Il primo caso di poliomielite negli Stati Uniti dopo più di 9 anni
È stato registrato vicino a New York: si ipotizza che sia una forma derivata da un certo tipo di vaccino e contratta all'estero
Giovedì il dipartimento di Salute Pubblica dello stato di New York ha registrato il primo caso di poliomielite negli Stati Uniti dopo più di 9 anni. Della persona che ha contratto il virus si sa solo che è adulta, vive a Rockland County, un’area a nord della città di New York, e non era vaccinata. Le autorità sanitarie stanno lavorando per individuare eventuali altri casi ed evitare che inizi un’epidemia. Dalle prime informazioni che si hanno, sembra che questa persona abbia contratto la poliomielite derivata dal vaccino e non quella che si sviluppa dal virus nella sua versione selvaggia.
È una cosa che può accadere se si viene contagiati (di solito attraverso le feci, l’acqua o cibi contaminati) da qualcuno che ha fatto un tipo di vaccino che contiene il virus vivo in forma attenuata. Questo vaccino si assume per bocca ed è diffuso in alcuni paesi in via di sviluppo, mentre negli Stati Uniti – come anche in Italia – viene ormai somministrato solo quello che si fa tramite iniezione e contiene virus inattivati, che quindi non causano contagi. Per questo, secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), la persona individuata a Rockland County avrebbe contratto il virus all’estero.
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La massiccia campagna di vaccinazioni condotta negli ultimi 30 anni ha permesso di eliminare quasi completamente la poliomielite, una malattia che ha condizionato l’esistenza dell’umanità per millenni con grandi epidemie che interessavano soprattutto i bambini e portavano a forme permanenti di paralisi.
La poliomielite causata dal vaccino è una condizione che si verifica raramente, a causa della mancanza di un numero sufficiente di vaccinati all’interno di una comunità. Anche all’interno di un piccolo gruppo di persone, se molte non sono vaccinate, può succedere che venga compromessa la cosiddetta “immunità di gregge”, il principio per cui se i vaccinati superano una certa soglia è l’intera comunità a essere protetta dalla malattia.
Nell’area di Rockland County dove è stato registrato il caso di poliomielite vive una minoranza della comunità ebrea ultraortodossa che rifiuta i vaccini per motivi in parte religiosi, in parte legati alle tradizionali argomentazioni antivacciniste. Di questa comunità si era già parlato tra il 2018 e il 2019, quando nella stessa zona c’era stata un’epidemia di morbillo.
L’ultimo caso di poliomielite negli Stati Uniti risaliva al 2013 e il virus era stato contratto durante un viaggio all’estero. Il vaccino antipolio è ancora fortemente raccomandato dalle autorità sanitarie americane e secondo i dati più recenti il 93 per cento dei bambini di due anni ha almeno tre dosi di vaccino. Nel 2016 la percentuale di bambini vaccinati a Rockland County era pari al 50 per cento, una delle più basse nello stato.
Il virus attenuato del vaccino che si assume per via orale è generalmente innocuo e consente a chi lo contrae di immunizzarsi a sua volta. Questo processo ha avuto un ruolo importante nel ridurre i casi di poliomielite nei paesi più poveri negli ultimi decenni, ma ha comunque qualche effetto negativo. Più il virus attenuato rimane in circolazione, infatti, più aumenta il rischio che vada incontro a mutazioni fino ad assumere una forma simile a quella del virus selvaggio vero e proprio, che causa le gravi forme di paralisi.