Tutto sulle fontanelle di Milano
Sono conosciute come vedovelle, vengono fatte da quasi 100 anni in provincia di Varese, e non sono utili soltanto per dissetarsi
Nell’ufficio di Andrea Lamperti c’è un disegno di un certo valore storico: è il progetto originale della prima vedovella, il nome con cui sono conosciute le fontanelle di Milano. Andrea manda avanti le fonderie Lamperti che producono e curano le fontanelle dal 1931, l’anno in cui fu installata la prima, in piazza della Scala a Milano. Da allora hanno sempre avuto la stessa forma allungata, un metro e 55 centimetri di altezza, il colore verde, il corpo principale in ghisa e il rubinetto in ottone a testa di drago, ispirato al biscione, simbolo dei Visconti, e quindi da qualche secolo anche di Milano.
Proprio per via dei rubinetti, le fontanelle sono conosciute anche come “draghi verdi”, ma il nome più comune è “vedovelle”: la leggenda narra che furono chiamate così per ricordare il pianto delle vedove affrante dei morti nella Prima guerra mondiale. Realizzarle e soprattutto gestirle non è affatto banale, perché le vedovelle costituiscono uno snodo importante della rete idrica, a Milano come in tutte le altre città.
Ma in questo periodo dell’anno le vedovelle sono essenziali soprattutto perché consentono alle persone di dissetarsi: è il motivo per cui il comune di Milano non le ha chiuse nonostante la grave siccità che sta interessando le regioni del Nord Italia. Nell’ordinanza con cui è stato limitato il consumo di acqua attraverso il divieto di riempire fontane ornamentali, vasche da giardino e piscine, di lavare l’auto e di annaffiare giardini e prati, sono state escluse esplicitamente le vedovelle perché consentono «l’idratazione gratuita di cittadini, cittadine e tanti turisti presenti in città».
Le fonderie Lamperti hanno vinto da poco l’ultimo bando pubblicato dal comune di Milano per la fornitura di nuove vedovelle. Negli ultimi giorni sono state consegnate le prime quattro di quindici nuove fontane che saranno installate nei prossimi mesi da Metropolitana Milanese (MM), la società che gestisce il servizio idrico di Milano. Le nuove vedovelle si aggiungeranno alle 650 già presenti nelle strade e nelle piazze della città.
Questa mappa è stata realizzata grazie ai dati pubblicati dal portale open data del comune, che riporta l’esatta localizzazione di tutte le fontanelle milanesi.
Non ci sono prove documentali per identificare il progettista: secondo diverse fonti, il disegno fu realizzato dall’architetto Luca Beltrami, autore del restauro del castello Sforzesco alla fine dell’Ottocento. A lui è attribuito il disegno della prima vedovella, installata in piazza della Scala nel 1931 e diversa da tutte le altre perché realizzata in bronzo e non in ghisa.
Oggi, dice Lamperti, la sua fonderia realizza le vedovelle quasi esclusivamente perché è una lavorazione che appartiene alla storia della sua famiglia. «Per noi è importante continuare a farle per portare avanti una tradizione, più che per un guadagno», dice. «Siamo rimasti in pochi a fare lavorazioni così particolari». In realtà, proprio a causa dei costi, la produzione delle singole parti che compongono la vedovella si è spostata all’estero: a Castellanza vengono soltanto assemblate, rifinite, verniciate con i colori originali (codice RAL 6005: fino a pochi anni fa era RAL 6009) e infine consegnate.
Chiunque ne può acquistare un esemplare e metterlo nel giardino di casa come una qualsiasi fontana: il modello identico a quello fornito alla città di Milano costa 2.099 euro e 99 centesimi, ma ci sono versioni anche più piccole e meno costose. «Ultimamente i tempi di produzione si sono allungati di molto per via delle conseguenze della guerra in Ucraina», dice Lamperti. «Prima riuscivamo a realizzarne una in sessanta giorni, oggi ci vogliono almeno novanta giorni. Uno dei passaggi importanti è in programma nelle prossime settimane, quando rinnoveremo gli stampi sul modello del 1932: dopo anni di fusioni hanno bisogno di essere cambiati».
Una volta installate, le nuove vedovelle diventano parte della rete idrica della città di Milano. In questa stagione sono particolarmente utili e apprezzate perché consentono alle persone di dissetarsi e rinfrescarsi, ma non hanno soltanto questa funzione: sono posizionate in prossimità delle cosiddette “teste morte”, cioè le diramazioni a fondo cieco della rete dell’acquedotto. In questo modo contribuiscono a sfiatare le sacche d’aria che si formano nelle tubazioni: senza, l’aria potrebbe causare aumenti di pressione e conseguenti danni alle tubazioni. Questo è il motivo per cui in alcune zone se ne trovano molte concentrate in pochi metri, mentre in altre vie della città la densità è più bassa.
