I nuovi guai di Pornhub per la pubblicazione non consensuale di migliaia di video porno
Se n’è riparlato per un articolo del New Yorker, ma non è la prima volta che succede e ora due dirigenti si sono dimessi
L’amministratore delegato e il direttore operativo di MindGeek, la società che gestisce il sito porno Pornhub, si sono dimessi nello stesso momento e senza preavviso o particolari spiegazioni. L’azienda ha detto che l’operazione era stata prevista già dall’inizio dell’anno, ma per il momento non sono stati nominati sostituti e alcuni sospettano che il motivo delle due dimissioni sia un articolo investigativo uscito qualche giorno fa sul New Yorker, che racconta come Pornhub abbia ospitato per anni video sessualmente espliciti pubblicati senza il consenso delle persone coinvolte, anche con minori, guadagnandoci.
Una cosa molto simile era già successa a dicembre del 2020, quando l’autorevole giornalista Nicholas Kristof aveva pubblicato un’articolo sul New York Times che denunciava il proliferare su Pornhub di video pubblicati senza l’autorizzazione delle persone coinvolte, alcuni dei quali mostravano stupri, violenze su minori e video di revenge porn. Allora MindGeek aveva negato ogni responsabilità.
Poi però le due principali compagnie di carte di credito, Visa e Mastercard, avevano sospeso i pagamenti alla società; allora l’azienda aveva risposto immediatamente rimuovendo migliaia di video, vietando il caricamento di contenuti agli account non verificati ed eliminando la funzione dei download, che permetteva di scaricare i video e poi ripubblicarli, rendendo impossibile tenerne traccia.
L’articolo uscito sul New Yorker è stato scritto dalla giornalista Sheelah Kolhatkar: è lunghissimo e ricostruisce tutta la storia di MindGeek anche se non riporta informazioni particolarmente nuove rispetto a quelle già emerse dall’articolo del 2020.
Contiene diverse interviste a donne che raccontano di aver trovato su Pornhub video in cui erano presenti ma che non avevano mai autorizzato a pubblicare, e di aver dovuto aspettare mesi prima di riuscire a ottenere che venissero tolti: quasi tutte sono storie precedenti al 2020. Il New Yorker è comunque uno dei giornali più noti e autorevoli negli Stati Uniti e nel mondo ed è molto plausibile che un articolo del genere sia stato considerato un danno d’immagine sufficiente per un cambio della dirigenza.
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MindGeek sostiene di non pubblicare video senza prima sottoporli a controlli di diverso tipo, e di aver iniziato a chiedere a chi vuole caricare video sul sito di inserire un documento di identità (mentre prima del 2020 era molto facile per qualsiasi utente registrato, anche con un nome falso, caricare contenuti). Inoltre la società sottolinea che gli utenti possono segnalare video che per qualche motivo non rispettino le regole della piattaforma (per esempio in cui siano presenti persone minorenni) e in quel caso il video viene nascosto finché non viene valutato da un gruppo di persone incaricate.
La sede principale di MindGeek è a Montreal, in Canada, ma l’azienda risulta registrata nel Lussemburgo, dove il sistema di tassazione è particolarmente favorevole. Oltre a Pornhub, possiede altri siti porno come RedTube, YouPorn e Brazzers: ci lavorano circa 1600 persone. La società dice di avere 150 milioni di visitatori al giorno e di fare ogni mese 4 miliardi e mezzo di visualizzazioni. Circa la metà dei guadagni viene dalla vendita di spazi pubblicitari sui siti, mentre il resto viene da accordi con le case di produzione e abbonamenti pagati dagli utenti che vogliono accedere a contenuti esclusivi.
Tenere alto il traffico sul sito è fondamentale perché tutto questo continui a portare guadagni e l’azienda non ha nessun interesse a limitare la pubblicazione di video o eliminare contenuti già online, cosa che infatti aveva evitato di fare fino al 2020.
L’amministratore delegato Feras Antoon e il direttore operativo David Tassillo, che si sono dimessi, facevano parte della dirigenza di MindGeek da più di dieci anni e rimarranno azionisti della società. Sheelah Kolhatkar ha scritto sul New Yorker che i nomi dei dirigenti di Pornhub – e in generale di chi lavora nell’industria del porno – vengono spesso tenuti nascosti o sostituiti con pseudonimi: i nomi dei due che si sono dimessi erano rimasti sconosciuti finché l’attivista Laila Mickelwait (citata sia nell’articolo del New York Times che in quello del New Yorker) non aveva cominciato a investigare sulla società nel 2018.
Nel febbraio 2021 sia Antoon che Tassillo (insieme al vicepresidente di Pornhub Corey Urman, noto come Corey Prince) avevano testimoniato durante un’udienza per l’indagine di una commissione parlamentare canadese su MindGeek; insieme a loro erano state chiamate quattro donne che sostenevano di aver trovato video in cui erano presenti, pubblicati sulla piattaforma senza consenso. Poco dopo l’udienza, la casa di Antoon era andata a fuoco e lui aveva attribuito la responsabilità a gruppi di attivisti impegnati contro il traffico e lo sfruttamento a scopo sessuale.
Nell’ultimo anno, dopo il danno d’immagine causato dall’articolo del New York Times, e con il successo sempre maggiore di piattaforme come OnlyFans, dove attori e attrici producono e pubblicano in autonomia i propri video porno guadagnando direttamente, Antoon aveva cominciato ad attivarsi per vendere MindGeek. Secondo l’azienda il traffico su Pornhub era calato del 40 per cento dopo l’articolo di Kristof. Un gruppo guidato dall’imprenditore nel campo della cannabis Chuck Rifici aveva offerto 525 milioni di dollari, ma MindGeek aveva rifiutato.
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