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  • Mercoledì 29 giugno 2022

La sentenza sugli attacchi terroristici del 2015 a Parigi

Salah Abdeslam, l’unico partecipante ancora vivo, è stato condannato all'ergastolo

Salah Abdeslam, a destra, e Mohamed Abrini, a sinistra, in un disegno realizzato all'inizio del processo sugli attacchi terroristici di Parigi del 13 novembre 2015, l'8 settembre 2021 (Noelle Herrenschmidt via AP, File)
Salah Abdeslam, a destra, e Mohamed Abrini, a sinistra, in un disegno realizzato all'inizio del processo sugli attacchi terroristici di Parigi del 13 novembre 2015, l'8 settembre 2021 (Noelle Herrenschmidt via AP, File)
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Il processo per gli attacchi terroristici del 13 novembre 2015 a Parigi si è concluso con la condanna dei 20 imputati, 19 dei quali sono stati dichiarati colpevoli di tutti i capi d’accusa loro rivolti. In particolare Salah Abdeslam, l’unico partecipante in prima persona agli attacchi ancora vivo, è stato dichiarato colpevole di «omicidi in banda organizzata, in relazione con un’organizzazione terroristica» ed è stato condannato alla pena più dura prevista dalla legge francese: una forma di ergastolo che prevede una possibilità di libertà condizionale solo dopo 30 anni di detenzione.

La pena inflitta a Abdeslam non riguarda però l’uccisione di 130 persone nel corso degli attacchi, bensì il tentato omicidio di alcuni poliziotti da parte del gruppo di attentatori al teatro Bataclan: Abdeslam non era presente al teatro, ma i giudici hanno ritenuto che il ferimento dei poliziotti fosse da considerare parte di tutti i fatti di quel giorno e che lui fosse quindi da ritenere responsabile, in quanto tra gli ideatori degli attacchi. È una pena che era stata introdotta nell’ordinamento penale francese nel 1994 per reati come omicidi o violenze sessuali su minori, ed estesa nel 2011 anche all’omicidio o al tentato omicidio di forze dell’ordine.

Iniziato lo scorso 8 settembre, questo processo è stato il più grande che si sia tenuto in Francia dal dopoguerra: riguardava gli attacchi compiuti dall’ISIS al teatro Bataclan, allo Stade de France e in alcuni locali del X e XI arrondissement, due quartieri della capitale francese, in cui morirono 130 persone e più di 400 furono ferite. Circa 1.800 persone di venti nazionalità diverse si erano costituite parte civile.

Durante il processo Abdeslam, che oggi ha 32 anni, si era difeso dicendo non aver ucciso o ferito nessuno: ha sempre rivendicato di aver scelto di abbandonare la cintura di esplosivo che aveva con sé, rinunciando a farsi saltare in aria come gli altri membri del commando. La cintura in questione era stata ritrovata dentro un bidone della spazzatura dagli investigatori: la Corte d’Assise speciale di Parigi – il tribunale davanti al quale si è svolto il processo – ha tuttavia ritenuto che la cintura non abbia funzionato perché difettosa, mettendo in discussione la difesa di Abdeslam.

Abdeslam aveva raccontato di aver deciso di sostenere l’ISIS solo dopo che gli stati occidentali avevano effettuato bombardamenti in Siria; ha anche detto che suo fratello e il suo migliore amico, Abdelhamid Abaaoud, un belga-marocchino ritenuto l’organizzatore degli attacchi di Parigi che fu ucciso in Francia pochi giorni dopo, erano andati in Siria per combattere il regime di Bashar al Assad, ma i bombardamenti occidentali li avevano spinti a unirsi all’ISIS e a pianificare attacchi in Europa.

