Nei film i 40 sono i nuovi 30
Secondo “The Ringer”, che ha messo insieme dati e opinioni, da ormai vent'anni l'età media di attrici e attori protagonisti è sempre più alta
In risposta a una generale «evidenza aneddotica» e partendo da studi e ricerche sull’argomento, il sito statunitense The Ringer ha messo insieme dati e opinioni per capire se e quanto attrici e attori protagonisti dei film più importanti siano sempre meno giovani.
Tra le prove aneddotiche la principale, molto raccontata nelle ultime settimane, riguarda il successo avuto da Top Gun: Maverick, l’unico film del 2022 ad aver incassato oltre un miliardo di dollari e un film d’azione con protagonista l’ormai sessantenne Tom Cruise, e in cui gran parte della baracca è tenuta in piedi da Jennifer Connelly, Jon Hamm, Val Kilmer e Ed Harris, tutta gente tra i 50 e gli oltre 70 anni.
In Top Gun: Maverick, il protagonista giovane – uno dei giovani promettenti del cinema degli ultimi anni – è Miles Teller, che di anni ne ha 35. Molti più dei 23 che Cruise aveva nel 1986 quando uscì il primo Top Gun, per il quale fu scelto in virtù del successo, avuto a vent’anni, di Risky Business. Per la centralità che ancora riesce ad avere nel cinema, quasi comportandosi come se gli anni Ottanta e Novanta non fossero mai finiti, Cruise è senz’altro un caso particolare, forse perfino unico.
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Eppure, a prescindere dall’unicità di Cruise, The Ringer ha trovato altre evidenze di come, nei primi due decenni di questo secolo, al centro di molti film ci siano attori (e in misura minore attrici) sempre meno giovani.
«Negli ultimi 20 anni, e soprattutto negli ultimi 10/15, l’età media degli attori al centro dei film e delle serie più importanti è salito significativamente», ha scritto The Ringer, in gran parte riprendendo dati già presentati dall’analista cinematografico Stephen Follows. Mentre negli ultimi decenni del Novecento i protagonisti avevano un’età media compresa tra i 30 e i 40 anni, «oggi quell’età media si è spostata oltre i 40 e si sta velocemente avvicinando ai 50». Ci sono senz’altro eccezioni – Stranger Things si basa perlopiù su un cast di adolescenti, Zendaya e Tom Holland hanno 25 e 26 anni, e attori affermati come Ryan Gosling e Chris Hemsworth hanno 41 e 38 anni – ma il trend c’è.
A sostegno della sua tesi, The Ringer mostra diversi grafici quasi tutti accomunati da una chiara tendenza: se tra gli anni Ottanta e il Duemila l’età media degli attori principali era tendenzialmente stabile e sempre inferiore ai 40 anni, da subito dopo il Duemila l’età media sale, in genere superando i 40 anni intorno al 2010, per poi continuare a crescere, in molti casi senza rilevanti interruzioni. Succede in grafici che analizzano l’età del primo, dei primi due e dei primi tre attori più importanti di tutti i film del sito IMDb con oltre mille recensioni (cioè circa 3-4mila film all’anno), ma succede anche se si guardano solo i circa 200 film che ogni anno superano invece le 10mila recensioni. Qualcosa di simile succede anche se si guardano solo i film usciti nei cinema o se l’analisi si concentra solo su commedie, film d’azione e film drammatici.
Allo stesso modo, The Ringer ha notato come negli ultimi vent’anni sono diminuiti in modo rilevante i film in cui almeno uno dei due protagonisti principali ha meno di trent’anni e, al contempo, sono cresciuti quelli in cui uno dei due ne ha più di sessanta. Le analisi basate sui dati di IMDb sono confermate da una serie di addetti ai lavori sentiti da The Ringer, che insieme a loro ha provato quindi a capirne i motivi.
Un primo fattore evidenziato riguarda la difficoltà nel lanciare e creare nuove vere star del cinema. Anzitutto c’è il fatto che – con tanti film e tante serie a disposizione, e con contenuti che spesso sono consumati e superati in pochi giorni – è difficile trovare attori o attrici che siano davvero generazionali e capaci di unire grandissimi pubblici.
