Il Partito Liberal Democratico giapponese ha rafforzato la sua maggioranza parlamentare
Il partito conservatore al governo ha vinto le elezioni che si sono tenute due giorni dopo l'omicidio del suo ex leader Shinzo Abe
Il Partito Liberal Democratico (PLD), di centrodestra, ha vinto le elezioni della Camera alta giapponese, che si sono svolte due giorni dopo l’attentato in cui è stato ucciso l’ex primo ministro Shinzo Abe, che era stato leader del PLD nello scorso decennio. Domenica si votava per rinnovare 125 dei 248 seggi della Camera dei consiglieri, la Camera alta del Parlamento, meno potente della Camera bassa: il PLD– che governa il paese quasi ininterrottamente dalla Seconda guerra mondiale – ne ha vinti 63, il suo risultato migliore dal 2013.
Le elezioni per la Camera alta giapponese funzionano così: ogni tre anni viene eletta la metà dei seggi, e i parlamentari eletti restano in carica sei anni. Nelle elezioni di domenica la coalizione che sostiene il governo del primo ministro Fumio Kishida, formata dal PLD e dal partito alleato Komeito, ha ottenuto 76 dei 125 seggi disponibili, guadagnando una tranquilla maggioranza nella Camera alta. Il Partito Costituzionale Democratico del Giappone, il principale partito dell’opposizione, ne ha invece ottenuti 17, perdendone sei rispetto a quelli che aveva prima delle elezioni.
Il voto di domenica era largamente considerato una sorta di test per valutare il lavoro di Kishida, che è al governo dallo scorso settembre ed era stato ministro degli Esteri durante il mandato di Abe, il primo ministro più longevo della storia del Giappone.
Secondo vari analisti, la vittoria nelle elezioni alla Camera alta semplificherà molto i programmi del primo ministro, che all’inizio del proprio mandato aveva promesso di costruire un “nuovo capitalismo”, una serie di iniziative pensate per ridistribuire le ricchezze e investimenti orientati a favorire lo sviluppo economico del paese. Permetterà inoltre al governo di rafforzare ulteriormente il proprio potere decisionale su certi argomenti, come la gestione della pandemia da coronavirus, la lotta all’inflazione e l’indurimento delle posizioni nei confronti della Cina in politica estera.
Uno degli altri interventi che potrebbe puntare a mettere in pratica il governo giapponese grazie alla maggioranza nella Camera alta è la modifica della Costituzione “pacifista” del Giappone, una misura che Abe aveva provato ad attuare in varie occasioni e che anche Kishida aveva promesso di voler portare avanti.
La Costituzione giapponese, scritta dalle forze occupanti americane sbarcate in Giappone dopo la fine della Seconda guerra mondiale, proibisce al paese di avere un esercito e di dotarsi di «altro potenziale militare». Durante il suo mandato Abe aveva sostenuto la possibilità di cambiare la natura pacifista della Costituzione, di modo da permettere al Giappone di rafforzare le difese nazionali e prevenire attacchi missilistici dalla Cina e dalla Corea del Nord: come ha osservato l’agenzia di stampa Kyodo News, adesso le forze politiche che sono in favore di un emendamento della Costituzione (LPD, Komeito e Nippon Ishin no Kai, partito di orientamento conservatore) alla Camera alta hanno in totale 179 seggi: più dei 166 di cui avrebbero bisogno per approvare una revisione.
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