Le prime esecuzioni di condanne a morte in Myanmar in oltre trent’anni
Le ha realizzate e annunciate il regime militare al potere nel paese, a essere uccisi sono stati quattro attivisti per la democrazia
Lunedì la giunta militare che governa il Myanmar ha annunciato di aver eseguito le condanne a morte contro quattro oppositori politici: sono le prime esecuzioni dal 1988, dicono le Nazioni Unite. Le quattro persone erano accusate di terrorismo per aver sostenuto la resistenza al colpo di stato con cui, a febbraio del 2021, la giunta militare aveva preso il potere e instaurato il suo attuale regime.
Tra i quattro oppositori c’era il politico democratico Phyo Zeya Thaw, molto vicino ad Aung San Suu Kyi, la leader politica birmana agli arresti domiciliari da subito dopo il colpo di stato; lo scrittore e attivista Kyaw Min Yu, conosciuto anche come Ko Jimmy; e altri due attivisti meno noti, Hla Myo Aung e Aung Thura Zaw. La giunta militare non ha dato dettagli su quando e come sono state eseguite le condanne a morte: secondo alcuni commentatori i quattro oppositori potrebbero essere stati impiccati, come successo in passato in Myanmar.
I quattro erano stati condannati a morte tra gennaio e aprile, in due processi svolti a porte chiuse e molto criticati perché considerati né giusti né trasparenti. Zeya Thaw e Ko Jimmy avevano fatto appello contro la propria condanna, appello che era stato respinto lo scorso giugno.
Phyo Zeya Thaw era accusato di essere stato una figura importante nella rete di attivisti che organizzò le proteste contro il colpo di stato a Yangon, l’ex capitale birmana. Nel corso di quelle proteste, inizialmente pacifiche e poi diventate violente, erano stati fatti esplodere diversi edifici legati alle attività dell’esercito. Accuse simili erano state rivolte a Ko Jimmy, che secondo la giunta aveva nascosto armi e munizioni da usare nelle proteste. Ko Jimmy, tra l’altro, era già stato arrestato nel 1988, durante le proteste studentesche contro il regime militare allora al potere.
Si sa meno sulle accuse rivolte agli altri due attivisti: BBC scrive che erano accusati di aver ucciso una donna che lavorava come informatrice della giunta militare.
Le esecuzioni sono state duramente criticate dagli esponenti del cosiddetto “governo di unità nazionale” del Myanmar, che nel concreto è un gruppo di deputati e politici birmani contrari alla dittatura militare al governo dal colpo di stato.
Il colpo di stato del febbraio 2021 era stato guidato dal generale Min Aung Hlaing, che aveva rovesciato il governo democraticamente eletto guidato da Aung San Suu Kyi e aveva instaurato una dittatura militare, limitando moltissime libertà e prendendo il controllo del sistema giudiziario.
Secondo AAPP, associazione dedicata ai prigionieri politici birmani, da quando è avvenuto il colpo di stato sono stati arrestati oltre 14mila oppositori politici e ne sono stati uccisi oltre 2mila. La giunta militare ha anche accusato Suu Kyi di un numero molto esteso di reati e ha avviato contro di lei un processo, tuttora in corso, per cui rischia una condanna a oltre 100 anni di carcere.