Biden potrebbe fare di più, sull’aborto?
Lo sostengono diversi Democratici dopo la sentenza della Corte Suprema: ma lo staff del presidente non è d'accordo
Poche ore dopo la diffusione della sentenza con cui la Corte Suprema statunitense ha eliminato il diritto all’aborto a livello nazionale, il presidente statunitense Joe Biden ha parlato di «un tragico errore», promettendo maggiore impegno per proteggere le donne che intendono interrompere una gravidanza. Secondo vari politici Democratici, fra i quali molti dell’ala sinistra del partito, la risposta di Biden finora è stata però assai debole, e potrebbe rimanere tale anche in futuro, nonostante le promesse di fare di più.
«Le parole di Biden sono state dure, ma avrei apprezzato qualche dettaglio in più sulle misure da prendere», ha detto per esempio a Politico la deputata Pramila Jayapal, che presiede il più importante gruppo politico di sinistra dentro al partito, il Progressive Caucus. Ma l’auspicio non si limita all’ala più radicale. Trentaquattro senatori Democratici hanno firmato una lettera aperta in cui chiedono a Biden «decisioni coraggiose»: «Hai il potere di reagire e guidare una risposta nazionale a questa decisione terribile», si legge nella lettera.
I collaboratori di Biden hanno fatto notare che il presidente ha già promesso che proteggerà le donne che saranno costrette a spostarsi in un altro stato rispetto a quello in cui vivono per abortire, e che nei mesi scorsi con una serie di misure aveva facilitato l’accesso alla pillola abortiva in tutto il paese.
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Per alcuni Democratici tutto questo non è sufficiente. In un articolo pubblicato sul New York Times, la nota senatrice Democratica Elizabeth Warren ha rilanciato alcune sue vecchie proposte per rendere più facile l’accesso all’interruzione di gravidanza, fra cui quella di risarcire con fondi federali le donne costrette ad abortire in un altro stato. Warren ha anche proposto di costruire cliniche per l’interruzione di gravidanza su terreni federali, per esempio all’interno dei parchi nazionali, in modo da sottrarli alla legislazione dei singoli stati.
Un funzionario della Casa Bianca ha detto a Politico che nonostante quest’ultima idea sia «benintenzionata», potrebbe esporre a grossi guai legali sia le donne che intendono abortire sia i medici che praticano l’operazione. La legislazione americana garantisce una sorta di immunità dalle leggi statali ai dipendenti del governo, ma soltanto a loro. Il funzionario ha aggiunto che la Casa Bianca ha passato gli ultimi due mesi a studiare possibili misure per limitare una eventuale sentenza della Corte Suprema contro l’aborto, lasciando intuire che molte delle idee che stanno circolando in queste ore non sono davvero percorribili.
I collaboratori di Biden stanno insistendo molto su questo punto, e hanno fatto notare come i poteri del presidente siano più limitati di quanto si creda: gran parte della legislazione in materia di sanità dipende dai singoli stati e dai tribunali locali. Circa due mesi fa, quindi prima della sentenza della Corte Suprema di venerdì scorso, un esperto di salute pubblica dell’università di Georgetown, Lawrence Gostin, aveva detto al Washington Post che «molto di quello che può fare l’amministrazione Biden si limita a misure di facciata».
In una conferenza stampa poche ore dopo la sentenza, Biden ha aggiunto che l’aborto sarebbe stato presente «sulla scheda elettorale, in autunno»: un riferimento alle elezioni di metà mandato, fissate a novembre, in cui verranno rinnovati tutti i seggi della Camera e un terzo di quelli del Senato. «Dobbiamo eleggere più senatori e deputati che fisseranno nella legge federale i diritti delle donne», ha detto Biden.
L’invito non è stato particolarmente apprezzato dall’ala sinistra del partito. «Non possiamo semplicemente dire alle persone “votate e i vostri problemi scompariranno”», ha detto per esempio la deputata Cori Bush. «Perché ci rispondono che hanno già votato per noi».
Diversi parlamentari Democratici della fazione più a sinistra ritengono per esempio che il partito dovrebbe proporre riforme ambiziose per proteggere il diritto all’aborto, a prescindere dalle possibilità che vengano approvate. Queste possibilità in effetti sono ridottissime, dato che per passare la maggior parte delle riforme al Senato ha bisogno di 60 voti e i Democratici al momento ne hanno 50. In questo modo, sostengono, l’onere e la pressione pubblica di respingere la legge sarebbero dei Repubblicani.
Lunedì la leader dei Democratici alla Camera, Nancy Pelosi, ha detto di stare lavorando ad alcune proposte di legge sull’aborto, ma non ha fornito altri dettagli.
Alcuni Democratici, come la deputata Alexandria Ocasio-Cortez, si sono spinti fino a chiedere che Biden aumenti il numero dei giudici della Corte Suprema, in modo da bilanciare la maggioranza dei giudici conservatori. È un potere che il presidente effettivamente ha, ma che finora non ha mai seriamente considerato di utilizzare: sarebbe infatti una decisione molto divisiva e che cambierebbe in maniera fondamentale il sistema istituzionale americano. Per le stesse ragioni, la dirigenza dei Democratici non ha mai proposto di abbassare a 50 il numero di voti necessari per far passare al Senato le riforme più complesse, come invece chiede da tempo di fare l’ala sinistra del partito.
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In questi giorni la Casa Bianca ha comunque fatto sapere che a breve alcune agenzie federali annunceranno nuove misure per proteggere il diritto all’interruzione di gravidanza.