Il regime talebano non sembra in grado di gestire l’emergenza provocata dal terremoto
Le sanzioni internazionali e una pessima gestione del potere stanno rallentando i soccorsi: intanto i morti sono più di mille
Il terremoto di magnitudo 6 che c’è stato martedì sera nella provincia orientale afghana di Paktika è stato uno dei più gravi degli ultimi decenni in Afghanistan. Sono morte più di mille persone e altre sono ancora disperse, ma le operazioni di soccorso che servirebbero sono rallentate dalla mancanza di risorse, di aiuti e di un governo preparato. Il paese era già da anni impoverito dalla pandemia, dalla siccità e da una lunga guerra, ma da quando i talebani hanno preso il potere lo scorso agosto è in corso una gravissima crisi economica e umanitaria, causata delle sanzioni internazionali e dalla pessima gestione del potere.
Per organizzare i soccorsi dopo il terremoto, il regime talebano ha chiesto aiuto internazionale: in casi come questo l’intervento di altri paesi è motivato dall’emergenza umanitaria e quindi non viola le sanzioni imposte per limitare lo sviluppo economico del paese. L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) e le ong che operavano già in Afghanistan si stanno attrezzando per intervenire, ma con molte difficoltà dovute alla scarsità di risorse di vario tipo.
Per il momento nelle aree colpite sono intervenute l’ong italiana Emergency e la International Rescue Committee (la più presente) con ambulanze, strutture e personale medico, e la Croce Rossa internazionale con coperte, tende e altri materiali di prima necessità. Uno dei limiti principali per i soccorsi in questo momento è la mancanza di aerei ed elicotteri per intervenire nelle aree più devastate e difficilmente accessibili, dove potrebbero trovarsi ancora molte delle persone che risultano disperse.
In generale, l’intervento delle organizzazioni umanitarie internazionali in Afghanistan non è stato facile nell’ultimo anno e quelle presenti sul territorio sono rimaste poche: il rischio di portare aiuti nel paese, infatti, è che risorse e soldi vengano intercettati dal regime.
La zona di Paktika, che si trova a est del paese, al confine col Pakistan, è da sempre una delle più remote, scollegate e difficilmente raggiungibili da aiuti internazionali: prima che i talebani prendessero il potere era una zona di combattimenti, e dopo si è impoverita ancora di più. Le case in questa provincia sono instabili e costruite su pendii spesso soggetti a frane, cosa che ha reso gli effetti del terremoto ancora più disastrosi.
In Afghanistan una gran parte della popolazione vive in povertà assoluta. L’economia è paralizzata da quando le transazioni bancarie sono state fortemente limitate dalle sanzioni internazionali e nell’ultimo anno i talebani al potere si sono rivelati impreparati a governare il paese: la corruzione è altissima e i tecnici che lavoravano nelle istituzioni sono stati sostituiti da talebani o figure religiose, immobilizzando di fatto il governo afghano.
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