Altre belle canzoni di Kate Bush, oltre a quella lì
“Running Up That Hill” è ovunque dopo essere finita in “Stranger Things”, ma ne ha fatte tante
L’inclusione di “Running Up That Hill” di Kate Bush nella quarta stagione della serie Stranger Things di Netflix ha dato alla cantante inglese una nuova ed estesissima popolarità mondiale, specialmente tra i più giovani. La canzone è stata scelta per un momento particolarmente importante della stagione, e ha tutta una sua funzione nella trama: il risultato è che nelle ultime tre settimane è tornata nelle prime posizioni in varie classifiche, compresa la celebre Billboard Hot 100, la si sente in radio, accompagna tantissimi video su TikTok, è suonata dai dj nelle feste estive.
In una recente e rara intervista, Bush si è detta molto contenta per il nuovo successo di “Running Up That Hill”, raccontando peraltro che non la ascoltava da molto tempo prima di partecipare al lavoro che ha permesso di inserirla in Stranger Things.
“Running Up That Hill” era contenuta in Hounds of Love (1985), il quinto disco di Bush, che è una cantante tra le più raffinate e originali della storia del pop inglese, da sempre oggetto di un esteso culto che tra l’altro da un bel po’ di tempo non aveva occasione di essere manifestato. Negli ultimi 29 anni infatti Bush ha pubblicato soltanto due dischi di inediti, e notoriamente non fa concerti: il suo unico tour risale al 1979, all’inizio della sua carriera, dopo il quale non si è più esibita dal vivo se non per qualche rara comparsata insieme ad altri musicisti, fino a quando nel 2014 ha fatto una serie di 22 concerti allo Hammersmith Apollo di Londra.
Queste sono le sue canzoni migliori secondo il peraltro direttore del Post Luca Sofri, che le scelse per il libro Playlist, la musica è cambiata.
Kate Bush (1958, Bexleyheath, Inghilterra)
Le cose che hanno reso Kate Bush una diva inimitabile del pop sono tre: la canzone con cui sfondò, la sua voce, e la sua passione per la danza (aveva studiato con Lindsay Kemp). Per il resto, ha scritto belle canzoni da quando aveva 13 anni, si è presa il suo tempo e ha cercato sempre di fare quello che le pareva.
Wuthering heights
(The kick inside, 1978)
Vi ricordate quando arrivò “Wuthering heights”? Lei, la canzone, Cime tempestose, Cathy: aveva tutto il fascino del mondo, e andò fortissimo. Emily Brontë era nata lo stesso giorno di Kate Bush (che a questo punto ne aveva appena 19), ma 140 anni prima.
Wow
(Lionheart, 1978)
Non aveva ancora vent’anni, quando incise questa storia sul cinismo dello show business: un’età in cui è comune dire “wow”. E capita anche di dire “wow, wow, wow, wow, wow, wow”. Ma non come lo dice lei.
Babooshka
(Never for ever, 1980)
Il nome le venne per caso, è un vezzeggiativo russo per una anziana nonna. Nella storia, è lo pseudonimo con cui una moglie firma lettere d’amore al marito, per metterlo alla prova. Ci provano gusto tutti e due e finiscono col vedersi, e a lui la sconosciuta ricorda com’era un tempo con sua moglie. In mezzo, molti vetri rotti.
Cloudbusting
(Kate Bush, 1983)
L’acchiappanuvole del titolo l’aveva pensato Wilhelm Reich, uno psichiatra austriaco che negli anni Trenta si era convinto si potesse intervenire su una sorta di energia contenuta nell’atmosfera. La sua storia fu descritta in un libro dal figlio Peter che si immagina sia anche il narratore della canzone. C’è tutta Kate Bush, qui: letteratura, psicanalisi, rapporti familiari, dramma e ricche orchestrazioni. Nel video, l’inventore era Donald Sutherland.
Hounds of love
(Hounds of love, 1985)
Per una con una voce del genere, un pezzo in cui prevalgano ritmo, orchestra e arrangiamento, è una dimostrazione di umiltà e versatilità da segnalazione in pagella.
This woman’s work
(She’s having a baby, 1988)
Basterebbero i sospiri con cui si apre a farne una delle sue più belle canzoni. Scritta per il film She’s having a baby, racconta dell’inadeguatezza di un uomo in attesa del parto di sua moglie e delle sue emozioni, che appaiono infantili e imparagonabili di fronte a quello che sta combinando lei nel frattempo. Poi fu inclusa nel suo disco The sensual world.
A coral room
(Aerial, 2005)
Nel 2005, dopo dodici anni dal precedente, Kate Bush fece un doppio disco in gran parte “aereo” fin dal nome, con suoni rarefatti e il suo canto sempre più vocalizzo e recitato, di grande piacevolezza e omogeneità, ma in cui è difficile individuare esattamente delle “belle canzoni”. Questa però, qualunque cosa sia, è di rara dolcezza (e se vi piace il genere, nel 2011 uscì 50 words for snow, altrettanto originale).