Una canzone di Warren Zevon

Di quelle semplicissime, che nemmeno lo sai cos'abbiano

(EPA/MATTHEW ROLSTON/ansa)
(EPA/MATTHEW ROLSTON/ansa)
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Crosby, Stills e Nash hanno rimesso i loro dischi su Spotify: avevano lasciato a gennaio seguendo l’esempio di Neil Young e Joni Mitchell per protesta contro i podcast che disinformano sulla pandemia ospitati da Spotify (in particolare quello di Joe Rogan), ma dicono che ora Spotify ci ha messo delle pezze.
Lauryn Hill si è unita al concerto di Wyclef Jean a New Orleans e hanno cantato Killing me softly , la cover che fecero insieme quando erano Fugees.
Tra le tante canzoni d’epoca nella quarta (sfinente) stagione di Stranger Things , a parte Kate Bush di cui tutto il mondo parla , non ci sono trovate molto originali e straordinarie: restano degne di nota la scelta di Tarzan Boy di Baltimora e quanto sia imbattibile nella sua banalità quella di Fire and rain di James Taylor.

Don’t let us get sick
Warren Zevon

Don’t let us get sick su Spotify
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Poi ci sono canzoni semplicissime, che nemmeno lo sai cos’abbiano. Io almeno non lo so. Certo, l’esortazione “non diventiamo stupidi”, considerata la dimensione contemporanea di quel rischio, mi piace parecchio (ancora di più di quella contemporaneissima del titolo): ma non è quello che fa bella la canzone.

Don’t let us get sick
Don’t let us get old
Don’t let us get stupid, alright?
Just make us be brave
And make us play nice
And let us be together tonight

Warren Zevon è uno di quei casi in cui se chiedete in giro fuori dagli Stati Uniti nessuno ha idea di chi sia, e se chiedete a quelli esperti – e ai musicisti – fanno quell’ammicco e quella smorfia che dicono “quanto la sapeva lunga, Warren Zevon?”. Era nato a Chicago 75 anni fa ed è morto nel 2003: è stato “poliedrico” musicista, cantautore, autore per altri, amico dei più grandi negli anni Settanta (ma anche dei REM negli Ottanta), creativo inventore di inventivi testi, gran rocker, ospite e musicista in tv da Letterman, adorato da tutto un culto di fan. Il suo cognome un po’ spaziale in decenni in cui andava forte lo spazio era un cognome vero, lo aveva adottato suo padre ucraino – che prima si chiamava Zivotofsky – quando era arrivato negli Stati Uniti.

The moon has a face
And it smiles on the lake
And causes the ripples in Time
I’m lucky to be here
With someone I like
Who maketh my spirit to shine

Don’t let us get sick era nel suo penultimo disco, che uscì nel 2000: parla di tristezze e di conforti e di vite che vanno a finire, ma Zevon ancora non lo sapeva di essere malato. Morì di cancro tre anni dopo, ed è famosa una cosa che disse, insieme al rammarico di essersi curato poco nella vita («potrei avere fatto un errore tattico non andando da un medico per vent’anni”»), quando parlò della malattia da Letterman, pochi mesi prima : «ti ricordi di goderti ogni panino».


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