Alle isole Faroe quest’anno saranno uccisi meno delfini
500 al massimo nella tradizionale caccia annuale di cetacei, dopo che l'anno scorso ne erano stati uccisi quasi il triplo
Il governo delle isole Faroe ha imposto un limite al numero di delfini che potranno essere uccisi quest’anno durante la controversa caccia tradizionale ai cetacei: 500 al massimo. La decisione è arrivata dopo che nel 2021 ne erano stati uccisi 1.423 in un giorno, un numero molto più alto della media degli ultimi vent’anni, cosa che aveva suscitato critiche particolarmente dure tra le organizzazioni che difendono i diritti degli animali e non solo: una petizione firmata da quasi 1,3 milioni di persone aveva chiesto al governo locale di vietare del tutto la caccia ai cetacei.
Le isole Faroe (Fær Øer con l’alfabeto danese) sono un arcipelago del nord dell’oceano Atlantico: si trovano a nord della Scozia, a ovest della Norvegia meridionale e a sud-est dell’Islanda, e pur appartenendo alla Danimarca sono autonome in quasi tutti gli aspetti della politica interna – al pari della Groenlandia. La tradizionale caccia ai cetacei, “grindadráp” in faroese, è una delle cose per cui sono più note nel mondo. Ogni anno, in estate, gruppi di cetacei vengono radunati da imbarcazioni di cacciatori e spinti verso le acque basse di una baia: lì vengono fatti spiaggiare, uccisi e macellati da cacciatori a terra. Si tratta perlopiù di delfini appartenenti alla specie Leucopleurus acutus e globicefali.
La grindadráp è approvata e regolamentata dalle autorità locali, che rivendicano il fatto che i faroesi si nutrano di cetacei da secoli, ed è un evento significativo per la gente del posto, che si raduna per assistere all’uccisione degli animali e poi si divide la carne.
In media, secondo le statistiche del governo faroese relative a questo secolo, ogni anno vengono uccisi 260 delfini nella grindadráp e, dato che secondo le stime scientifiche attorno alle Faroe vive una popolazione di 80mila Leucopleurus acutus, una caccia annuale di fino a 825 individui non metterebbe a rischio la sopravvivenza della specie nel territorio. Le uccisioni dell’anno scorso tuttavia sono state definite «eccezionalmente numerose» anche dal governo faroese, che ha riconosciuto che «aspetti della caccia non sono stati soddisfacenti».
Secondo l’organizzazione animalista Sea Shepherd la caccia del 2021 era stata «crudele e inutile», tra le altre cose perché era stata effettuata da persone che non avevano la licenza per parteciparvi, e che pertanto non conoscevano i metodi per uccidere rapidamente i cetacei. Anche tra i membri delle associazioni di caccia faroesi l’evento era stato criticato perché i delfini erano stati lasciati in agonia troppo a lungo prima di essere uccisi.
Il limite di 500 delfini deciso dal governo faroese varrà per quest’anno e per il prossimo. Nel 2024 si faranno nuove valutazioni sulla quota tenendo conto dei suggerimenti della North Atlantic Marine Mammal Commission (NAMMCO), un’organizzazione internazionale dedicata allo studio e alla conservazione dei mammiferi marini nel Nord Atlantico di cui le Faroe fanno parte insieme a Groenlandia, Islanda e Norvegia: il governo faroese ha chiesto alla commissione scientifica dell’ente di aggiornare le proprie linee guida su come possa essere praticata una caccia sostenibile ai delfini.
È stato inoltre annunciato che il governo controllerà i metodi con cui viene praticata la grindadráp e verificherà che l’uccisione dei delfini sia svolta «il più velocemente ed efficientemente possibile». La NAMMCO ha consigliato lo sviluppo di armi da caccia specifiche per i delfini, come ne esistono per i globicefali, allo scopo di uccidere gli animali in tempi brevi, senza lasciarli in agonia: è stato realizzato un prototipo che deve ancora essere testato.