La Corte Suprema degli Stati Uniti ha limitato i poteri del governo sulla regolamentazione delle emissioni inquinanti
Giovedì la Corte Suprema degli Stati Uniti ha emesso una sentenza che limita i poteri dell’ente governativo che si occupa della tutela dell’ambiente (Environmental Protection Agency, EPA), in particolare il potere dell’EPA di regolamentare le emissioni inquinanti a livello federale. La sentenza riguardava un’azione legale intentata dallo stato del West Virginia, secondo cui l’EPA non aveva l’autorità di legiferare sul settore dell’energia nei singoli stati o sulle singole centrali.
La decisione della Corte sarà un grosso ostacolo per le politiche ambientali annunciate dall’amministrazione del presidente statunitense Joe Biden, che all’inizio del suo mandato si era impegnato entro il 2030 a ridurre almeno del 50 per cento le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 2005.
L’azione legale del West Virginia era stata appoggiata da alcune importanti aziende del settore e da altri 18 stati a maggioranza Repubblicana, preoccupati in particolare di dover abbandonare l’utilizzo del carbone, il più inquinante tra i combustibili fossili. Ridurre il più possibile l’impiego dei combustibili fossili è uno degli interventi necessari per limitare le emissioni inquinanti nell’ottica di ridurre il riscaldamento globale e contrastare gli effetti del cambiamento climatico. I nove giudici della Corte hanno dato ragione al West Virginia con 6 voti a favore e 3 contrari, sostenendo che il Congresso debba essere più chiaro se intende delegare a un ente nazionale decisioni di importanza economica e politica così significative.
La Corte Suprema è il più alto organo giudiziario degli Stati Uniti ed è composta da sei giudici di orientamento conservatore e tre di orientamento progressista; negli ultimi tempi i suoi equilibri si sono spostati verso posizioni sempre più conservatrici anche grazie alla nomina di tre giudici da parte dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. In questi giorni è stata molto criticata per la decisione con cui ha abolito una legge che limitava la facoltà di portare le armi negli spazi pubblici e soprattutto per quella con cui ha eliminato il diritto all’aborto a livello federale, ribaltando la storica sentenza che lo garantiva su tutto il territorio nazionale dal 1973.
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