• Domenica 17 luglio 2022

Perché ci sono così tanti problemi negli aeroporti europei

Soprattutto a causa dei licenziamenti del personale di terra e di aria durante la pandemia, e non sembrano esserci soluzioni facili in vista

di Irene Vanni


Viaggiatori all'aeroporto di Maiorca, 16 luglio 2022
(Clara Margais/dpa
Viaggiatori all'aeroporto di Maiorca, 16 luglio 2022 (Clara Margais/dpa

Tra gli aspetti delle limitazioni alla crescita e alle attività culturali derivati dalla pandemia c’è anche quello che riguarda il settore dei viaggi e della libertà delle persone di visitare e frequentare culture e luoghi diversi dai propri. In questo senso i problemi legati ai trasporti soprattutto aerei si possono considerare un ostacolo alla ripresa delle attività culturali in generale.

Da maggio di quest’anno nella maggioranza degli aeroporti europei ci sono ritardi e cancellazioni che stanno creando disagi ai passeggeri, aggravati dall’affollamento dovuto al periodo estivo. La situazione non è né improvvisa né imprevista: è stata causata principalmente dai licenziamenti del personale di terra e di aria durante il periodo più intenso della pandemia, tra marzo 2020 e inizio 2022, e dagli scioperi che ne sono seguiti.
Al momento non sembrano esserci soluzioni ed è difficile capire quando questo problema finirà.

Secondo Mabrian, una piattaforma che fornisce dati sull’industria del turismo, tra il primo e il 15 luglio sono stati cancellati più di 2mila voli in Europa (solo EasyJet ne ha cancellati 1.394, poco più del 5% dei suoi voli totali). Nonostante il traffico aereo non sia ancora tornato ai livelli pre-pandemia, aeroporti e compagnie aeree stanno avendo difficoltà a gestire l’afflusso di passeggeri. Il problema è più grave perché siamo in estate: le compagnie stanno vendendo più biglietti, senza avere però le risorse per affrontare il maggior carico di lavoro che comporta questo periodo.

La pandemia è il principale motivo della carenza di lavoratori nel settore, visto che nel 2020 il traffico aereo da e verso l’Europa era fortemente diminuito a causa dei lockdown e delle restrizioni sui viaggi. Le compagnie aeree avevano licenziato molto del personale sia di terra (quello che si occupa delle operazioni in aeroporto) che di aria (quello che lavora sugli aerei) per bilanciare la perdita di ricavi. In tutto il mondo, secondo un report di Oxford Economics citato dal Financial Times, erano stati licenziati 2,3 milioni di lavoratori.

Tuttavia, quando le restrizioni erano state eliminate all’inizio del 2022 e le persone erano tornate a viaggiare, le aziende si erano trovate ad avere pochi dipendenti e avevano ricominciato ad assumere. Si erano mosse però troppo tardi, dovendo inoltre affrontare il problema del personale in malattia a causa del COVID-19.

La mancanza del personale sugli aerei ha portato alla cancellazione di molti voli, anche con poco preavviso da parte delle compagnie. In molti casi le persone sono venute a sapere che il loro volo era stato cancellato appena prima del check-in. Dall’altra parte la carenza di personale di terra, che si è ridotto del 29%, ha comportato mancanze nelle operazioni necessarie al funzionamento di un aeroporto: per esempio nella gestione dei bagagli o nell’assistenza da fornire alle persone disabili.

Un caso di cui si è parlato molto sulla stampa britannica risale a fine maggio, quando Daryl Tavernor, un passeggero in sedia a rotelle, era stato lasciato su un aereo atterrato a Manchester per due ore prima di essere aiutato a scendere dalla polizia che lui stesso aveva chiamato. Sempre a maggio, un pilota di TUI, una compagnia aerea low-cost britannica, era arrivato a dover spostare personalmente i bagagli per accelerare la partenza del suo volo, in ritardo di 30 ore. Il problema è così diffuso negli aeroporti europei che il ministero dei Trasporti italiano ha consigliato ai passeggeri in partenza quest’estate di portare con sé solo il bagaglio a mano.

La situazione è particolarmente grave per gli aeroporti e le compagnie aeree del Regno Unito, che stanno faticando ad assumere il personale mancante anche a causa della Brexit. Nel 2020 British Airways, la compagnia di bandiera britannica, ha licenziato 10mila dipendenti (un terzo del totale), mentre Swissport, che è un’azienda svizzera che fornisce personale di terra in molti aeroporti britannici, ne ha licenziati 20.000 (su 65.000). Nel 2021 entrambe le aziende hanno riaperto diverse posizioni per assumere nuovo personale, ma i tempi di assunzione continuano a essere molto lunghi. Inoltre, a inizio giugno, il governo britannico si era rifiutato di introdurre dei visti speciali per i lavoratori del settore dell’aviazione: le compagnie, quindi, non avevano potuto spostare i dipendenti dalle sedi europee a quelle del Regno Unito per coprire la mancanza di personale.

