abituali lunedì, ve ne aggiungo due belle e lugubri degli Czars, una due.

GMF su Spotify
GMF su Apple Music
GMF su YouTube