La lunga storia di “House of the Dragon”
È la serie prequel di “Game of Thrones”, di cui è da poco arrivato il trailer: parla di una grande guerra civile ed è stata fatta battendo la concorrenza di diverse altre storie
Sono passati più di tre anni dall’ultimo episodio dell’ultima stagione di Game of Thrones, che a molti non piacque ma che resta pur sempre una delle serie più rilevanti e seguite di questo secolo. Ieri, a un mese dall’arrivo del primo episodio di House of the Dragon – una serie ambientata due secoli prima degli eventi di Game of Thrones, che parla di una guerra civile interna alla famiglia Targaryen, quella dei draghi – ne è stato diffuso il trailer. Una buona occasione per ripassare di cosa parla e, prima ancora, ripercorrere le lunghe e piuttosto tortuose vicende che hanno portato a realizzarla.
I ragionamenti su possibili nuove serie prequel (cioè ambientate prima) o spin-off (cioè ambientate nello stesso mondo narrativo ma con protagonisti diversi) di Game of Thrones iniziarono ben prima che la serie finisse. E sono stati, come ha raccontato Hollywood Reporter in due articoli pieni di dettagli mai raccontati prima, lunghi e piuttosto travagliati: «Solo per capire quale storia pescare tra quelle presenti nei tanti libri di George R. R. Martin ambientati tra Westeros ed Essos ci sono voluti anni di lavoro meticoloso» durante i quali «sono stati spesi centinaia di milioni di dollari e diverse teste sono state tagliate».
George R. R. Martin ha 73 anni, è l’autore di Fuoco e sangue, libro da cui è tratta House of the Dragon e sta ancora finendo di scrivere The Winds of Winter, sesto e penultimo libro della saga Cronache del ghiaccio e del fuoco, da cui è tratta Game of Thrones. Una serie che da un certo punto in poi – in genere il punto da cui a molti è iniziata a piacere sempre meno – ha quindi fatto a meno delle sue storie e si è basata, non è chiaro con quanta fedeltà, su certe sue generiche indicazioni su come far proseguire la trama. Da parte sua, comunque, Martin aveva detto di ritenere che, per finire bene, Game of Thrones avrebbe avuto bisogno di dieci stagioni (è invece finita dopo otto).
A nuove serie da ambientare nel mondo fantasy di Game of Thrones (in Italia Il Trono di Spade) la HBO, che produceva la serie, iniziò a pensare intorno al 2016, proprio quando annunciò che la serie sarebbe terminata con la sua ottava stagione. Era chiaro, visto il successo della serie e la vastità di quel mondo, che ci fosse ampissimo spazio per ambientarci nuove storie. Ma c’era, per cominciare, un problema non indifferente: HBO, storicamente interessata a storie di altro genere, non aveva mai fatto una serie spin-off prima di allora. Cui si aggiungeva il fatto che le possibili storie da raccontare erano tantissime e il rischio di fare una scelta sbagliata piuttosto alto.
I prequel presi in considerazione in varie fasi furono una quindicina, ha scritto Hollywood Reporter. Il più strano, a detta di una fonte anonima citata dal sito, aveva a che fare con il racconto a metà strada tra il fantasy, il mistico e il supereroistico delle vicende con protagonisti i Sette Dei, le antiche divinità di una delle religioni di quel mondo. Anche Martin propose un paio di idee: una storia, più leggera rispetto ai suoi standard, con protagonisti Dunk, un cavaliere non troppo sveglio, e il suo giovanissimo scudiero Egg; e poi un’altra storia, di portata ben più grande, sulla “Dance of the Dragons”, la guerra civile interna ai Targaryen. Questa seconda è quella che è infine stata scelta, diventando poi House of the Dragon.
Prima che venisse scelta e confermata, però, HBO prese in considerazione diverse altre idee: avviò infatti i lavori di scrittura su cinque possibili storie prequel. Tra le altre, una riguardava le vicende di Aegon il Conquistatore, il regnante Targaryen che per primo conquistò il continente di Westeros, in cui si svolgono le principali vicende di Game of Thrones. In quella storia, ha scritto Hollywood Reporter, Aegon era presentato come «un rozzo ubriacone».
La prima serie che HBO scelse fu però un’altra ancora: il titolo di lavorazione era Bloodmoon ed era ambientata parecchi secoli prima di Game of Thrones e delle conquiste di Aegon. La storia, cupa e arcaica, fu però scartata perché c’era ben poco materiale scritto da Martin su cui poggiare ogni eventuale narrazione seriale. E se c’era una lezione che HBO stava imparando in quel periodo era che fare una serie come quella senza seguire una traccia scritta da Martin era quantomeno controindicato.
