E adesso c’è il Tour femminile
Parte domenica da Parigi, nel giorno in cui ci arriva quello maschile, finirà in salita tra una settimana ed era atteso da anni
Il primo Tour de France della storia, la corsa ciclistica più importante al mondo, fu organizzato nel 1903. Passò più di mezzo secolo prima che, nel 1955, ne venisse organizzato un corrispettivo femminile, che l’anno successivo non ebbe però seguito. Da allora furono fatti più volte altri tentativi, ma nessuno mai davvero efficace. In anni più recenti, mentre il Tour de France maschile durava tre settimane e 21 tappe, la sua versione femminile – nota come “La Course” – era una semplice corsa di un giorno.
Da quest’anno il Tour ha di nuovo una sua versione femminile a tappe. Si chiama Tour de France Femmes, finirà il 31 luglio con l’arrivo in salita sulla Super Planche des Belles Filles e parte questa mattina da Parigi, nel giorno in cui ci arriva, per finire, il Tour maschile.
Vista l’importanza sportiva e commerciale del Tour de France, uno degli eventi sportivi più seguiti e imponenti al mondo, e visto che a organizzare la corsa è Amaury Sport Organisation (ASO), la società che organizza il Tour maschile e diverse altre corse di massimo livello, già da questa sua prima edizione il Tour de France Femmes si propone come il maggiore evento del ciclismo femminile: quello che farà girare più soldi e quello in funzione del quale si preparano da mesi le cicliste più forti.
Il Tour de France Femmes è quindi importante dal punto di vista sportivo, ma non solo. Il fatto che si tenga dopo anni di attese, richieste e tentativi, è centrale per far crescere pubblico e affari del ciclismo femminile, che già da alcuni anni è sempre più popolare.
La tormentata storia del corrispettivo femminile del Tour de France iniziò appunto nel 1955 grazie al giornalista Jean Leulliot, che aveva cominciato lavorando a L’Auto, il giornale che organizzava il Tour, e lì aveva conosciuto Henri Desgrange, organizzatore del Tour. Leulliot, che organizzò e diresse diverse altre corse ciclistiche, mise in piedi un’edizione composta da cinque tappe, a cui parteciparono 41 cicliste e che non lasciò grandi segni.
Un nuovo tentativo fu fatto tra il 1984 e il 1989, con l’organizzazione del Tour de France Féminin da parte della società che allora gestiva anche la corsa a tappe maschile.
Come ha raccontato VeloNews, nel 1984 la corsa femminile era composta da 18 tappe (più brevi di quelle maschili che però arrivavano nelle stesse località), ma col tempo le tappe furono via via ridotte e nel 1989 furono soltanto 11. In quegli anni, a contendersi la vittoria in classifica generale furono soprattutto l’italiana Maria Canins, vincitrice nel 1985 e nel 1986, e la francese Jeannie Longo, che dopo essere arrivata due volte seconda dietro a Canins vinse le ultime tre edizioni (in ognuna delle quali Canins fu seconda).
La corsa fu sospesa perché considerata economicamente in perdita, in quanto carente di sponsor interessati e non sufficientemente sostenuta dalla copertura delle televisioni.
La travagliata storia del Tour femminile continuò con un nuovo tentativo negli anni Novanta, che fu però organizzato da una società diversa da quella del Tour maschile e che quindi ebbe problemi di diritti. Stesso problema ebbero, sempre negli anni Novanta, il Tour Cycliste Féminin (vinto per tre volte da Fabiana Luperini) e, nei primi anni del nuovo secolo, la Grande Boucle Féminine Internationale (“grande boucle” è uno dei nomi con cui è noto il Tour, per il giro che tende a fare attorno alla Francia).
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VeloNews cita altre corse ancora, tutte accomunate dal fatto di «aver infine ceduto per i soliti vecchi problemi: disfunzioni finanziarie e organizzative», spesso «condannate sul nascere» dall’assenza, a capo del tutto, di ASO. Un’assenza che, anzitutto, impediva anche solo di poter far sì che la maglia del primato fosse gialla, come da oltre un secolo è al Tour maschile.
L’arrivo quest’anno del Tour de France Femmes era stato anticipato con la presenza, a partire dal 2014, della Course, una corsa di un giorno organizzata appunto da ASO. Se da un lato era comunque meglio di niente, già da tempo La Course aveva iniziato a stare sempre più stretta al ciclismo femminile, in cui già da tempo esistono, tra gli altri, il Giro Donne (una corsa italiana di 10 tappe, con organizzatori per ora diversi da quelli del Giro d’Italia), il Women’s Tour (nel Regno Unito) e una corsa a tappe scandinava.
Il Tour de France Femmes, organizzato con l’azienda Zwift come sponsor principale, fu annunciato nel giugno 2021 e subito accolto con comprensibile entusiasmo, anzitutto dalle dirette interessate. «Quando spiego che sono una ciclista professionista» disse la francese Évita Muzic «mi chiedono tutti se ho corso il Tour de France, ora potrò dire di sì».
L’edizione di quest’anno del Tour de France Femmes – la cui direttrice è Marion Rousse, ex ciclista e commentatrice televisiva – assegnerà le stesse maglie della corsa maschile, avrà gli stessi sponsor principali e prevede premi per un totale di 250mila euro, superiori a quelli di ogni altra corsa ciclistica femminile.
Il Tour femminile sarà lungo in tutto 1.033 chilometri con 144 cicliste al via (Muzic compresa) divise in 24 squadre. La prima tappa parte dalla Tour Eiffel e arriva agli Champs-Élysées; poi le più interessanti saranno la quarta – da Troyes a Bar-sur-Aube, con diversi tratti di strade bianche o, come dicono loro, chemins blancs – e le ultime due: la settima, su e giù per i Vosgi, e l’ottava, con arrivo sulla Super Planche des Belles Filles, dove un paio di settimane fa Tadej Pogačar e Jonas Vingegaard si sono confrontati direttamente in salita per la prima volta tra tante, al Tour maschile.
Mancherà, in questo Tour femminile, una tappa a cronometro (cosa che probabilmente lascerà la classifica più aperta e la corsa più avvincente) e mancherà una delle più grandi e storiche salite della storia del Tour.
Sebbene la corsa passerà sul Ballon d’Alsace (la prima salita a essere affrontata al Tour, nel 1905), mancano infatti le grandi salite alpine, come per esempio il Galibier o il Tourmalet. In effetti, in questa sua edizione la corsa resterà nel nord-est della Francia, ma sarebbe difficile fare altrimenti in sole otto tappe, considerando peraltro che le corse del ciclismo femminile sono in genere più corte rispetto a quelle del ciclismo maschile.
La grande favorita per la vittoria finale di questo primo Tour de France Femmes è la 39enne olandese Annemiek van Vleuten, che ha già vinto moltissimo. Di recente, per esempio, ha vinto il Giro Donne, con due minuti sulla seconda e più di cinque sulla terza. La Movistar, la sua squadra, è senz’altro tra le più solide.
Un’altra possibile vincitrice è la 26enne danese Cecilie Uttrup Ludwig, compagna di squadra dell’italiana Marta Cavalli, che probabilmente le farà da gregaria, ma che a seconda delle pieghe che prenderà la corsa potrebbe provare a dire la sua. Tra le italiane ha possibilità più che buone anche Elisa Longo Borghini, capitana della Trek-Segafredo.