C’è un accordo sul rigassificatore di Piombino
Potrà rimanere nel porto per tre anni, poi dovrà essere spostato altrove, ma ci sono ancora molti dettagli da chiarire
Dopo alcune settimane di confronto e proteste a livello locale, è stato trovato un accordo tra il ministero della Transizione ecologica (MITE) e la regione Toscana per l’installazione del discusso rigassificatore galleggiante nel porto di Piombino, in provincia di Livorno.
La grande nave che consentirà di compensare almeno in parte le minori forniture di gas dalla Russia potrà rimanere nel porto per tre anni e non per periodi di tempo più lunghi inizialmente ipotizzati. La decisione ha provocato le proteste da parte delle amministrazioni locali e di alcune associazioni, preoccupate dall’impatto ambientale dell’iniziativa. Al termine del periodo indicato, il rigassificatore dovrà essere collocato altrove, forse più al largo, ma non ci sono ancora molti dettagli.
L’accordo è stato fatto in una riunione organizzata mercoledì a Roma a cui hanno partecipato vari politici locali ed esponenti del governo: il ministro del MITE, Roberto Cingolani, l’amministratore delegato di SNAM (Società nazionale metanodotti), Stefano Venier, e il presidente della regione Toscana, Eugenio Giani, nominato in precedenza commissario per il rigassificatore di Piombino. Il governo aveva mostrato in più occasioni di voler fare in fretta, in modo da avere accesso il prima possibile a una nuova fonte di gas da immettere nella rete italiana.
Del rigassificatore di Piombino, in sostanza una grande nave che si chiama Golar Tundra lunga quasi 300 metri e larga 40, si era iniziato a parlare nei primi giorni di aprile in seguito ad alcune dichiarazioni di Cingolani, che avevano spiazzato le amministrazioni locali, non ancora aggiornate sui dettagli dell’operazione e le complicazioni nella realizzazione dell’intero progetto. In seguito alle proteste, soprattutto dell’amministrazione di Piombino, il 9 giugno il governo aveva deciso di nominare commissario Giani, in modo da sveltire la fase delle autorizzazioni.
La prospettiva di tempi molto stretti aveva portato a ulteriori proteste da parte degli enti locali e della popolazione.
Una delle principali preoccupazioni era proprio legata alla durata della permanenza della Golar Tundra nel porto, con la prospettiva di avere per un lungo periodo il rigassificatore vicino alla città. La formalizzazione di un periodo di tre anni dovrebbe rimuovere parte di queste preoccupazioni, ma rimangono comunque i problemi sollevati dai sindaci della zona sull’impatto ambientale dell’iniziativa e gli eventuali rischi.
La presenza della Golar Tundra implicherà che ogni giorno saranno scaricati in mare fino a 50 chilogrammi di cloro, il cui impatto sull’ambiente marino nella zona non è completamente chiaro, come aveva spiegato un mese fa il docente di Ecologia al dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, Alberto Castelli: «Bisogna considerare il fatto che, come sostanza, il cloro nell’acqua già sia presente in maniera naturale, resta da capire in che forma e quantità viene immesso, dato che esistono dei limiti scritti da non superare, che immediatamente farebbero capire l’invasività dell’operazione».
Gli enti locali e alcune associazioni avevano inoltre segnalato i potenziali rischi derivanti dall’installazione di un tubo lungo 8 chilometri, necessario per mettere in collegamento la nave con il primo punto di accesso alla rete di distribuzione del gas sulla terraferma.
Il tubo passerà nell’area industrializzata di Piombino e dovrà essere realizzato o sottoterra, rendendo necessarie attività di bonifica e messa in sicurezza del suolo, oppure a cielo aperto con un certo impatto per le attività nell’area interessata. Altre preoccupazioni erano state espresse dai pescatori della zona, che temono danni per i loro allevamenti di pesce e cozze, tra i principali in Italia.
Il sindaco di Piombino, Francesco Ferrari (Fratelli d’Italia), nelle scorse settimane aveva criticato duramente Giani, accusandolo di non avere coinvolto a sufficienza le amministrazioni locali su una decisione così importante. Mercoledì, Ferrari ha detto di essere ancora in attesa di informazioni precise sul progetto di SNAM per il rigassificatore. È comunque prevista l’attivazione di una struttura che si occupi della verifica dell’andamento dei lavori e di valutare le richieste dal territorio, in particolare per la preservazione dell’ambiente.
SNAM aveva già acquistato da tempo la Golar Tundra, una nave che può essere utilizzata sia per il trasporto di gas liquefatto sia come impianto di rigassificazione. Il gas naturale liquefatto (GNL o LNG) occupa un volume circa 600 volte inferiore rispetto a quando si trova allo stato gassoso e di conseguenza una metaniera può trasportarne quantità molto maggiori. Il trasporto avviene all’interno di grandi cisterne a una pressione poco superiore a quella atmosferica, ma a una temperatura di -162 °C.
Nei rigassificatori, il GNL torna allo stato gassoso grazie a un processo di riscaldamento controllato, all’interno di un impianto che ha un volume adeguato per permettere l’espansione del gas. In seguito il gas viene immesso nella rete e distribuito nelle abitazioni, nelle aziende e utilizzato nelle centrali a gas per la produzione di energia elettrica.
Il GNL ha il vantaggio di rendere più versatile l’approvvigionamento di gas rispetto ai tradizionali gasdotti, strutture fisse che permettono l’importazione del gas solo dai paesi cui è collegata la rete di distribuzione. Al momento in Italia ci sono tre rigassificatori: il più grande è il Terminale GNL Adriatico ed è un impianto offshore, un’isola artificiale che si trova in mare al largo di Porto Viro, in provincia di Rovigo, e ha una capacità di produzione annuale di 8 miliardi di metri cubi di gas.
Nel mar Tirreno, al largo della costa tra Livorno e Pisa, c’è un rigassificatore offshore: è una nave metaniera che è stata modificata e ancorata in modo permanente al fondale e immette gas in rete dal 2013. Ha una capacità di trattamento annuale di 3,75 miliardi di metri cubi. Il terzo rigassificatore in funzione è invece una struttura onshore, cioè sulla terraferma: si trova a Panigaglia, in provincia di La Spezia e ha una capacità di trattamento di 3,5 miliardi di metri cubi di gas all’anno.
SNAM prevede di ottenere dalla Golar Tundra fino a 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, una quantità che consentirebbe di ridurre ulteriormente la quota di gas acquistato dalla Russia e di compensare eventuali riduzioni delle forniture, soprattutto a causa della guerra in Ucraina. Dopo l’installazione a settembre, a partire dal prossimo anno la nave da sola potrebbe contribuire al 6,5 per cento del fabbisogno nazionale di gas.
L’iniziativa che interessa Piombino rientra nei programmi di diversificazione decisi dal governo per trovare nuove fonti di gas e ridurre la dipendenza dal gas russo. Il piano prevede l’installazione di una nave simile alla Golar Tundra anche nel porto di Ravenna, ma nel 2024, un anno dopo rispetto a Piombino. Oltre ai nuovi rigassificatori, il governo ha trovato nuovi accordi per aumentare la quantità di gas importata attraverso i gasdotti, in particolare dall’Algeria da cui dovrebbero arrivare fino a 9 miliardi di metri cubi di gas in più rispetto ai 22,5 miliardi di metri cubi importati nel 2021.