Gazprom ridurrà ancora la quantità di gas che invia in Europa
Da mercoledì le forniture che provengono dalla Russia tramite il gasdotto Nord Stream saranno dimezzate
L’azienda energetica statale russa Gazprom ha fatto sapere che a partire da mercoledì fermerà per manutenzione un’altra turbina del gasdotto Nord Stream, che porta il gas naturale dalla Russia alla Germania e da lì al resto dell’Europa: di conseguenza, il flusso di gas scenderà al 20 per cento della capacità totale del gasdotto. Da settimane Gazprom cita questioni tecniche e di manutenzione per giustificare la riduzione delle forniture, ma molti analisti e governi sono convinti che la Russia usi questa scusa per interrompere o ridurre le forniture come ritorsione per le sanzioni decise dopo l’invasione dell’Ucraina.
L’11 luglio le forniture di gas dalla Russia erano state bloccate a causa di una manutenzione programmata, e le autorità europee avevano temuto un taglio definitivo. La scorsa settimana il gasdotto aveva però ripreso a funzionare, con un flusso che era comunque rimasto eccezionalmente basso, a circa il 40 per cento della capacità perché, secondo quanto comunicato dalla Russia, non era possibile tornare ai volumi di giugno per la mancata restituzione di una prima turbina che, nei mesi scorsi, era stata spedita in Canada per essere riparata in uno stabilimento di Siemens. Il Canada ne aveva bloccato la restituzione a causa delle sanzioni dei paesi occidentali contro il settore energetico russo, ma il 10 luglio il governo canadese aveva annunciato che avrebbe restituito la turbina, che infine era arrivata in Germania. Secondo quanto riporta l’agenzia di stampa tedesca Dpa, la turbina riparata si troverebbe però ancora a Colonia, perché la Russia non avrebbe concesso il permesso per il suo trasporto.
Recentemente, la questione delle riduzioni legate ai pezzi di ricambio bloccati era stata citata anche dal presidente russo Vladimir Putin, che la scorsa settimana aveva di fatto anticipato che il flusso di gas rischiava di ridursi al 20 per cento. Tom Marzec-Manser, responsabile dell’analisi dei flussi di gas presso l’Independent Commodity Intelligence Services (ICIS), ha spiegato che una riduzione delle forniture «era purtroppo prevista» visti i recenti commenti di Putin: «La domanda fondamentale, ora, è capire quanto durerà effettivamente questa riduzione a solo il 20 per cento della capacità».
Che la Russia possa decidere di bloccare definitivamente il trasporto di gas all’Europa, o di ridurlo in maniera consistente, più di quanto non abbia già fatto negli ultimi mesi, è una possibilità largamente prospettata dai leader europei, che da mesi stanno cercando fonti alternative per prepararsi a un eventuale inverno senza gas russo. Il 20 luglio, la Commissione Europea aveva anche presentato un nuovo piano per ridurre il consumo di gas naturale del 15 per cento da parte degli stati membri: prevede che dal primo agosto 2022 al 31 marzo 2023 ciascuno stato risparmi il 15 per cento dei consumi di gas rispetto alla media dei consumi registrata nello stesso periodo tra il 2016 e il 2021.
Tra i paesi europei, il più preoccupato per un possibile blocco è la Germania, il cui governo nei mesi scorsi era stato quello che più di tutti aveva cercato di trovare posizioni concilianti con la Russia per evitare che nelle sanzioni venisse inserito anche il gas. La Germania è il paese più ricco e influente nell’Unione Europea, ma anche quello che più di tutti nell’Unione dipende dal gas russo: la sua produzione interna è irrisoria, e nel 2021 il gas russo ha rappresentato il 55 per cento di tutto quello importato. Dopo l’annuncio della riduzione dei flussi di gas che inizierà mercoledì, il ministero federale tedesco dell’Economia e dell’Energia ha fatto sapere che non vi è «alcuna ragione tecnica» che la giustifichi.