Un’automobilista incinta multata in Texas ha sollevato un gran dibattito
Sostiene di poter viaggiare sulla corsia per auto con più passeggeri, visto che per il codice penale dello stato anche i feti sono persone
Il mese scorso una donna incinta è stata multata in Texas perché viaggiava da sola nella corsia dedicata alle macchine con almeno due passeggeri (cioè quella per il cosiddetto car pooling, le auto in condivisione). La donna, Brandy Bottone, si era difesa sostenendo che il suo feto di 34 settimane sarebbe dovuto essere considerato come una persona secondo le leggi dello stato, e che per questo non meritava di essere multata. La contestazione di Bottone fa riferimento a una norma del codice penale del Texas secondo cui i feti vanno considerati come persone.
Il Texas è uno stato guidato dal partito Repubblicano, storicamente composto da una frangia molto conservatrice, e ha da sempre leggi molto restrittive sull’aborto. Tra queste c’è appunto quella contenuta nel codice penale che riconosce ai feti lo status di individui. Fino a poche settimane fa, queste leggi erano di fatto inapplicabili per via del diritto all’interruzione di gravidanza garantito a livello federale dalla sentenza “Roe v. Wade”. A fine giugno però la sentenza è stata ribaltata dalla Corte Suprema e i singoli stati hanno cominciato a poter legiferare autonomamente sull’argomento – o a poter applicare leggi che avevano già approvato in precedenza – senza più alcun vincolo e con alcune conseguenze paradossali come quella del caso di Bottone.
Bottone ha 32 anni, tre figli e un quarto in arrivo che dovrebbe nascere ad agosto. Fermata dalla polizia locale di Dallas sulla corsia per le auto con più passeggeri, ha provato a convincere l’agente di polizia che il feto nel suo grembo fosse da considerare a tutti gli effetti come una seconda persona ma è stata comunque multata per 275 dollari. Bottone ha fatto ricorso contro la legittimità della multa e il 20 luglio è prevista l’udienza in tribunale sul suo caso.
Bottone ha detto alla stampa di non aver contestato la multa per prendere una posizione politica sull’aborto, ma di aver semplicemente pensato di avere il diritto di guidare in quella corsia, esattamente come aveva fatto durante le sue precedenti tre gravidanze. «Alla luce di tutto quello che è successo, non sto cercando di farne una grossa questione politica, ma è chiaro che questo è un bambino», ha commentato in un’intervista a CNN.
Il New York Times ha spiegato che in Texas il codice penale riconosce lo status di persona ai feti «in ogni fase della gestazione»: per esempio se una donna incinta viene uccisa, le vittime vengono contate come due anziché una sola. Tuttavia questa norma si limita al codice penale e non è mai passata una legge (la cosiddetta fetal personhood law) che sancisca lo status di persona ai feti su tutti i livelli, quindi al di là delle fattispecie disciplinate dal codice penale. È il caso del codice stradale, che non considera i feti passeggeri e per questo, secondo gli esperti, è improbabile che venga data ragione a Bottone.
Negli Stati Uniti, negli ultimi dieci anni, tre stati hanno riconosciuto per legge ai feti lo status di persone su tutti i livelli: Alabama, Georgia e Arizona, rispettivamente nel 2018, 2019 e 2021. Finché era in vigore la sentenza “Roe v. Wade”, che riconosceva il diritto all’aborto a livello federale, queste leggi erano state di fatto bloccate dai tribunali prima di poter essere applicate, ma ora che le cose sono cambiate la delicata definizione di cosa sia una persona è diventata più urgente.
Il riconoscimento dello status di persona ai feti fin dalle prime settimane di gestazione è un tema molto caro a chi nega il diritto all’aborto, perché di fatto permette di mettere l’interruzione di gravidanza sullo stesso piano di un omicidio. Ma ha anche diverse implicazioni in altri ambiti della vita quotidiana che non hanno nulla a che fare con l’aborto.
Per esempio, la definizione di feto come persona fin dalle prime settimane di gestazione può avere un impatto rilevante su questioni come la fecondazione in vitro (cioè quella in cui ovulo e spermatozoo vengono uniti in laboratorio) o il diritto all’aborto in caso di stupro. Ma non solo: si potrebbe arrivare a dover ridefinire il metodo di conteggio della popolazione, il sistema di tassazione o l’assegnazione dei sostegni economici alle famiglie.
Alcune organizzazioni che difendono il diritto all’aborto negli Stati Uniti hanno commentato il caso di Bottone facendo notare le forti contraddizioni che derivano dal ribaltamento della “Roe v. Wade”. Texas Right to Life, la più grande organizzazione anti-abortista del Texas, ha fatto sapere di essere dalla parte di Bottone e che tutti i feti «dovrebbero essere riconosciuti come texani in ogni ambito della società».