Tom Cruise era Tom Cruise quasi per tutti, per anni, e poteva raggiungere un livello di fama e «penetrazione culturale» oggi molto difficile. Per chi non guarda Stranger Things, oggi Millie Bobby Brown è quasi sconosciuta; per oltre un decennio Robert Downey Jr. è stato ben poco oltre ad Iron Man.
Secondo alcune persone contattate da The Ringer è inoltre possibile che la maggiore facilità di accesso alle celebrità consentita da internet e dai social finisca col diminuire il loro status di celebrità. Negli anni Ottanta c’erano pochi posti e modi per vedere Cruise fuori da un film, e ancora oggi l’attore usa Instagram perlopiù a scopi promozionali e quasi mai in modo spontaneo per mostrare o raccontare la sua vita privata. Oggi, invece, molti giovani attori si mostrano ovviamente di più.
Molto più drastico è stato l’autore e storico di cinema Mark Harris, che ha detto: «una generazione non può creare star del cinema se non ama davvero il cinema, che quelle star le dovrebbe sostenere e ospitare». Può quindi anche essere che, semplicemente, le star di questa generazione siano altrove, seppur comunque in una cultura frammentata e spesso parecchio volubile.
Un’altra ragione per l’aumento dell’età media di attori e attrici al centro dei film sta nella quasi assenza, nel cinema contemporaneo, di quei film di medio livello (non piccoli ma nemmeno blockbuster) che spesso servivano a costruire la fama di chi ci recitava. A questo si aggiunge poi il sempre maggiore successo di franchise, saghe e lunghe serie cinematografiche, che per la loro natura tendono a reiterare la presenza di attori già famosi e che, quando ne presentano di nuovi, lo fanno accompagnandoli a volti noti e difficilmente riescono a far sì che i giovani attori diventino più importanti dei personaggi che interpretano. Basta osservare, come ha notato l’analista Jeff Bock, come ormai «il nome dell’attore sulla locandina è una rarità».
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Non è che le possibilità manchino del tutto: un ruolo rilevante in Game of Thrones o una importante parte in un nuovo Star Wars possono senz’altro contribuire molto. È solo che le occasioni sono meno frequenti, e i risultati raramente duraturi. Allo scarso interesse nel puntare su volti davvero nuovi si aggiunge poi il fatto che, sempre più negli ultimi anni, chi fa cinema tende a rischiare il meno possibile, a puntare su mondi narrativi, storie, generi e protagonisti ben rodati.
In quella che è molto una situazione uovo-gallina, c’è poi da tenere conto del fatto che, a livello generale, sta aumentando l’età media di chi va al cinema. Dire se l’età degli spettatori è conseguenza di quella degli attori, o se invece è il contrario, è impossibile. Di certo, però, è comprensibile che il modo più semplice per non perdere gli spettatori meno giovani sia di offrire loro storie e volti che già conoscono e apprezzano.
Bruce Nash, 54enne fondatore del database cinematografico The Numbers, ha detto: «probabilmente sarei più propenso a vedere un film d’azione con protagonista Liam Neeson anziché Tom Holland; e qualcosa di simile succede nelle commedie romantiche: i protagonisti non sono più ventenni, sono spesso quarantenni, spesso in cerca di una seconda occasione romantica». A proposito di film d’azione, non è secondario nemmeno il fatto che, per tutta una serie di ragioni (compresa la larga possibilità di usare effetti speciali e ringiovanimento digitale) oggi è più semplice, anche solo rispetto a trent’anni fa, far sì che un sessantenne sia in qualche modo credibile come protagonista di un film d’azione.
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Peraltro, come fa notare The Ringer, non succede solo nel cinema: «in termini storici stanno invecchiando anche i più importanti politici, musicisti, tennisti e quarterback».
Come mostrano i dati presentati da The Ringer, le considerazioni generali sull’aumento dell’età media valgono sia per gli attori che per le attrici. Nel caso delle attrici, però, l’aumento è stato un po’ più lento e, soprattutto, continua a esistere un certo divario tra l’età media degli attori e quella delle attrici, che spesso sono scelte più giovani rispetto agli attori con cui devono recitare. Sembra però che quel divario si stia riducendo.