Guida ai ballottaggi delle amministrative
Si parlerà soprattutto del risultato di Verona, ma si vota anche in altri 12 capoluoghi di provincia, alcuni dei quali assai in bilico
Domenica 26 giugno si vota per il ballottaggio delle elezioni amministrative in 65 comuni italiani, fra cui 12 capoluoghi di provincia e uno di regione, Catanzaro. Le attenzioni sono concentrate soprattutto su Verona, ma si vota anche ad Alessandria, Cuneo, Como, Monza, Gorizia, Parma, Piacenza, Lucca, Frosinone, Viterbo e Barletta. I seggi sono aperti dalle 7 e chiuderanno alle 23. Lo scrutinio inizierà subito dopo: significa che avremo i risultati definitivi nelle prime ore di lunedì 27. Alle 19 l’affluenza è stata del 29,44 per cento.
Il risultato di cui probabilmente si parlerà di più sarà quello di Verona, una città in cui l’estrema destra è tradizionalmente molto forte dove però al primo turno il candidato più votato è stato l’ex calciatore Damiano Tommasi, sostenuto dal centrosinistra.
Nelle due settimane trascorse dopo il primo turno, la campagna elettorale veronese ha subito diversi sviluppi. Il sindaco uscente di destra e avversario di Tommasi, Federico Sboarina, ha rifiutato la proposta dell’ex sindaco Flavio Tosi di un apparentamento, cioè un’alleanza formale all’interno della quale spartirsi il premio di maggioranza in caso di vittoria. Come successo in altre tornate elettorali, poi, il vescovo di Verona Giuseppe Zenti ha invitato a votare per il candidato di centrodestra in un intervento molto discusso in città e a livello nazionale. In una lettera aperta indirizzata ai sacerdoti veronesi, Zenti ha scritto che «è nostro dovere far coscienza a noi stessi e ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender; al tema dell’aborto e dell’eutanasia».
– Leggi anche: L’animata campagna elettorale per il ballottaggio a Verona
A Catanzaro, governata negli ultimi dieci anni dal sindaco di centrodestra Sergio Abramo, al ballottaggio ci sono Valerio Donato, candidato sostenuto da diversi partiti di centrodestra tra cui Lega e Forza Italia, e Nicola Fiorita, sostenuto dal centrosinistra. Fino a qualche settimana fa Donato apparteneva al Partito Democratico, e insiste molto sul fatto che la sua sia una candidatura civica e indipendente.
Donato non aveva ricevuto l’appoggio di Fratelli d’Italia, che aveva invece presentato una propria candidata, Wanda Ferro, che al primo turno aveva ottenuto il 9,2 per cento dei voti. È andato meglio un altro candidato sostenuto da diversi partiti di centro e centrodestra, Antonello Talerico, che ha invece ottenuto il 13,3 per cento. Donato sembra quindi contare su un bacino di voti più ampio, in vista del ballottaggio.
Nei restanti capoluoghi di provincia, il centrodestra parte molto in vantaggio a Gorizia, Frosinone e a Monza, mentre il centrosinistra a Cuneo e a Parma, altra città oggetto di attenzioni perché viene da dieci anni di amministrazione di Federico Pizzarotti, primo sindaco eletto dal Movimento 5 Stelle in un capoluogo.
Pizzarotti ha lasciato da tempo il Movimento per avvicinarsi al centrosinistra: al primo turno il suo assessore alla Cultura, Michele Guerra, ha ottenuto il 44,2 per cento dei voti, più del doppio del candidato sindaco di Forza Italia e della Lega, Pietro Vignali. Fra l’altro Vignali era già stato sindaco tra il 2007 e il 2011, e nel 2015 patteggiò due anni di carcere per peculato e corruzione nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione delle società partecipate del comune di Parma.
Altrove la situazione è più in bilico. A Piacenza la candidata del centrosinistra Katia Tarasconi è arrivata davanti alla sindaca uscente Patrizia Barbieri, di centrodestra, di soli due punti. A Lucca il candidato di centrosinistra è avanti di circa 8 punti ma il centrodestra ha firmato un apparentamento con Fabio Barsanti, ex attivista di CasaPound. Al primo turno Barsanti si era candidato a sindaco con ItalExit, il partito di estrema destra del senatore Gianluigi Paragone, ottenendo il 9,46 per cento dei voti.
Ad Alessandria la situazione è molto simile a quella di Piacenza, con il candidato del centrosinistra poco meno di due punti davanti a quello di centrodestra. A Barletta il centrodestra al primo turno è arrivato avanti di circa cinque punti ma il centrosinistra ha raggiunto un accordo col candidato centrista Carmine Doronzo, che aveva ottenuto il 18,47 per cento di voti. Bisogna capire se il suo elettorato seguirà le indicazioni di Doronzo.
Anche a Viterbo c’è grande incertezza sul risultato finale. La candidata più votata al primo turno è stata Chiara Frontini, storica attivista di destra che si è presentata con una serie di liste civiche e piccoli partiti, fra cui Rinascimento di Vittorio Sgarbi. Bisognerà capire come si muoverà l’elettorato di centrodestra, il cui candidato è rimasto fuori dal ballottaggio: a sostenere la candidata sindaca di centrosinistra, Alessandra Troncarelli, ci sono anche pezzi locali di Forza Italia.
Si può trovare una situazione ancora più ingarbugliata a Como. Al ballottaggio ci sarà da una parte la candidata del centrosinistra Barbara Minghetti, dall’altra Alessandro Rapinese (8.443 voti al primo turno, il 27,32%) con una lista civica che porta il suo nome. Non ci sarà invece il centrodestra, ed è la prima volta che succede a Como da quando esiste l’elezione diretta del sindaco, cioè dal 1993. Al primo turno il centrodestra era riuscito a trovare un candidato unico ma si è poi diviso nelle indicazioni di voto per il ballottaggio. Il leader della Lega Matteo Salvini ha detto che «se fossi a Como non voterei sicuramente centrosinistra», dando un implicito appoggio al candidato civico Rapinese, mentre Forza Italia si è detta «lontanissima dai movimenti di protesta», suggerendo implicitamente di preferire la candidata di centrosinistra.
Chi potrà dire di avere vinto?
Per il centrosinistra sarà sicuramente un successo vincere a Verona, per il suo valore altamente simbolico di laboratorio nazionale dell’estrema destra: per una vittoria più piena dovrebbe sottrarre qualche città del Nord attualmente governata dal centrodestra come Cuneo e Piacenza e tenere nei capoluoghi in cui già governa come Lucca e Parma (dove la vittoria sembra quasi scontata).
Anche per il centrodestra molto passerà da Verona: se Sboarina riuscisse a battere Tommasi basterebbero solo un altro paio di buoni risultati per sostenere di avere vinto.