La russificazione violenta di una città ucraina
La racconta il Wall Street Journal parlando di Berdyansk, dove l'occupazione russa va avanti da mesi e ha fiaccato la resistenza
In varie città del sud e dell’est dell’Ucraina, occupate ormai da mesi dall’esercito russo, i tentativi di integrazione forzata della popolazione proseguono grazie a un insieme di tecniche di violenza, coercizione e corruzione. L’esercito russo sta cercando di trasformare queste città – la più nota delle quali è Kherson, nel sud del paese – in città russe e di rendere la popolazione fedele o quanto meno obbediente.
La riuscita di questi obiettivi dipenderà molto da quanto durerà l’occupazione, e se la Russia riuscirà o meno a fare della “russificazione” forzata un progetto di lunga durata.
Sul Wall Street Journal, il giornalista Thomas Grove ha raccontato come stanno andando le cose a Berdyansk, una città nel sud dell’Ucraina che prima della guerra aveva 115 mila abitanti e che era stata occupata quasi subito dalle forze russe. Come in altre città russe, le forze occupanti hanno introdotto il rublo come valuta corrente (il rublo è la moneta russa), sostituito tutte le cariche pubbliche ucraine ed eliminato tutti i simboli dello stato ucraino, sostituendoli con bandiere e simboli russi.
Usando i racconti di persone fuggite da Berdyansk e varie altre fonti e ricostruzioni, Grove ha aggiunto però varie informazioni preziose su come stia andando il processo di russificazione forzata e repressione del dissenso.
A Berdyansk, come in altre città ucraine conquistate dai russi, nei primi giorni dell’occupazione centinaia di persone erano scese in piazza con bandiere ucraine per protestare. Una delle organizzatrici della protesta nella città, scrive Grove, era stata Tatyana Tipakova, la proprietaria di un piccolo negozio di alimentari. Le proteste erano andate avanti per giorni, poi però alcuni soldati russi si erano presentati al negozio di Tipakova e l’avevano arrestata.
L’avevano portata in un carcere vicino, dove la donna era stata torturata: avevano cercato di asfissiarla con una maschera antigas, l’aveva picchiata sulla testa e sulle mani, avevano usato scariche elettriche attaccandole un cavo all’orecchio. Alla fine, le avevano chiesto di registrare un video in cui rinunciava alle sue posizioni filo ucraine, e l’avevano liberata.
La donna ha raccontato a Grove che altri organizzatori della protesta erano stati arrestati e torturati, e che è in questo modo che le manifestazioni e la resistenza sono state fermate.
Questo metodo di coercizione violenta è stato usato anche in altri ambiti a Berdyansk. Per esempio, le forze russe hanno fatto sostituire tutti i libri di scuola ucraini con libri che insegnano la storia russa, e vogliono che dal prossimo anno scolastico gli studenti inizino a usare quei libri. Quando la preside di una scuola locale si è rifiutata di collaborare, i russi hanno arrestato suo figlio di 10 anni.
La sostituzione dei funzionari pubblici con persone complici è stata un’altra mossa importante delle forze russe. Il sindaco della città è stato sostituito con una persona compiacente nei confronti dell’occupazione, mentre è servito un lavoro più faticoso per la polizia. Nel primo mese di occupazione, molti poliziotti ucraini in borghese avevano continuato a sostenere la resistenza della popolazione, ma pian piano erano stati individuati e costretti a dimettersi. Grove ha parlato con un poliziotto della città che sostiene che, quando si è rifiutato di collaborare con l’esercito russo, è stato arrestato e torturato, e liberato soltanto in seguito a uno scambio di prigionieri.
Poi c’è la corruzione: moltissime persone sono scappate da Berdyansk, e le forze russe hanno espropriato i loro beni – compresi immobili e attività produttive – e li hanno consegnati a persone complici e favorevoli all’occupazione, come poliziotti compiacenti.
Le forze occupanti stanno cercando di rendere la vita quotidiana il più “normale” possibile. Poiché l’economia è crollata e gli approvvigionamenti di generi alimentari scarseggiano, le forze russe hanno indetto varie festività che raramente sono celebrate in Russia, come il compleanno del poeta russo Pushkin. Di recente, sono stati celebrati anche i primi matrimoni dall’inizio della guerra, con rito civile secondo le leggi russe e in una sala piena di bandiere russe. Delle sei coppie che si sono sposate, due lo avevano già fatto in passato, ed è probabile che abbiano ripetuto la cerimonia per ragioni di propaganda e per dare legittimità all’amministrazione filorussa.
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