Il centrodestra è uscito piuttosto male dai ballottaggi
È stato battuto dal centrosinistra in cinque grosse città che amministrava, e sembra avere problemi profondi
I ballottaggi delle elezioni amministrative di quest’anno sono andati particolarmente bene per il centrosinistra, che è riuscito a eleggere il sindaco in 7 dei 13 capoluoghi in cui si votava. Nell’elenco sono comprese anche cinque grandi città – Verona, Catanzaro, Monza, Alessandria e Piacenza – che erano governate dal centrodestra, che i commentatori giudicano come il netto sconfitto di questo turno.
È difficile individuare una tendenza comune, dato che in certi casi sul risultato finale hanno influito dinamiche molto locali: ma anche nei pochi commenti che sono emersi dai dirigenti dei partiti si è parlato soprattutto di una scarsa unità all’interno della coalizione. Un problema noto ormai da mesi e tuttora irrisolto, a meno di un anno dalle elezioni politiche del 2023.
«Sul risultato di certo hanno influito anche i dissidi che negli ultimi mesi hanno caratterizzato la nostra parte politica», ha detto per esempio a Repubblica Licia Ronzulli, senatrice di Forza Italia vicinissima al capo del partito Silvio Berlusconi. Parlando col Corriere della Sera, fonti della Lega hanno addossato buona parte della sconfitta a Fratelli d’Italia, che presentandosi da solo in vari comuni al primo turno «ha diviso il centrodestra». Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ha invece commentato: «Siamo stati traino della coalizione ma purtroppo, a volte, i risultati degli alleati sono stati meno brillanti di quel che speravamo».
In diversi capoluoghi in cui al ballottaggio ha vinto il centrosinistra, effettivamente, il centrodestra si era presentato diviso al primo turno: è successo per esempio a Verona, Catanzaro e a Parma. Ma ci sono diversi casi di candidati sconfitti nonostante avessero ricevuto il pieno appoggio della coalizione: come per esempio a Monza, Alessandria e Piacenza, e anche a Viterbo e Como, dove hanno vinto delle liste civiche. Non è proprio vero insomma, come pure ha detto in mattinata il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani, che «dove siamo uniti vinciamo, dove andiamo divisi perdiamo».
Sono elementi che fanno pensare a una crisi più profonda dell’alleanza, che peraltro è divisa anche nel sostegno al governo di Mario Draghi: Forza Italia e la Lega lo sostengono, seppure quest’ultima con qualche ritrosia, mentre Fratelli d’Italia è il principale partito di opposizione.
I tre partiti sono anche in momenti molto diversi della propria storia. La Lega ha perso circa metà dei consensi dalle elezioni europee del 2019 e la leadership di Salvini è sempre più contestata dall’ala moderata. Forza Italia sta risalendo nei sondaggi ma non è ancora chiaro come possa fare a meno di Berlusconi. Fratelli d’Italia è in grande ascesa – al primo turno aveva superato la Lega quasi ovunque, anche nelle città del Nord – ma pesa ancora poco a livello di forze parlamentari.
Nelle prossime settimane fra l’altro il centrodestra dovrà capire come presentarsi alle elezioni regionali in Sicilia, che si terranno in autunno e saranno le ultime prima delle elezioni politiche del 2023. Meloni vorrebbe ricandidare il presidente di regione uscente, Nello Musumeci, che fa parte di Fratelli d’Italia: la Lega e soprattutto Forza Italia, molto potente in Sicilia, sembrano contrari ma per salvare l’alleanza a questo giro di amministrative non avevano escluso del tutto la possibilità di sostenere Musumeci.
Un nuovo scontro politico potrebbe ulteriormente esacerbare i rapporti fra i partiti e i rispettivi leader in vista di una lunga campagna elettorale nazionale che secondo molti inizierà proprio con le elezioni siciliane.