Le cause contro il PNRR dovranno essere più veloci
Il governo ha imposto ai tribunali amministrativi di discutere i ricorsi legati al PNRR prima di tutti gli altri, per rispettare le scadenze
Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge per ridurre i tempi delle cause contro i progetti legati al PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza che consentirà all’Italia di finanziare opere per quasi 220 miliardi di euro. I fondi sono stati garantiti dall’Unione Europea nell’ambito del Recovery Fund, lo strumento comunitario per stimolare la ripresa economica dopo la pandemia da coronavirus, e sono vincolati al rispetto di precise tempistiche: i progetti proposti dovranno essere conclusi entro il 2026, altrimenti sarà revocato il finanziamento. Il governo è intervenuto per prevenire che le sospensioni decise dai tribunali amministrativi regionali (TAR) in seguito ai ricorsi presentati da amministrazioni o comitati locali possano far sforare i tempi stabiliti.
Il decreto legge, all’articolo 3, dice che i tribunali amministrativi dovranno dare assoluta priorità alla discussione dei ricorsi che riguardano progetti finanziati totalmente o anche solo in parte con soldi del PNRR. In concreto, se il tribunale accoglie il ricorso deve fissare la data della relativa udienza nella prima data utile, entro trenta giorni. Se il ricorso viene respinto dal TAR e successivamente riammesso dal Consiglio di Stato, il secondo grado della giustizia amministrativa, il periodo di trenta giorni parte dal giorno in cui il TAR riceve l’ordinanza dal Consiglio di Stato.
Nel caso in cui l’udienza di merito non si svolga entro i termini previsti, si legge nel decreto legge, «la misura cautelare perde efficacia», cioè le eventuali sospensioni ai progetti vengono revocate. Le nuove regole valgono per tutte le fasi del progetto, dalle gare di appalto fino all’eventuale espropriazione delle aree.
I giudici, inoltre, nel decidere eventuali sospensioni dei progetti dovranno tenere conto della «coerenza della misura adottata con la realizzazione degli obiettivi e il rispetto dei tempi di attuazione del PNRR». In questo modo, secondo gli obiettivi del governo, potrà essere garantita la possibilità di rivolgersi alla giustizia amministrativa, ma con tempi ragionevoli rispetto alle scadenze fissate.
La presidenza del Consiglio dei ministri ha spiegato in una nota che il decreto introduce un «rito speciale» con l’obiettivo di garantire il pieno impiego di tutte le risorse economiche stanziate. «L’obiettivo è di rendere i procedimenti che si svolgono davanti al TAR e al Consiglio di Stato più rapidi e compatibili con il rispetto degli obiettivi del PNRR», ha detto il governo. Le nuove regole prevengono gli effetti di ricorsi pretestuosi, presentati soltanto con l’intento di allungare i tempi dei progetti per bloccarli.
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Il decreto si applica anche alle cause già in corso: quest’ultima regola, inserita al comma 8 nel decreto legge, sembra essere stata pensata appositamente dopo che il primo grande progetto del PNRR era stato fermato da un tribunale, con una decisione che aveva sospeso i lavori di costruzione del cosiddetto nodo ferroviario di Bari, una nuova importante ferrovia nella zona a Sud di Bari. Dieci giorni fa i giudici avevano accolto il ricorso presentato da alcune associazioni ambientaliste e dal comune di Noicattaro ordinando alla Regione e a RFI, la società che si occupa della gestione delle reti ferroviarie, di individuare entro il 10 ottobre «il progetto idoneo meno impattante da un punto di vista ambientale e paesaggistico».
L’udienza di merito era stata fissata al 18 gennaio 2023, tra più di 6 mesi, con un significativo allungamento dei tempi previsti. Con il nuovo decreto legge approvato dal governo, l’udienza del TAR dovrà essere fissata entro i primi giorni di agosto. Senza le nuove regole sarebbe stato complicato rispettare le tempistiche imposte dal PNRR: in questo modo, invece, potrebbero essere comunque valutate modifiche al progetto.