Di quella serie, ambientata nella cosiddetta Età degli Eroi, fu anche girato un episodio pilota costato almeno 30 milioni di euro. Ma quella strada fu abbandonata e quell’episodio, ha scritto Hollywood Reporter, «chiuso a doppia mandata in una cella così profonda che nemmeno a Martin è mai stato concesso di vederlo».
HBO scelse quindi di puntare su House of the Dragon, di affidarne il controllo creativo a Martin e alla coppia rappresentata da Miguel Sapochnik (regista di alcuni tra i più apprezzati episodi della serie) e a Ryan Condal, che si presenta come un appassionato dei libri di Martin da ben prima che diventassero televisione, e che già nel 2013 si mise in contatto con Martin per fargli sapere quanto gli piacevano.
Condal e Sapochnik, insomma, sono per House of the Dragon quello che David Benioff e Dan Weiss (nel frattempo passati a Netflix) erano per Game of Thrones. Solo con, perlomeno a parole, una ancora maggiore riverenza nei confronti di Martin. Condal, che fu proposto a HBO proprio da Martin, ha detto inoltre di essere stato un grandissimo fan della serie e che ha voluto «fare quello che gli sarebbe piaciuto vedere da fan». Sapochnik, regista tra gli altri degli episodi “La battaglia dei bastardi” e “I venti dell’inverno”, ha detto di essere stato convinto da Condal a collaborare al progetto così da aiutare a inserirci, avendoci lavorato in prima persona, «gli ingredienti segreti».
Questa volta, a differenza di quanto fatto con Bloodmoon, HBO decise di investire subito su un’intera stagione senza nemmeno girare prima un episodio pilota, di prova (cosa che invece fu fatta per fortuna con Game of Thrones, e che portò a molti cambiamenti).
– Leggi anche: Il disastroso primo episodio di Game of Thrones
Secondo stime citate da Variety, ognuno dei dieci episodi da cui è composta la prima stagione di House of the Dragon è costato non più di 20 milioni di dollari: più del doppio rispetto al costo medio degli episodi della prima stagione di Game of Thrones e più o meno quanto costarono gli episodi della sua ultima stagione (e meno dei 30 milioni di dollari che si pensa sia costato in media ognuno degli episodi della quarta stagione di Stranger Things).
Nelle parole di Sapochnik la storia alla base della serie è questa: «I protagonisti principali sono due donne e due uomini. C’è il re (Viserys), c’è suo fratello (Daemon), c’è la figlia del re (Rhaenyra) e c’è la sua migliore amica (Alicent). Poi la migliore amica diventa la moglie del re e quindi la regina. E le cose si complicano, quando la tua migliore amica sposa tuo padre». Ma queste sono solo le premesse, da cui si genera «una gigantesca guerra tra due fazioni».
Nonostante la gigantesca guerra, comunque, Hollywood Reporter ha presentato la nuova serie come «un dramma familiare», in cui peraltro una parte rilevante dell’azione si svolge in luoghi familiari (seppur mostrati in periodi antecedenti, sicché diversi) a chi ha visto Game of Thrones: per esempio la Fortezza Rossa di Approdo del Re.
La serie, che coprirà un arco temporale lungo alcuni decenni, ha «almeno 17» draghi ed è ambientata in un periodo, nella storia di quel mondo fantasy, in cui i draghi ancora non erano estinti (o quasi). Come ha detto Condal, è quindi un mondo in cui «c’è un’infrastruttura costruita in funzione di quei draghi», come per esempio apposite selle o persone il cui unico compito è prendersene cura.
In Italia, House of the Dragon arriverà il 22 agosto, in contemporanea con gli Stati Uniti, e si potrà vedere su Sky e su Now. Dal 2 settembre, dovrà tra le altre cose tenere testa alla costosissima serie Amazon The Rings of Power. Una serie fatta in risposta al successo di Game of Thrones, che a sua volta è una serie tratta da libri che per certi versi iniziarono a essere scritti in risposta al Signore degli Anelli.
Per guardare ancora più in là, HBO – che in base ai risultati della prima stagione deciderà se continuare a puntare su House of the Dragon – ha idee per altre serie: tra cui una su Jon Snow, una su Dunk ed Egg, una su un navigatore ed esploratore (tra l’altro presente in House of the Dragon) e poi altre serie animate.