Il primo ballottaggio senza centrodestra a Como
I partiti della coalizione si rinfacciano le responsabilità della sconfitta, e si sono divisi anche sulle indicazioni di voto
Al ballottaggio di domenica per l’elezione del sindaco di Como da una parte ci sarà Barbara Minghetti (12.173 voti al primo turno, il 39,4%), sostenuta da Partito Democratico, Europa Verde e tre liste civiche, dall’altra Alessandro Rapinese (8.443 voti al primo turno, il 27,32%) con una lista civica che porta il suo nome. Non ci sarà invece il centrodestra, ed è la prima volta che succede a Como da quando esiste l’elezione diretta del sindaco, cioè dal 1993.
Non solo, da 28 anni a questa parte il centrodestra aveva sempre governato la città, tranne una parentesi di cinque anni dal 2012 al 2017, dopo la vittoria del candidato del centrosinistra Mario Lucini che sconfisse al ballottaggio Laura Bordoli del Popolo della Libertà. In quell’occasione però la Lega Nord propose un suo candidato, e il centrodestra quindi era diviso. Cinque anni dopo, il centrodestra unito tornò a vincere con Mario Landriscina di Forza Italia.
A Como insomma è successa una cosa diversa rispetto a Verona, dove la coalizione di centrodestra si era presentata divisa e tra molte polemiche, raggiungendo comunque il ballottaggio con il sindaco uscente Federico Sboarina. Giordano Molteni di Fratelli d’Italia era invece il candidato per tutto il centrodestra a Como, e la sua sconfitta al primo turno racconta qualcosa delle difficoltà della coalizione in alcune zone della Lombardia – per esempio a Lodi – dove era sempre andato bene.
La Lega non aveva mai raccolto così pochi consensi a Como, sia in termini percentuali che in valori assoluti. Ha preso infatti 1.935 voti di lista, pari al 6,65%. Anche quando si presentò da sola, nel 2012, ottenne comunque il 7,37%. Negli anni migliori, come il 1994 e il 1998 quando a capo della Lega c’era Umberto Bossi, le percentuali alle elezioni comunali erano state del 14 e del 20%. Alle elezioni politiche del 2018 la Lega superò addirittura il 23%.
Matteo Salvini ha cercato di addossare le responsabilità della sconfitta a Como alla scelta del candidato, sostenendo che se «il centrodestra non è arrivato al ballottaggio a Como, evidentemente qualcuno ha fatto scelte sbagliate». Il segretario provinciale di Fratelli d’Italia, Stefano Molinari, ha risposto: «Salvini ha ragione sul fatto che qualcuno ha sbagliato. Ci chiediamo infatti come abbiano fatto a dimezzare i voti».
La coalizione si è divisa invece nelle indicazioni di voto per il secondo turno. Salvini ha detto: «Se fossi a Como non voterei sicuramente centrosinistra», dando un implicito appoggio al candidato civico Rapinese, mentre Forza Italia si è detta «lontanissima dai movimenti di protesta», dissociandosene. Fratelli d’Italia, infine, ha diffuso una nota in cui ha scritto: «Da una parte uno che ha insultato il centrodestra in continuazione e che pretende di essere il nuovo dopo 20 anni di consiglio comunale e tre candidature a sindaco. Dall’altra una candidata della sinistra. Comunque vada una sciagura per la città».
All’origine della sconfitta del centrodestra c’è stato proprio il successo di Rapinese, che il Fatto Quotidiano, esperto in materia, ha definito «proto grillino». È un agente immobiliare che ha preso 8.443 voti, appena 500 in più di Molteni, e non è mai appartenuto a nessun partito. È sconosciuto a livello nazionale, ma molto noto a Como, dove aveva iniziato a fare politica nel 1994 eletto in una circoscrizione cittadina per poi passare in consiglio comunale nel 2008. Da allora è sempre stato eletto. Ha fatto opposizione molto dura, sia al centrodestra sia, quando governava, al centrosinistra cavalcando forti polemiche e accusando tutti i partiti di «avere distrutto la città». Della sua vittoria sul centrodestra ha detto è «come se il Como battesse in finale di Champions League il Barcellona al Camp Nou».
L’avversaria di Rapinese, Barbara Minghetti, direttrice del Teatro sociale di Como, è in consiglio comunale dal 2017 quando fu eletta con la lista Svolta Civica. Ha sempre lavorato come manager culturale: dal 2008 al 2017 ha diretto l’Associazione lirica concertistica italiana ed è l’unica italiana a fare parte del consiglio d’amministrazione di Opera Europa, un gruppo internazionale che riunisce professionisti di 36 paesi nel campo della lirica.
La campagna elettorale a Como, in particolare prima del ballottaggio, si è concentrata soprattutto sul tema del traffico nel centro della città. Minghetti pensa a un allargamento della ZTL e a “sperimentazioni” sulla viabilità nei periodi più critici come Natale e l’estate. Rapinese ha parlato della possibilità di creare mille nuovi parcheggi. Entrambi i candidati sono d’accordo nel liberare piazza Roma dai bus turistici. Un tema di scontro è stato invece quello del caos che si crea in città di notte nei pressi di alcuni locali, soprattutto in piazza Volta. Per Minghetti ci vuole «buon senso per trovare mediazioni e accordi», mentre Rapinese è per una linea più dura: «Ci sono famiglie scappate dalla piazza, bisogna combattere le devianze».