L’accusa di stupro contro Paul Haggis
Il regista canadese è ai domiciliari in Puglia, dove una donna inglese l'ha denunciato per ripetute violenze sessuali
La giudice per le indagini preliminari del tribunale di Brindisi, Vilma Gilli, ha deciso il prolungamento dei domiciliari per il regista Paul Haggis, accusato da una donna inglese di violenza sessuale. Secondo la gip, esistono infatti i pericoli di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Non ha invece convalidato il fermo, dopo l’interrogatorio di garanzia, per pericolo di fuga.
Haggis, 69 anni, canadese ma con cittadinanza anche statunitense, vincitore del premio Oscar nel 2006 con Crash (miglior film e migliore sceneggiatura originale) era stato fermato su ordine della procura di Brindisi il 19 giugno dopo che una donna inglese ventinovenne l’aveva accusato di violenza sessuale. Il regista era in Puglia per girare uno spot promozionale per la candidatura del comune di Mesagne a capitale della cultura italiana, e avrebbe dovuto essere uno dei protagonisti dell’Allora Fest, un festival che si svolge a Ostuni dal 22 al 26 giugno.
A orientare la decisione della gip è stato anche il fatto che nel 2017, negli Stati Uniti, l’addetta stampa Haleigh Breest dichiarò di essere stata stuprata da Haggis dopo una anteprima cinematografica nel 2013. Dal 2018 altre quattro donne hanno poi denunciato di essere state vittime di molestie e aggressioni sessuali da parte del regista. Haggis aveva sempre negato le accuse sostenendo che i rapporti fossero consensuali. Aveva anche tentato di citare in causa a sua volta Haleigh Breest (la mozione di citazione era però stata respinta) per diffamazione, sostenendo che avrebbe tentato di estorcergli 9 milioni di dollari.
Nelle sei pagine in cui la gip di Brindisi ha motivato la decisione sui domiciliari viene attribuita al regista, come riporta il Corriere della Sera, una «assoluta incapacità di controllare i propri istinti e di desistere dai propri propositi in un contegno di prevaricazione e dominanza». La gip ha preso la sua decisione motivandola con il rischio che la donna «mediante contatti con Haggis o con terzi possa essere indotta a ritrattare».
Ciò che finora si sa della vicenda è che il regista e la donna che lo accusa di stupro si erano conosciuti a fine aprile in occasione del festival cinematografico di Monaco. Su questo le versioni coincidono. La donna inglese usa sia nella vita sia sui social network uno pseudonimo, un nome francese. È anche lo stesso nome, ma di questo non c’è riscontro, con cui la conoscerebbe Haggis.
Haggis ha sostenuto, durante l’interrogatorio di garanzia, di aver invitato la donna a raggiungerlo a Ostuni per il festival, cosa che è avvenuta il 12 giugno. Il regista ha parlato di una convivenza durata tre giorni e con due rapporti sessuali. Secondo il racconto che la donna ha fornito al procuratore aggiunto Antonio Negro e alla sostituto procuratore Livia Orlando, avrebbe raggiunto Haggis in Puglia proponendosi per un ruolo di consulente. Haggis l’avrebbe accolta all’aeroporto di Brindisi e portata nella masseria dove risiedeva.
A quel punto, secondo il racconto della donna, sarebbe avvenuta la prima violenza. Dalle sintesi delle deposizioni pubblicate dai giornali è emerso che la donna decise di non sporgere denuncia perché il regista l’avrebbe rassicurata sulle sue intenzioni di voler instaurare con lei «una relazione sentimentale». Davanti ai magistrati la donna avrebbe anche detto di subire il fascino del regista e di esserne quindi in soggezione.
In seguito, dice la donna, ci sarebbero state altre due violenze sessuali. Secondo la sua testimonianza sarebbe poi avvenuto un forte litigio, dopo il quale il regista l’avrebbe portata, all’alba e con maniere molto brusche, all’aeroporto di Brindisi utilizzando un’auto a noleggio. A quel punto la donna, «in stato confusionale», come è scritto nel rapporto di polizia, si sarebbe rivolta a una hostess e quindi alle forze dell’ordine, formalizzando la denuncia. Gli investigatori hanno fatto i primi controlli e la donna è stata sottoposta ad analisi mediche che, secondo quanto riferito da alcuni giornali, avrebbero confermato la presenza di lesioni. Solo a quel punto la procura ha chiesto il fermo di Haggis, che nega le accuse.
Secondo Michele Laforgia, avvocato del regista, «Paul Haggis ha spiegato come sono andati i fatti. Si è dichiarato totalmente innocente, così come aveva fatto nell’immediatezza del fermo. I rapporti che ha avuto con questa donna sono totalmente consensuali nel corso di questi tre giorni trascorsi insieme ad Ostuni». L’avvocato ha detto, dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al gip: «Abbiamo chiarito anche, contrariamente a quello che si ipotizza nelle imputazioni, che non c’è nessuna lesione e nessun segno di violenza», contestando l’interpretazione del referto medico.
La procura ha chiesto che si svolga un incidente probatorio con un confronto diretto tra accusatrice e accusato. L’incidente probatorio è una sorta di anticipo del processo che serve alla formazione e all’acquisizione di una prova particolarmente rilevante senza che si debba aspettare il processo, e si usa in particolare quando si teme che un testimone venga indotto a ritrattare o a cambiare versione, quando la perizia su cose e persone è soggetta a «modificazioni non evitabili» o anche quando «ragioni d’urgenza non consentano di aspettare fino al dibattimento».
Subito dopo il fermo di Haggis, in molti avevano chiesto agli organizzatori di annullare il festival di Ostuni. Gli organizzatori hanno confermato tutti gli appuntamenti annunciando però di «avere immediatamente provveduto ad eliminare ogni partecipazione del regista Paul Haggis dalla manifestazione».