Il caso dell’Italia è diverso, sia per motivi strutturali che per le misure straordinarie che il governo ha preso per limitare le conseguenze della pandemia.

In Italia ci sono in generale più tutele lavorative e limitazioni alla libertà di licenziamento rispetto ad altri paesi come il Regno Unito, tra cui la cassa integrazione. Inoltre, il blocco dei licenziamenti deciso nel 2020 dal governo guidato da Giuseppe Conte ha costretto le compagnie a non licenziare anche quando i voli non partivano a causa del lockdown.

Secondo Pierluigi di Palma, presidente dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC), che regola il settore dell’aviazione e garantisce la sicurezza dei passeggeri), l’Italia ha reagito meglio del resto d’Europa alla ripresa del traffico aereo, anche se sta subendo le conseguenze di quanto avviene negli altri paesi.
Nelle ultime settimane, tuttavia, anche in Italia ci sono state molte cancellazioni e ritardi nei voli. I disagi sono stati in parte dovuti agli scioperi negli aeroporti iniziati a fine giugno. I sindacati hanno accusato le compagnie aeree, soprattutto le low-cost, di aver abbassato gli stipendi, portandoli sotto i limiti minimi previsti dai contratti nazionali, per bilanciare la perdita di profitti nel periodo 2020-2021. La richiesta di FILT, CGIL e UILTrasporti (i tre maggiori sindacati italiani di settore) è di riportare gli stipendi ai livelli previsti dagli accordi il prima possibile, visto che la ripresa del traffico aeroportuale ha già fatto crescere i ricavi delle compagnie.

Gli scioperi comunque non stanno riguardando solo l’Italia. Dalla seconda metà di giugno sono stati indetti in Portogallo, Francia e Spagna e in alcuni casi sono durati parecchio. Per esempio in Spagna, i dipendenti di EasyJet, una delle più grandi compagnie lowcost al mondo, hanno deciso di scioperare per 72 ore in tre diversi momenti, con lo scopo di ottenere un aumento del 40% sui salari degli assistenti di volo. I lavoratori di Ryanair hanno invece scioperato per 8 giorni consecutivi. Il 20 giugno nessun volo è partito da Bruxelles. Quel giorno in Belgio 80mila persone avevano aderito a uno sciopero nazionale costringendo l’aeroporto della città a garantire solo i voli in arrivo.

I disagi e i problemi per i passeggeri sono ancora maggiori se si considera la difficoltà, e a volte l’impossibilità, di ottenere rimborsi o compensazioni per i propri voli in ritardo o cancellati. Le circostanze in cui si possono richiedere rimborsi (cioè la restituzione del prezzo del biglietto pagato) e le compensazioni (cioè una somma dai 250 ai 600 euro che le compagnie danno ai clienti come risarcimento per il disagio causato) sono specificate da una normativa europea.

Il problema è che nel testo vengono citate «circostanze eccezionali che non si sarebbero comunque potute evitare anche se fossero state adottate tutte le misure del caso»: una formulazione molto vaga che crea una specie di “zona grigia” che le compagnie possono sfruttare per non rimborsare o risarcire i clienti. La poca chiarezza di queste regole ha attirato le critiche di molte associazioni dei consumatori: il Codacons (coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e la tutela dei diritti di utenti e consumatori) ha aperto uno sportello di assistenza, così come Assoutenti, altra associazione a tutela dei consumatori.

Non sembra che la situazione attuale possa risolversi a breve. Ci vorrà tempo per colmare la carenza di personale di terra e di aria. A questo si aggiunge il fatto che anche per il settore dell’aviazione stanno aumentando i costi di gestione, in particolare il prezzo del cherosene (il carburante degli aerei). È probabile, come detto anche da Michael O’Leary, CEO di Ryanair, che i prezzi dei biglietti della compagnia saliranno durante l’estate. Secondo Allianz Trade, la compagnia internazionale di assicurazioni, i prezzi cresceranno complessivamente del 21% nel 2022. La stessa Allianz ha aggiunto che l’aumento non sarà comunque sufficiente per compensare il calo di ricavi che le aziende stanno avendo, il che potrebbe portare a nuovi licenziamenti e all’abbassamento degli stipendi dei lavoratori.

Di Palma ha detto che non c’è modo di sapere quando le aziende del settore avranno di nuovo la capacità di assumere il personale necessario a gestire i livelli di traffico aereo attuale.

Questo e gli altri articoli della sezione Tra cultura e pandemia sono un progetto del workshop di giornalismo 2022 del Post con la Fondazione Peccioliper, pensato e completato dagli studenti del workshop.