Per la prima volta una banca svizzera, Credit Suisse, è stata condannata per non aver impedito il riciclaggio di denaro da parte di un gruppo criminale
Lunedì la grande banca svizzera Credit Suisse è stata condannata da un tribunale penale di Bellinzona per non aver fatto abbastanza per impedire il riciclaggio di denaro da parte di un gruppo criminale bulgaro dedito al traffico di droga. La condanna nei confronti di Credit Suisse è la prima di questo tipo contro una banca svizzera: è una sentenza molto importante, che segna un cambio deciso nel rapporto tra le autorità svizzere e il settore bancario del paese, da sempre tutelato e protetto.
La banca è stata condannata al pagamento di una multa di 2 milioni di franchi svizzeri (circa 1,9 milioni di euro) e al risarcimento allo stato svizzero di 19 milioni di franchi (circa 18,7 milioni di euro), che corrispondono al denaro dei criminali bulgari che non era stato confiscato dalle autorità per via dei mancati controlli di Credit Suisse.
Secondo l’accusa dei pubblici ministeri, tra il 2004 e il 2007 il gruppo criminale bulgaro avrebbe depositato nei conti di Credit Suisse più di 70 milioni di franchi (circa 69 milioni di euro), frutto del traffico internazionale di cocaina.
Il deposito sarebbe stato agevolato da una ex consulente alla clientela della banca, condannata a 20 mesi di carcere. Il tribunale di Bellinzona ha ravvisato carenze della banca nei controlli e nella sorveglianza delle norme antiriciclaggio, ma solo per il periodo compreso tra luglio 2007 e dicembre 2008. I fatti precedenti al 27 giugno 2007 sono invece andati in prescrizione. Credit Suisse ha respinto tutte le accuse e ha annunciato che farà appello contro la sentenza.
Di recente Credit Suisse era stata al centro di diverse altre accuse di riciclaggio di denaro. A febbraio alcuni giornali internazionali avevano pubblicato una grossa inchiesta congiunta in cui avevano rivelato che per decenni la banca svizzera aveva accolto i depositi di moltissime persone accusate di attività illecite.