Negli Stati Uniti stanno aumentando le richieste di contraccettivi d’emergenza e pillole abortive
Per il timore che la Corte Suprema voglia impedire ulteriormente alle donne di autodeterminare la loro salute riproduttiva
La storica sentenza della Corte Suprema che ha eliminato il diritto all’aborto negli Stati Uniti ha creato una situazione di enorme confusione, incertezza e preoccupazione tra le donne statunitensi. Moltissime hanno espresso il timore che la sentenza metta in discussione la loro salute sessuale e riproduttiva e che in futuro possano essere introdotte misure ancora più restrittive che limitino ulteriormente la loro libertà di autodeterminarsi. Per questo motivo, scrive il New York Times, tra le donne statunitensi è iniziata una tendenza ad accumulare anticoncezionali, pillole per la contraccezione di emergenza e pillole abortive.
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La sentenza della Corte Suprema non riguarda la contraccezione, che rimane legale ovunque negli Stati Uniti; sebbene, come spiega il Guttmacher Institute, organizzazione che si occupa di salute riproduttiva, diversi stati consentano a medici e farmacisti di rifiutarsi di prescrivere o dare contraccettivi.
Ma sono in molte e in molti a ritenere che le nuove leggi introdotte dai singoli stati possano essere interpretate in modo ancor più restrittivo o introdurre delle restrizioni anche in questo senso. Nelle motivazioni della sentenza della Corte Suprema scritte dal giudice conservatore Clarence Thomas, infatti, si legge che in futuro la Corte stessa dovrebbe «riconsiderare» l’iter giudiziario di alcune importanti sentenze che regolano le relazioni fra persone dello stesso sesso, il matrimonio gay, e anche la contraccezione.
La legge approvata in Oklahoma lo scorso maggio, ad esempio, vieta esplicitamente l’aborto dal momento della fecondazione e c’è il timore che in futuro possa essere interpretata in senso ancora più restrittivo, per limitare o vietare i dispositivi di contraccezione intra-uterini (ovvero le spirali).
Questi dispositivi vengono comunemente usati come metodi contraccettivi prima del rapporto sessuale, ma possono essere usati anche come contraccettivi di emergenza, ovvero successivamente al rapporto sessuale. In quest’ultimo caso possono impedire l’impianto di un ovulo fecondato nell’utero. Nonostante siano metodi di contraccezione, alcune persone contrarie all’aborto li paragonano ai metodi per l’interruzione volontaria della gravidanza, mentre in realtà hanno meccanismi di azione completamente diversi.
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Il New York Times scrive che Planned Parenthood, rete di cliniche che si occupa anche di interruzioni di gravidanza, negli ultimi giorni ad Atlanta ha ricevuto molte più chiamate del solito da parte di persone preoccupate dal fatto che stiano per diminuire le opzioni a disposizione per gestire una gravidanza o un aborto: «Vogliono sapere quante pillole anticoncezionali possono accumulare», ha detto una portavoce, aggiungendo che diverse domande riguardano ora anche la contraccezione di emergenza e gli interventi di vasectomia e legature delle tube.
Kiki Freedman, amministratrice delegata di una start-up che fornisce aborti in telemedicina in sei stati, ha spiegato che la domanda è raddoppiata dopo la decisione della Corte e che il traffico verso il loro sito web è aumentato di dieci volte. Parlando con il New York Times Abigail Carroll, fondatrice di Abortion Access Nashville, organizzazione che lotta per il diritto all’aborto nel Tennessee, ha invece rivolto un appello alle donne statunitensi nel fare attenzione a non rendere indisponibili tali dispositivi dagli scaffali delle farmacie per coloro che ne hanno bisogno nell’immediato.
Questa tendenza all’accumulo di pillole anticoncezionali e abortive riguarda ovviamente solo le donne che hanno le risorse economiche necessarie e che possono permettersi di acquistare in grande quantità farmaci e dispositivi anticoncezionali, mentre ne sono escluse molte altre. La stessa disparità riguarderà anche tutte quelle donne che nei prossimi giorni e mesi vorranno spostarsi in uno stato diverso da quello in cui abitano per poter abortire: in molti casi dovranno viaggiare anche centinaia di chilometri per raggiungere uno stato in cui l’aborto è legale, affrontando ingenti spese per gli spostamenti e per l’alloggio.
La sentenza della Corte Suprema potrebbe inoltre avere conseguenze sull’aborto farmacologico praticato in telemedicina, ovvero l’interruzione di gravidanza che avviene con la prescrizione di farmaci dopo un consulto medico da remoto. È tra l’altro il metodo con il quale si pratica più della metà degli aborti negli Stati Uniti.
Nel dicembre del 2021, la Food and Drug Administration, l’agenzia federale statunitense che si occupa di farmaci, aveva revocato una restrizione che imponeva di ottenere i farmaci di persona e da operatori sanitari certificati, rendendo dunque da lì in poi possibile ricevere i medicinali per posta e tramite telemedicina. In 19 stati però, e andando contro la FDA, le leggi restrittive contro l’aborto e ora pienamente legittime proibivano la telemedicina, avevano introdotto restrizioni di altro tipo alla commercializzazione dei farmaci abortivi, e avevano imposto limiti più stringenti per la loro assunzione.
La pratica farmacologica per telemedicina potrebbe diventare una strategia per proteggere il diritto all’aborto. Il Washington Post ipotizza che ora si espanderà un mercato sommerso di pillole abortive attraverso l’organizzazione di spedizioni postali difficili da rintracciare: le pillole potrebbero cioè essere spedite dal fornitore a un indirizzo in uno stato favorevole all’aborto e quindi essere spedite nuovamente tramite amici, parenti o varie reti di sostegno alle donne residenti in uno stato antiabortista.
Queste pratiche potrebbero esporre tutti i soggetti coinvolti nella catena di approvvigionamento a cause legali, indagini e possibili procedimenti giudiziari. Ma potrebbero moltiplicarsi anche i ricorsi portati avanti direttamente dai fornitori contro gli stati dato che le limitazioni all’aborto farmacologico per telemedicina potrebbero contrastare le direttive della FDA, un ente federale e in quanto tale di grado superiore agli enti statali.
La decisione della Corte, conclude il New York Times, sembra infine aver fatto aumentare l’interesse per i metodi contraccettivi reversibili a lunga durata, come i dispositivi intra-uterini. Un fenomeno simile si era verificato anche dopo l’elezione di Donald Trump. Uno studio del 2019 pubblicato su JAMA Internal Medicine segnalava che tra le ragioni di questo aumento ci potesse essere la preoccupazione di veder messa in discussione la propria autodeterminazione. Durante la sua campagna elettorale, Trump aveva infatti promesso di limitare i finanziamenti federali alle organizzazioni favorevoli all’aborto.
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