L’accordo sul grano ucraino è solo un primo passo
Prima che il grano bloccato dall'inizio della guerra venga effettivamente esportato devono succedere molte altre cose, e non tutti sono convinti che la Russia lo permetterà
L’accordo firmato venerdì da Ucraina e Russia per sbloccare le esportazioni di circa 20 milioni di tonnellate di grano ferme nei porti ucraini da mesi è stato accolto in maniera molto positiva, tanto che il prezzo globale del grano è immediatamente calato. L’accordo però viene considerato soltanto il primo passaggio di una lunga serie di cose che devono succedere prima che il grano venga effettivamente consegnato in giro per il mondo e che la catena di approvvigionamento che collega l’Ucraina e i paesi importatori sia completamente ristabilita.
Ci sono vari problemi di natura logistica che riguardano i porti, le navi e gli equipaggi, che potrebbero ritardare o ostacolare del tutto l’esportazione del grano bloccato in Ucraina. Ma la questione più citata in queste ore riguarda la Russia: funzionari e politici ucraini e occidentali non sono sicuri che il governo russo manterrà la parola e permetterà effettivamente alle tonnellate di grano bloccate nei porti ucraini di essere esportate. La Russia di Vladimir Putin è nota per non sentirsi particolarmente vincolata da accordi internazionali, e dall’inizio della guerra ha violato decine di volte accordi temporanei per il cessate il fuoco.
Sabato mattina, poche ore dopo avere firmato l’accordo, alcuni razzi lanciati dall’esercito russo sono caduti su Odessa, uno dei tre porti che in teoria il governo russo si era appena impegnato a non attaccare.
Missile strike hit a building in Odessa’s port. Smoke visible rising from it. pic.twitter.com/XPLQS7qLd3
— Patrick Reevell (@Reevellp) July 23, 2022
«Per giudicare il successo dell’accordo dobbiamo vedere il grano tornare davvero sui mercati internazionali», ha detto un funzionario europeo a Politico. «Non stiamo trattenendo il fiato», ha aggiunto un funzionario statunitense, usando un’espressione americana per segnalare il proprio scetticismo.
L’Ucraina è uno dei principali esportatori al mondo di grano e altre derrate alimentari, e il blocco delle esportazioni provocato dalla guerra sta generando una crisi alimentare gravissima in vari paesi del mondo, soprattutto in Medio Oriente e Africa. Il problema principale del grano ucraino è che è bloccato da mesi nei porti ucraini e rischia in molti casi di marcire se non verrà esportato in tempo. Inoltre, se non verranno liberati i container dove si trova, non ci sarà spazio per il nuovo raccolto che arriverà al termine dell’estate.
Per prima cosa bisognerà creare un passaggio sicuro per le navi che porteranno il grano ucraino fuori dal Mar Nero. Le acque intorno ai principali porti dell’Ucraina sono state in buona parte minate dall’esercito ucraino per impedire l’avanzamento delle navi da guerra russe. Bisognerà sminarle oppure trovare dei percorsi sicuri per fare in modo che le navi evitino le mine. Il Guardian ha fatto notare che le autorità ucraine non hanno mai spiegato esattamente quanto ci vorrà per farlo, citando stime che vanno da dieci giorni a diversi mesi.
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C’è poi la questione di far convergere le navi da carico nei porti ucraini. Per trasportare circa 20 milioni di tonnellate di grano bloccate in Ucraina servono circa 400 navi. Al momento nei porti ucraini ce ne sono un centinaio, bloccate dall’inizio della guerra. Non sarà facilissimo capire se possono tornare in mare dopo quattro mesi in cui non hanno subito l’ordinaria manutenzione. Inoltre bisognerà attrarre in Ucraina almeno altre trecento navi: un’operazione non semplice, dato che la notizia dell’accordo è arrivata un po’ a sorpresa e le compagnie di navigazione devono cambiare i propri piani.
«Sarà questa la sfida più complessa dei prossimi mesi», ha detto a Politico Roman Slaston, direttore generale dell’associazione di categoria degli agricoltori ucraini. «Tutto dipenderà dal numero di navi che riusciranno a raggiungere i porti ucraini».
Poi bisognerà anche trovare le persone che ci lavorino, sulle navi cargo. Il Guardian stima che all’inizio dell’invasione russa circa duemila marinai stranieri erano rimasti bloccati in Ucraina. Dopo molti rimpatri al momento ne sono rimasti meno di cinquecento. Non sarà possibile ricorrere ai marinai russi e ucraini, che prima della guerra formavano circa un quinto della forza lavoro nei porti ucraini: oggi molti di loro sono verosimilmente impegnati nelle operazioni di guerra.
I problemi non riguardano soltanto i 20 milioni di tonnellate di grano attualmente bloccate nei magazzini, ma anche quelle che arriveranno nei prossimi mesi. Alla fine dell’estate nei magazzini servirà spazio per stipare il grano raccolto nella stagione della mietitura che sta per iniziare. Gli agricoltori ucraini dovranno fare i conti con strade e infrastrutture danneggiate dalla guerra, e pochissime alternative all’uso dei porti del Mar Nero.
Nelle scorse settimane gli agricoltori ucraini avevano provato a trovare vie alternative per esportare il proprio grano, come il porto fluviale di Izmail, sul Danubio, al confine con la Romania. Ma l’esercito russo ha distrutto parte del tracciato ferroviario e stradale che porta a Izmail, col risultato che fare arrivare una tonnellata di grano in città costa circa 85 dollari, scrive il Financial Times: cioè più del quadruplo di quanto costava farla arrivare a Odessa, il principale porto ucraino, prima della guerra.
Il margine di guadagno degli agricoltori ucraini è già molto basso per via delle mancate entrate di questi mesi, e peggiorerà ulteriormente per via del fatto che dall’inizio della guerra la Russia ha occupato circa un quarto dei terreni agricoli ucraini e che in certe zone ha reso troppo pericoloso occuparsi dei campi già coltivati.
La Russia è stata spinta a trovare un accordo dalle pressioni di diversi paesi africani e del Medio Oriente, che in queste settimane si sono trovati quasi senza grano. La Russia sta cercando di rafforzare i legami con questi paesi per bilanciare i rapporti ormai compromessi con l’Occidente, e al momento non può permettersi di rimanere completamente isolata.
Il timore diffuso, però, è che la Russia possa comunque decidere che non le conviene rispettare il patto, oppure rispettarlo solo parzialmente, e dare la colpa degli eventuali disagi all’Ucraina.