Il Parlamento europeo ha approvato le nuove regole per le aziende del settore digitale
Imporranno maggiori controlli e limiteranno il monopolio di Amazon, Google e Facebook, tra le altre
Martedì il Parlamento europeo ha approvato le nuove leggi che regolamenteranno l’attività delle aziende del settore digitale e che limiteranno parecchio il potere delle grosse piattaforme cosiddette “Big Tech”, come Google e Facebook. Le regole approvate erano state proposte dalla Commissione europea a dicembre 2020 e sono divise in due parti: il Digital Services Act (DSA), che riguarda la sicurezza e la trasparenza dei servizi, oltre che la moderazione di contenuti pericolosi, e il Digital Markets Act (DMA), che servirà a individuare, limitare ed eventualmente punire i comportamenti anticompetitivi delle aziende monopoliste in vari settori.
Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva della Commissione con delega al Digitale e alla Concorrenza, ha commentato la notizia dicendo che «con maggiori dimensioni arriva anche maggiore responsabilità: se sei una grande piattaforma, ci sono cose che devi fare e cose che non puoi fare». Thierry Breton, commissario europeo al Mercato interno che insieme a Vestager aveva presentato la proposta di legge nel 2020, ha detto che con queste nuove norme il mercato digitale europeo sarà «il più importante del “mondo libero”».
Il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione Europea avevano trovato un accordo sulle due proposte di legge già nei mesi scorsi, ma dopo l’approvazione ufficiale del Parlamento bisognerà comunque aspettare la validazione anche del Consiglio e la pubblicazione delle nuove norme sulla gazzetta ufficiale. Si prevede che entreranno in vigore nell’autunno di quest’anno.
Il DSA aggiorna una direttiva sull’e-commerce di circa vent’anni fa e regola l’attività delle piattaforme che fanno da intermediari tra aziende che offrono prodotti, servizi o contenuti e gli utenti che ne fanno uso. Si applica a tutte le aziende che operano online ma è particolarmente rigida nei confronti delle piattaforme con oltre 45 milioni di utenti attivi nell’Unione Europea: si tratta in tutto di una ventina di società tra cui Google, Apple, Meta (quella di Facebook), TikTok e Twitter.
Il DSA chiede che queste aziende siano più trasparenti sui loro dati e algoritmi, oltre che sulle loro attività, e più attente nel moderare, filtrare, bloccare o rimuovere contenuti nocivi o pericolosi. Il regolamento prevede tempi rapidi per la rimozione di contenuti e l’obbligo per le aziende di sospendere gli utenti che abbiano violato più volte il regolamento. Per verificare le attività delle aziende, il DSA prevede controlli annuali e, nel caso di infrazioni ripetute, sanzioni che possono arrivare fino a un massimo del 6 per cento del fatturato annuo.
Il punto principale del DMA, invece, è la limitazione del monopolio dei cosiddetti «gatekeeper» (letteralmente “custodi del cancello”), cioè le piattaforme che godono di una posizione di monopolio e che possono impedire o contrastare l’ingresso di nuove aziende in un determinato settore che può essere quello dei social network, del cloud computing, della ricerca online, della messaggistica, dello streaming video o altri.
Sono le aziende che negli ultimi tre anni hanno avuto nell’Unione Europea entrate annue di almeno 7,5 miliardi di euro e almeno 45 milioni di utenti. Sono previste eccezioni sia per aziende abbastanza grandi ma che non operano come gatekeeper, sia per aziende che non raggiungono i parametri ma che si possono ugualmente considerare gatekeeper in un particolare settore.
L’obiettivo è evitare comportamenti anticompetitivi: per esempio i gatekeeper non potranno favorire in nessun modo i propri servizi a scapito di quelli della concorrenza e quelli che gestiscono sistemi operativi dovranno consentire agli utenti di cancellare le app preinstallate. Gli e-commerce dovranno inoltre condividere con venditori terzi che usano la piattaforma i dati generati dalle loro attività.