Il flusso continuo è importante anche per mantenere l’acqua sempre in movimento, per preservare la freschezza e la qualità. Se il flusso si interrompesse, l’acqua diverrebbe stagnante e contribuirebbe alla formazione di batteri attorno alla bocca del drago da cui esce il getto.
Nonostante il flusso sia continuo, non c’è spreco di acqua. A fronte di un flusso totale dell’acquedotto milanese di 7.500 litri al secondo, è stato calcolato che la portata complessiva delle vedovelle raggiunge al massimo 10 litri al secondo. L’acqua che non viene bevuta non viene dispersa: viene raccolta attraverso la fognatura, immessa di nuovo nei depuratori di Milano, dove viene ripulita e infine utilizzata per l’irrigazione dei campi a Sud della città.
Spetta al comune decidere dove, come e quando posizionare nuove vedovelle su indicazione dei municipi, le nove circoscrizioni in cui è diviso il territorio comunale di Milano e che gestiscono anche il verde pubblico e l’arredo urbano. Il vero costo per il comune consiste negli scavi e nella realizzazione delle tubazioni: a seconda della lunghezza possono arrivare fino a diecimila euro. Per questo, di solito, le fontanelle vengono installate durante altri cantieri che interessano le reti nel sottosuolo, i cosiddetti sottoservizi.
Negli ultimi anni molte vedovelle sono state installate come parte degli oneri di urbanizzazione, cioè i corrispettivi che un privato deve pagare al comune quando costruisce nuovi edifici. Uno dei modi di pagare questi oneri è attraverso la costruzione di opere come strade, rotonde, parchi – e vedovelle, per l’appunto – realizzati dai privati e utilizzati da tutti. Con questa modalità, però, il comune deve addebitare anche il consumo di acqua e non soltanto l’installazione: ci sono stati casi in cui i privati hanno ricevuto bollette fino a mille euro, hanno smesso di pagare, e MM è stata costretta a interrompere la fornitura.
Tra le altre cose, le vedovelle hanno bisogno di una manutenzione costante. Solitamente le squadre di operai di MM intervengono sul posto, mentre nei casi più ostici vengono rimosse e portate nella sede dell’acquedotto di via Meda 44, dove si trova il centro di riparazione. Ogni anno vengono fatti oltre 650 interventi di pulizia sul posto, mentre nel centro di riparazione vengono sanificate, riverniciate e pulite. In seguito a danni particolarmente gravi, per esempio dopo atti di vandalismo, si procede allo smontaggio completo dei blocchi di ghisa che le compongono per poi inviarli alle fonderie Lamperti per il restauro.
Oltre alle vedovelle, da qualche anno il comune di Milano ha garantito ai cittadini la fornitura di acqua attraverso le cosiddette Case dell’acqua, che sono 52 ed erogano gratuitamente acqua fresca, liscia o gassata. Ogni persona, inserendo la tessera sanitaria, può avere fino a sei litri di acqua al giorno. A partire dallo scorso anno, le nuove Case dell’acqua sono dotate di sonde grazie alle quali MM può controllare costantemente la qualità dell’acqua oltre ai normali controlli che vengono fatti sull’acqua distribuita nella rete idrica attraverso decine di migliaia di campionamenti in tre diversi punti della rete idrica.
L’utilizzo delle Case dell’acqua consente di ridurre il numero di bottiglie di plastica da smaltire e di conseguenza di limitare l’impatto sull’ambiente. Nel 2021 le Case dell’acqua hanno erogato più di 3 milioni e 360mila litri di acqua, di cui 1,9 milioni di liscia e 1,4 milioni di gasata, con un consumo medio di 572 litri al giorno, di cui 267 litri liscia e 305 litri di gasata.
L’acqua delle vedovelle e delle Case dell’acqua è la stessa che viene distribuita nelle case e non proviene da fiumi o laghi, ma dalle falde acquifere nel sottosuolo: è depurata naturalmente dalla filtrazione attraverso gli strati permeabili del terreno e infine subisce un trattamento minimo con un basso dosaggio di prodotti disinfettanti come il cloro. A Milano l’acqua viene captata per mezzo di 587 pozzi, che sono controllati dalle 29 centrali dell’acqua della città, costruite nel secolo scorso.
Una volta superati i test di controllo, l’acqua è pronta per essere distribuita: Milano ha una rete di distribuzione che si estende per 2.235 chilometri di tubature, poste a un metro e mezzo sotto il piano stradale e realizzate in acciaio o in ghisa. Grazie alle tubature, l’acqua viene portata dalle condotte dell’acquedotto a oltre 50mila utenze che servono una popolazione di 2 milioni di persone. Ogni anno vengono distribuiti circa 220 milioni di metri cubi di acqua.