La variante “Centaurus” deve il suo nome a un tizio qualunque
Un utente di Twitter appassionato di questioni legate alla pandemia ha iniziato a chiamare così BA.2.75, e tutti gli sono andati dietro
“Centaurus”, la nuova sottovariante di omicron di cui si parla con preoccupazione per i rischi che potrebbe comportare, non deve il proprio nome all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) – che la chiama BA.2.75 – o a qualche altra istituzione sanitaria, ma sostanzialmente a una persona a caso su Twitter, che ogni tanto pubblica dati sulla pandemia e che ha iniziato a chiamarla in questo modo.
In breve tempo, il nome “Centaurus” è stato ripreso da altri utenti del social network e in seguito è finito su alcuni grandi giornali e siti di notizie, diventando di fatto il nome più utilizzato per indicare la variante, al posto della catalogazione ufficiale adottata anche dall’OMS.
Su Twitter, Xabier Ostale pubblica spesso dati e informazioni sul coronavirus, sulle sue varianti e sulle precauzioni da adottare per ridurre il rischio di contagi. Non è un virologo né un epidemiologo, ma un semplice appassionato che come molte altre persone negli ultimi due anni di pandemia si è interessato all’argomento, cercando di dare il proprio contributo.
BA.2.75 era stata identificata per la prima volta in India nel mese di maggio e aveva rapidamente attirato l’interesse di vari esperti per le proprie caratteristiche, che la rendono potenzialmente più pericolosa di BA.5, una delle varianti di omicron responsabili delle attuali ondate di COVID-19 in vari paesi europei e non solo. Le ricerche su Twitter riferite ai mesi di maggio e di giugno non restituiscono apparentemente occorrenze di “Centaurus” per indicare la variante: il termine era per lo più utilizzato per parlare delle galassia Centaurus A (NGC 5128) che si trova nella costellazione del Centauro, e per tweet sulla creatura metà uomo e metà cavallo della mitologia greca.
Le prime occorrenze su Twitter che mettono insieme “Centaurus” e BA.2.75 risalgono all’inizio di luglio, quando Ostale decise di chiamare in questo modo la variante. Nei giorni seguenti, il nome sarebbe stato usato sempre di più nelle ricerche su Google, sempre in riferimento al coronavirus e alla pandemia.
A giudicare da uno dei primi tweet in tema, sembra che Ostale fosse alquanto consapevole sulla possibilità di convincere mezzo mondo a usare “Centaurus” al posto di una sigla alfanumerica per identificare la nuova variante. In un tweet aveva scritto: «Ho appena battezzato la variante BA.2.75 con il nome di una galassia. Il suo nuovo nome è variante Centaurus. Abituatevi. Oggi, sono al comando di qualsiasi cosa legata alla pandemia».
I have just named BA.2.75 variant after a galaxy.
Its new name is Centaurus strain.Get used to it. Today, I'm in command of anything pandemic. pic.twitter.com/JNkxlRI9Hv
— Xabier Ostale (xabitron1@mastodon.social) (@xabitron1) July 1, 2022
Ostale ha spiegato a Motherboard di avere scelto quel nome perché: «Penso che l’alfabeto greco non sia una scelta adeguata. Le galassie sono tante e hanno nomi accattivanti». Devono averla pensata così molte altre persone e alla fine alcuni giornali si sono accodati, probabilmente per rendere più rintracciabili i loro articoli che si occupano di BA.2.75 su Google e gli altri motori di ricerca.
It is wild to me that some random guy on Twitter decided that the BA.2.75 variant was going to be known as "Centaurus" and it completely worked. pic.twitter.com/ZLfwAVxp6g
— Ed Yong isn’t really here (@edyong209) July 12, 2022
Un anno fa, l’OMS aveva deciso di utilizzare le lettere dell’alfabeto greco per nominare le varianti del coronavirus, cercando in questo modo di evitare stigmatizzazioni e discriminazioni nei confronti dei paesi in cui venivano rilevate nuove versioni del virus. Tra il 2020 e l’estate del 2021 erano state utilizzate soprattutto definizioni geografiche come “variante inglese”, “variante sudafricana” o “variante indiana”, con qualche rimostranza da parte dei paesi coinvolti.
La lettera greca viene comunque assegnata alla variante e non alle sottovarianti, proprio perché queste sono considerate strette parenti (spesso discendenti) della variante. È il motivo per cui si parla di omicron in generale per identificare le sue numerose versioni, emerse soprattutto in questi sei mesi di circolazione in buona parte del mondo. BA.2.75 è quindi indicata come una variante “di interesse” dall’OMS, definizione che mostra una particolare attenzione da parte delle istituzioni sanitarie e dei gruppi di ricerca, che studiano le sottovarianti per comprenderne le caratteristiche e fare previsioni sul loro grado di pericolosità.
Nel caso in cui BA.2.75 dovesse rivelarsi molto diversa dal resto delle sottovarianti di omicron e potenzialmente pericolosa, sarebbe definita “variante di cui preoccuparsi” e potrebbe anche ottenere l’assegnazione di una nuova lettera dell’alfabeto greco. Di certo non otterrebbe comunque un nome diverso e di fantasia, come quello scelto da Ostale e che si è diffuso così rapidamente sui mezzi di comunicazione.
In una serie di tweet pubblicata a inizio settimana, Ostale ha raccontato meglio le motivazioni dietro le proprie insistenze su “Centaurus”: «Le persone comprendono molto meglio dei soprannomi rispetto a lettere e numeri, la loro percezione delle sottovarianti è un casino. […] Non tutti sono dottori di ricerca che ricevono aggiornamenti quotidiani sulle varianti e le sottovarianti. Guardano le notizie ogni tanto, se gli si dice che BA.2.75 sta crescendo in molti paesi, non se ne faranno un’idea, non saranno nemmeno in grado di parlarne ad altri».
In passato vari osservatori avevano criticato l’OMS per avere adottato un sistema poco efficace per nominare le varianti, considerato che soprattutto dopo le prime versioni di omicron era diventato evidente quante sottovarianti potessero finire in circolazione, magari con effetti diversi tra loro. È bene però ricordare che le sigle alfanumeriche derivano dalla necessità di classificare le varianti a seconda della loro discendenza, fornendo informazioni importanti a chi si occupa di fare ricerca e di studiare le evoluzioni del coronavirus.