Gli attacchi del 13 novembre 2015 ebbero inizio con quello allo Stade de France, il principale stadio di Parigi, dove si stava giocando una partita amichevole di calcio tra le nazionali di Francia e Germania, a cui era presente anche l’allora presidente della Repubblica francese, François Hollande: ci furono due esplosioni e un morto. Pochi minuti dopo nel centro della città un secondo commando, composto da tre terroristi armati di fucili d’assalto, cominciò a sparare alle persone sedute in due locali tra il X e l’XI arrondissement, il Carillon Café e il Petit Cambodge, vicino a Rue Alibert, e poi nei ristoranti di Rue de Charonne: uccisero 36 persone. Alle 21.41, pochi chilometri più a sud, un attentatore colpì da solo la brasserie Comptoir Voltaire azionando la sua cintura esplosiva e ferendo una quindicina di persone, ma uccidendo soltanto se stesso.

Nel frattempo al Bataclan, una sala da concerti da 1.500 posti, stavano suonando gli Eagles of Death Metal, una nota band rock californiana. L’attacco iniziò alle 21.47. Dopo aver sparato ad alcune persone che stavano fumando e a un addetto alla sicurezza, il terzo commando, composto da tre terroristi, salì su un piano rialzato tra la platea e i palchi e cominciò a sparare a caso sulla folla. Secondo diverse ricostruzioni, la maggior parte delle persone morte al Bataclan furono uccise nei primi minuti dall’arrivo dei terroristi; molte si sdraiarono a terra fingendosi morte, molte altre provarono a scappare nei bagni, dalle uscite di sicurezza e sul tetto, e altre ancora vennero prese in ostaggio.

I primi agenti di polizia arrivarono al Bataclan attorno alle 22. Spararono a un terrorista, facendo azionare la sua cintura esplosiva, e pochi minuti dopo furono raggiunti dagli uomini della “Brigades de Recherche et d’Intervention” (BRI), un’unità d’élite delle forze speciali francesi. Attorno alle 23.45 gli agenti della BRI sfondarono la porta della stanza dentro cui gli altri due terroristi avevano preso in ostaggio le persone, costringendoli ad arrivare fino alla fine del corridoio e lasciando agli ostaggi lo spazio per mettersi in salvo. Le cinture esplosive dei terroristi vennero azionate – non fu chiaro se a causa dei proiettili o se attivate da loro – e l’operazione si concluse: i morti furono in tutto 90. Gli attentatori che morirono durante gli attacchi, o pochi giorni dopo durante le operazioni di polizia, furono nove in totale.

Abdeslam era stato arrestato a Bruxelles nel marzo del 2016: dopo gli attacchi a Parigi era fuggito a Molenbeek, di cui era originario. In Belgio era già stato condannato a 20 anni di carcere per il tentato omicidio di alcuni poliziotti. Tra gli imputati del processo di Parigi c’è anche il belga-marocchino Mohamed Abrini, amico d’infanzia di Abdeslam: la notte prima del 13 novembre aveva accompagnato gli altri membri del commando a Parigi dal Belgio, e poi era tornato indietro. È stato ritenuto colpevole di complicità negli omicidi ed è stato condannato all’ergastolo, ma in una forma più lieve di Abdeslam, e potrà chiedere la libertà vigilata dopo 22 anni di carcere.

Gli altri condannati avevano partecipato all’organizzazione degli attacchi del 13 novembre in vari modi e con diversi gradi di coinvolgimento. Sei sono stati processati in contumacia. Uno di loro, Ahmed Dahmani, un altro amico di Abdeslam, era stato arrestato nel novembre 2015 in Turchia e condannato nel 2017 a 10 anni e 9 mesi di carcere per terrorismo. Le autorità turche si rifiutano di consegnarlo alla giustizia francese finché non avrà scontato i due terzi della pena. Nel processo di Parigi è stato condannato a trent’anni di carcere.

Gli altri cinque imputati in contumacia, membri dell’ISIS, sono probabilmente morti in Iraq o in Siria, ma, in assenza di prove formali della loro morte, hanno potuto essere perseguiti dalla legge francese. Tre di loro – Oussama Atar, ritenuto l’organizzatore degli attacchi, e i fratelli Jean-Michel e Fabien Clain – sono stati condannati all’ergastolo come Abdeslam. Le pene per gli altri condannati variano da uno a trent’anni di prigione.

Tutti i condannati hanno dieci giorni per fare appello contro la sentenza.