Gli adesivi per la faccia sono i nuovi trucchi?
Da dove arrivano gli strass e gli adesivi colorati che avrete visto alle sfilate del Pride, sul cantante Mahmood e nella serie tv "Euphoria"
Negli ultimi mesi ci sono sempre più persone con appiccicate in faccia strass e piccole figure adesive e colorate, come decorazione. Molti di questi sticker facciali, per esempio, si sono visti alle sfilate del Pride, il mese di eventi che celebra la comunità LGBTQIA+ in tutto il mondo, e ai festival musicali estivi, ma non è raro vederli anche in contesti meno festosi e stravaganti, usati come si usa normalmente il trucco, vicino agli occhi, sul corpo e sulle unghie.
Gli adesivi facciali si sono diffusi molto nel mondo dello spettacolo, della musica e delle serie tv e sono poi stati ripresi soprattutto dai giovani della generazione Z (quelli che vanno dai 10 ai 25 anni). Piacciono perché permettono di essere creativi ed esprimere la propria originalità creando mille combinazioni diverse, ma allo stesso tempo sono anche molto economici e facili da usare. Alcuni riconducono questa tendenza a un più ampio ritorno alle mode giovanili dei primi anni Duemila e al “massimalismo” di allora nell’uso di acconciature, trucchi e accessori; altri sostengono sia una delle tante espressioni di giocosità e autoironia molto apprezzate sui social network.
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Il primo utilizzo di adesivi facciali che raggiunse e influenzò un largo pubblico di giovani fu probabilmente quello della cantante diciannovenne americana Olivia Rodrigo. Nella copertina del suo primo album, uscito a maggio del 2021, era ritratta con la faccia (e addirittura la lingua) interamente ricoperta di piccoli adesivi colorati a forma di farfalle, soli, fiori e stelle, in un modo giocoso e infantile che, combinato all’espressione annoiata e alla linguaccia, le dava un’aria trasgressiva. Una cosa simile si è vista anche nel mondo musicale italiano, quando a marzo il cantante Mahmood ha pubblicato l’immagine promozionale del suo tour musicale: lo ritrae a petto nudo cosparso di immaginette colorate che sembrano “trasferelli”, i tatuaggi temporanei che si fanno ai bambini.
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Ad anticipare l’estetica di queste due fotografie potrebbe essere stata la diffusione, nel 2020, di piccoli cerotti per i brufoli che alcune aziende, di cui la più famosa è Starface, cominciarono a produrre di forme e colori vivaci – anziché color carne e poco visibili – per puntare sulla predisposizione delle nuove generazioni a valorizzare i difetti e le imperfezioni più che a nasconderli, come si faceva una volta.
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Gli adesivi erano già stati sdoganati anche nella decorazione per le unghie, che probabilmente hanno contribuito alla moda di metterli in faccia o sul resto del corpo. Già nel 2020 gli adesivi di marchi di prodotti per le unghie, come Ciaté London e Deco Miami, ebbero molto successo: la fondatrice di quest’ultimo, Julianna Dahbura, ha raccontato che le sembrò subito chiaro che chi la seguiva e comprava i suoi prodotti aveva un grosso interesse per gli sticker. «Abbiamo visto che i prodotti con design più giocosi […] sono più apprezzati su piattaforme orientate a un pubblico leggermente più giovane, come TikTok», ha detto anche Charlotte Knight, fondatrice di Ciaté London: «E i design più eleganti, come gli ornamenti metallici, avranno più funzionalità nei video di Instagram e YouTube dei millennial». A dicembre Gucci aveva realizzato un kit di adesivi per unghie in edizione limitata insieme alla cantautrice ventenne Billie Eilish.
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A quest’uso divertito degli adesivi facciali si è diffuso parallelamente un mercato di adesivi per il viso più eleganti, che attraverso la moda di lusso hanno raggiunto il grande pubblico. Il prodotto culturale che ha contribuito di più a questo fenomeno è stata la seconda stagione della serie tv americana Euphoria, uscita in Italia tra gennaio e marzo di quest’anno: alcuni personaggi femminili, adolescenti di una scuola superiore della provincia americana, fanno ampio uso di strass e decorazioni adesive attorno agli occhi, spesso con disegni anche molto sofisticati.
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Euphoria ha fatto molto parlare di sé per la cura nella scelta dei costumi e del trucco, e ha contribuito a plasmare l’immaginario della gioventù americana degli ultimi anni. Gli adesivi facciali usati da Donni Davy, responsabile di trucco e acconciature della serie e fondatrice di Half Magic Beauty, sono quelli del marchio Face Lace, che nacque nel 2012 per «creare trucchi elaborati che possano essere applicati in pochi secondi, che sembrino precisi e simmetrici, e che rimangano perfetti fino a quando non si staccano».
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Altri marchi diventati famosi in questo campo sono PaintLab, che fa adesivi per il contorno occhi e per le unghie e che è stato comprato da Urban Outfitters, e Simihaze Beauty, nato meno di un anno fa che, oltre a prodotti cosmetici più tradizionali, vende anche sticker colorati e olografici per decorare gli occhi. A novembre, l’influencer sudcoreana Pony (quasi 6 milioni di follower) aveva presentato una linea di prodotti di bellezza che comprendeva anche adesivi per il viso.
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A gennaio Fendi aveva riempito di strass adesivi i volti delle sue modelle per la sfilata haute couture (cioè l’alta moda francese) primavera/estate e al Met Gala di quest’anno (forse la più famosa serata della moda americana, dove le celebrità fanno a gara di appariscenza e stravaganza) l’attrice di Euphoria Storm Reid (19 anni), la poeta Amanda Gorman (24) e la modella (nonché figliastra della vicepresidente Kamala Harris) Ella Emhoff (23) si sono presentate con gli occhi truccati e decorati da brillantini adesivi.
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A febbraio un articolo su Vogue India inseriva il fenomeno degli adesivi facciali in un’estetica che la giornalista Hasina Khatib chiama “sleepovercore”, (qualcosa come “estetica da pijama party”), perché fa leva sulla nostalgia di quel tipo di serate tra adolescenti tipico dei primi Duemila (o Y2K) e sull’abitudine di imbellettarsi con decorazioni fai-da-te. Secondo alcuni esperti intervistati da Khatib, giocare con il nostro aspetto usando strass e adesivi come si faceva da bambini è un modo per ritrovare un piacere che riporta all’infanzia, in un momento storico di forte incertezza rispetto al futuro.