I Mondiali di atletica in un posto speciale
Iniziano venerdì a Eugene, città americana con una grande tradizione sportiva, e sono attesi i migliori atleti al mondo
Gli Stati Uniti sono il paese più vincente nella storia dei Mondiali di atletica leggera, eppure non hanno mai ospitato la manifestazione. Lo faranno a partire da venerdì, per la prima volta in 46 anni, a Eugene, nello stato dell’Oregon, la città americana con la più grande tradizione nell’atletica leggera, tanto da essere soprannominata “Track Town” (da track and field, come viene chiamata in inglese l’atletica leggera).
Pochi posti hanno un legame così stretto con l’atletica come Eugene, che con 170 mila abitanti è la seconda città dell’Oregon e a breve diventerà la più piccola ad aver mai ospitato i Campionati mondiali. A Eugene venne di fatto inventato il jogging, quando negli anni Sessanta Bill Bowerman tornò dalla Nuova Zelanda e da allenatore della squadra di atletica leggera dell’Università dell’Oregon iniziò a diffondere un’idea tutto sommato semplice: credeva che la corsa avrebbe avuto un grande impatto sulla salute della gente. I risultati li vediamo ogni giorno.
Eugene fu la città di Steve Prefontaine, talentuoso mezzofondista americano morto a neanche venticinque anni in un incidente automobilistico, ma rimasto nella storia dello sport statunitense. Prefontaine — a cui è intitolata la tappa locale della Diamond League — fu uno dei tanti atleti allenati da Bowerman e uno dei primi sponsorizzati da Nike. Bowerman, infatti, fu anche uno dei soci fondatori della Blue Ribbon Sport insieme a Phil Knight, uno studente dell’Università dell’Oregon che si era messo in testa di importare scarpe da corsa, e poi di produrle. Dalla Blue Ribbon Sport nacque Nike, che ha tuttora sede in Oregon, a poco più di un’ora di macchina da Eugene.
L’epicentro della grande comunità sportiva della città, nonché il luogo che ospiterà i Mondiali di atletica leggera, è l’Hayward Field, impianto che si trova nel campus dell’Università dell’Oregon. Da questa sera al 24 luglio i migliori atleti al mondo si ritroveranno nell’evento internazionale più importante dopo le ultime Olimpiadi estive di Tokyo. Sono attesi complessivamente 1.972 atleti da 192 paesi, esclusi Russia e Bielorussia.
La nazionale statunitense proverà a rifarsi dei deludenti risultati ottenuti in Giappone, soprattutto quella maschile, che a Tokyo non vinse nemmeno una medaglia d’oro individuale nella corsa, ottenendo così il suo peggior risultato nella storia delle Olimpiadi. Uno di questi ori mancati fu negato dall’italiano Marcell Jacobs nella storica finale dei 100 metri vinta davanti a Fred Kerley e al canadese Andre De Grasse.
Per Jacobs l’ultimo anno è stato segnato più che altro da periodi di inattività e lievi infortuni che lo hanno tenuto lontano dalle gare, ma non dagli allenamenti. E quando si è presentato in pista ha tirato fuori il massimo, come ai Mondiali indoor lo scorso marzo, dove ha vinto l’oro con il record europeo e la migliore prestazione stagionale. A fine giugno, però, ha dovuto rinunciare a correre a Stoccolma per fastidi muscolari. «L’infortunio di Stoccolma è stato smaltito gradualmente, anche se a volte mi limita ancora, come se corressi col freno a mano tirato. Più che muscolare è alla schiena, eredità di un fastidio che ho sin da bambino» ha detto Jacobs alla Gazzetta dello Sport.
Le batterie dei 100 metri maschili cominciano già venerdì notte, nella prima giornata di gare a Eugene, e Jacobs scenderà in pista quando in Italia saranno le 3.50. Semifinali e finali sono in programma invece sabato notte.
L’altra medaglia d’oro individuale italiana alle ultime Olimpiadi, Gianmarco Tamberi, prenderà parte alle qualificazioni del salto in alto a partire dalle sette di sera di venerdì. Anche Tamberi non arriva al meglio a questi Mondiali, a causa di problemi muscolari che si trascina da tempo, ma punta comunque alla vittoria: la medaglia d’oro mondiale all’aperto è l’unica che gli manca in carriera.
Oltre a Jacobs e Tamberi, a Eugene sono attesi tutti i più grandi atleti del momento, e ci si aspettano quindi grandi gare e possibilmente nuovi record: chi lì stabilirà verrà premiato con 100 mila dollari. Ci sarà anche una novità al termine delle finali: le medaglie verranno consegnate subito ai vincitori, per «commemorare le loro vittorie individuali “nel momento” e poterle condividerle con familiari e amici presenti», come ha scritto la World Athletics.
I 100 metri femminili saranno ancora una questione giamaicana, con Shelly-Ann Fraser-Pryce, Elaine Thompson e Shericka Jackson che si contenderanno l’oro come un anno fa a Tokyo (allora l’ordine di arrivo fu Thompson, Fraser-Pryce, Jackson). Le maggiori speranze di medaglie americane sono riposte su Sydney McLaughlin, oro olimpico nei 400 ostacoli, Athing Mu, oro olimpico negli 800 piani, Valarie Allman, oro nel lancio del disco, e ancora una volta su Allyson Felix, che a 36 anni, 11 medaglie olimpiche e 18 mondiali potrebbe correre per l’ultima volta in carriera nella staffetta 4×400 mista.
C’è inoltre molta attesa per i detentori degli ultimi record mondiali, che a Eugene potrebbero superarsi ancora: la venezuelana Yulimar Rojas nel salto triplo, lo svedese di origini americane Mondo Duplantis nel salto con l’asta e lo statunitense Ryan Crouser nel getto del peso. Sarà invece più difficile aspettarsi un nuovo record dal norvegese Karsten Warholm, che un anno fa, nel giro di un mese, stabilì due volte il record del mondo nei 400 ostacoli dopo averne battuto uno che durava da 29 anni. Warholm è alle prese con un infortunio muscolare e non sarà nelle migliori condizioni.
In Italia i Mondiali di atletica di Eugene verranno trasmessi in diretta e in differita da Rai e Sky. Le giornate di gara verranno suddivise in due parti: la prima a partire dalle 18 circa e la seconda dalle 2 di notte in poi.
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