La scelta degli stadi per gli Europei di calcio femminili non sta piacendo
Il torneo batterà tutti i record di presenze ma diverse strutture ospitanti sono piccole e periferiche, con conseguenze assai visibili
Gli Europei di calcio femminili sono appena iniziati eppure già sappiamo che saranno i più visti e partecipati nella storia della competizione. Sono stati venduti oltre 500 mila biglietti, più del doppio dei 240 mila venduti per l’ultima edizione nei Paesi Bassi. Anche la media spettatori più alta finora — gli 8.676 in Svezia nel 2013 — è destinata ad essere superata.
La partita inaugurale, giocata all’Old Trafford di Manchester davanti a 68.871 spettatori, ha stabilito il nuovo record di presenze del torneo, superando ampiamente i 41.301 spettatori della finale del 2013 tra Germania e Norvegia. Inoltre, le partite dell’Inghilterra sono già tutte esaurite, così come la finale del 31 luglio allo stadio Wembley di Londra.
Eppure in Inghilterra si stanno chiedendo se la scelta di strutture e città ospitanti sia stata corretta, a maggior ragione dopo le prime partite dei gironi, disputate in alcuni stadi scarsamente riempiti, e dopo le critiche arrivate da alcune giocatrici.
A pochi giorni dall’inizio del torneo la calciatrice islandese Sara Björk Gunnarsdóttir — che è da poco passata dal Lione alla Juventus — aveva definito «irrispettoso nei confronti del calcio femminile» far giocare Islanda, Belgio e Italia all’Academy Stadium del Manchester City, un impianto secondario da 7 mila posti nella periferia di Manchester, nascosto dietro il più grande Etihad (lo stadio del Manchester City maschile).
L’Inghilterra era l’unico paese candidato quando nel 2018 le furono assegnati gli Europei. All’epoca però il calcio femminile doveva ancora vivere il periodo di rapida crescita, coinciso con i Mondiali del 2019, e per questo la federazione inglese ha spiegato di aver dovuto convincere molte città a farsi avanti per ospitare le partite.
Il torneo è stato diviso di conseguenza in modo poco omogeneo tra otto città e dieci stadi, lasciando senza sedi ampie zone del paese, come il Nord, la costa orientale e il Sud-Ovest. Londra e Manchester hanno due stadi ospitanti ciascuno: Wembley e il Community Stadium di Brentford, l’Old Trafford e l’Academy Stadium del Manchester City. Oltre al Community Stadium e all’Old Trafford, ci sono altri due stadi di Premier League: il Falmer Stadium di Brighton e il St. Mary’s Stadium di Southampton. Le altre città ospitanti sono Sheffield, Milton Keynes, Rotherham e Leigh.
Nell’organizzazione dei tornei internazionali è prassi coinvolgere alcuni stadi di capacità minore per le partite meno appetibili, soprattutto nella fase a gironi. Gli impianti di Rotherham e Leigh, per esempio, non superano i 12 mila posti, ma questo non è l’unico problema. I due centri abitati sono entrambi periferici — considerati “satelliti” di Sheffield e Manchester — e quindi poco attrattivi e difficili da raggiungere per i tifosi delle nazionali straniere. Tutto questo si è visto nella partita di domenica sera a Rotherham tra Italia e Francia, che nonostante l’importanza e il seguito delle due squadre coinvolte ha attirato poco più di 8mila spettatori (peraltro in una giornata estiva in cui la città si era svuotata).
L’Inghilterra, invece, giocherà sempre negli stadi più grandi — quelli di Premier League — e nei centri principali. Su quest’ultima scelta, la federazione inglese ha risposto di non essersi concentrata solo sull’Inghilterra nell’organizzazione del torneo, come alcuni l’accusavano, spiegando però che per loro «era necessario esaurire i posti alle partite dell’Inghilterra per spostare la domanda verso altri incontri meno richiesti».
A torneo in corso, inoltre, si sta manifestando anche un altro problema. Secondo la BBC, circa mille persone che avevano comprato i biglietti per Norvegia-Irlanda del Nord a Southampton non si sono presentate allo stadio per la partita, e questo sta accadendo anche altrove. Potrebbe essere un problema legato al costo dei biglietti, venduti a partire da 10 sterline: prezzi molto bassi pensati per attirare in particolare le famiglie, ma anche abbastanza bassi da non impedire rinunce o ripensamenti.
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