Il blocco del gas russo è sempre più probabile
Gazprom ha detto che non potrà garantirne il trasporto per «cause di forza maggiore», dopo la fine della manutenzione di Nord Stream 1
Giovedì dovrebbero concludersi le operazioni di manutenzione programmata del gasdotto Nord Stream 1, il principale collegamento per trasportare gas naturale dalla Russia all’Europa: le forniture di gas, che si erano interrotte la settimana scorsa, da programma dovrebbero riprendere, ma molti analisti e governi sono ormai convinti che non lo faranno, e che la Russia userà la scusa delle manutenzioni per interrompere o ridurre le forniture, come ritorsione per le sanzioni.
Se non ci fossero di mezzo la guerra in Ucraina e le conseguenti sanzioni occidentali alla Russia, la manutenzione sarebbe un’operazione di routine: operazioni del genere vengono fatte in questo periodo perché d’estate i consumi di gas sono molto bassi e una sospensione temporanea delle forniture non costituisce un problema. Ma la situazione storica straordinaria fa temere che da giovedì la Russia possa decidere di bloccare definitivamente il trasporto di gas all’Europa, o ridurlo in maniera consistente, più di quanto non abbia già fatto negli ultimi mesi.
È una possibilità largamente prospettata dai leader europei, che da mesi stanno cercando fonti alternative per prepararsi a un eventuale inverno senza gas russo. A questo proposito, martedì Johannes Hahn, commissario dell’Unione Europea per il bilancio e l’amministrazione, ha detto che «non ci aspettiamo che torni in funzione. Lavoriamo partendo dal presupposto che non torni in funzione. E in tal caso occorrerà adottare alcune misure aggiuntive».
La preoccupazione è diventata più concreta nelle ultime ore, dopo che Gazprom, la società energetica di stato russa, ha fatto sapere ad alcune società energetiche europee che giovedì potrebbe interrompere le forniture di gas per non meglio precisate «cause di forza maggiore». La notizia era stata riportata inizialmente da Reuters e da Bloomberg, e confermata lunedì 18 luglio dalla società energetica tedesca RWE. Al momento Gazprom non ha fornito spiegazioni sull’avviso inviato alle società europee, e non è chiaro cosa succederà davvero giovedì.
Con questo avviso Gazprom sta cercando probabilmente di preservarsi dal rischio che le società energetiche la citino in giudizio per violazione dei contratti di fornitura del gas. Le «cause di forza maggiore» sono quelle che di solito esentano un’azienda dal dover rispettare un contratto perché nel frattempo sono sopraggiunti fattori che vanno al di là del suo controllo. Gazprom, quindi, si starebbe preparando a dire che un eventuale blocco totale del gas non sarà colpa sua.
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Già prima di sospendere la fornitura di gas per le operazioni di manutenzione, Gazprom aveva notevolmente ridotto le forniture di gas all’Europa adducendo come motivo la mancata restituzione di una turbina che era stata inviata alla società tedesca Siemens per essere riparata, e altre questioni tecniche. La turbina era stata mandata nei mesi scorsi in Canada per essere riparata in uno stabilimento di Siemens, ma il Canada ne aveva bloccato la restituzione a causa delle sanzioni dei paesi occidentali contro il settore energetico russo. Il 10 luglio il governo canadese aveva annunciato che avrebbe restituito la turbina, che lunedì è arrivata in Germania, ma non sembra che le cose siano cambiate per Gazprom.
Il pensiero prevalente tra i governi occidentali è che, così come la riduzione delle forniture dell’ultimo mese, anche un eventuale blocco totale da giovedì avrebbe solo motivazioni politiche: sarebbe un altro tentativo del presidente russo Vladimir Putin di fare pressione sui paesi occidentali per cercare di ammorbidire le loro posizioni sulla guerra in Ucraina e far sì che allentino le sanzioni imposte finora alla Russia.
Non è ancora sicuro, comunque, che giovedì la Russia dichiari il blocco delle forniture di gas. Secondo Thierry Bros, professore presso l’Istituto di studi politici di Parigi, il governo russo potrebbe anche decidere di aumentare la fornitura di gas tramite il Nord Stream 1 rispetto al passato, per dimostrare all’Europa «chi ha il potere» in questo momento.
Tra i paesi europei, il più preoccupato per un possibile blocco del gas russo è la Germania, il cui governo nei mesi scorsi era stato quello che più di tutti aveva cercato di trovare posizioni concilianti con la Russia per evitare che nelle sanzioni venisse inserito anche il gas. La Germania è il paese più ricco e influente nell’Unione Europea, ma anche quello che più di tutti nell’Unione dipende dal gas russo: la sua produzione interna è irrisoria, e nel 2021 il gas russo ha rappresentato il 55 per cento di tutto quello importato.
Anche l’Italia nel frattempo sta accelerando le operazioni per trovare partner commerciali alternativi alla Russia. Lunedì il presidente del Consiglio Mario Draghi è andato in visita in Algeria per discutere di un nuovo accordo che renderà il paese nordafricano il primo fornitore di gas all’Italia. Già ad aprile governo italiano e algerino avevano siglato un accordo che prevedeva che entro il 2024 l’Italia avrebbe ricevuto dall’Algeria circa 9 miliardi di metri cubi di gas in più all’anno, rispetto ai 22,6 miliardi di metri cubi importati nel 2021. Il nuovo accordo prevede che la società energetica algerina Sonatrach fornisca all’Italia altri 4 miliardi di metri cubi di gas naturale.
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