Intorno a Medjugorje c’è di tutto
Nella località bosniaca dove vengono segnalate apparizioni mistiche si è creato un enorme giro d'affari, che si ipotizza sia infiltrato anche dalla camorra
Da molti anni le apparizioni mistiche che vengono segnalate a Medjugorje, in Bosnia-Erzegovina, dividono la Chiesa e i credenti tra chi ci crede, anche tra alti prelati vaticani, e chi invece è in parte o totalmente scettico. Medjugorje rappresenta un caso, dibattuto e indagato, anche per il giro d’affari che si è creato attorno alle presunte apparizioni. La chiamano la “Gospa economy”, dallo sloveno per “Signora”, in riferimento alla Beata Vergine Maria, protagonista delle fantomatiche visioni segnalate a migliaia negli anni. Il cospicuo giro d’affari avrebbe anche attirato, secondo ciò che hanno ipotizzato alcune inchieste della magistratura italiana, la criminalità organizzata, in particolare la camorra.
Nel 2018 l’arcivescovo polacco Henryk Hoser, inviato di Papa Francesco a Medjugorje e morto nel 2021, aveva detto in un’omelia parlando del bene e del male:
«Da un lato incontriamo migliaia di giovani che usano il sacramento della penitenza e della riconciliazione, dall’altra bisogna essere consapevoli che a causa del massiccio afflusso di pellegrini questo posto è penetrato dalle mafie, tra cui quella del napoletano, che conta sui profitti».
Quelle parole suscitarono polemiche e forti proteste anche da parte di molti fedeli napoletani. Le frasi pronunciate da Hoser si riferivano a quanto allora stava emergendo da un’inchiesta condotta dalla procura di Santa Maria Capua Vetere sull’esorcista abusivo Michele Barone, prete di Casapesenna, nel casertano, che venne arrestato con l’accusa di aver maltrattato e abusato sessualmente tre donne e ragazze, di cui una tredicenne, durante sedute di preghiere e riti definiti esorcistici.
Dall’inchiesta emerse che Barone, cugino di un ex camorrista del clan Zagaria, aveva organizzato viaggi religiosi verso Medjugorje sia dalla Campania sia dall’Irlanda. Durante le indagini era emersa anche l’ipotesi che nell’organizzazione dei viaggi fossero coinvolte persone legate alla camorra e che altre persone, sempre appartenenti ai clan, si fossero interessate all’acquisto di terreni attorno a Medjugorje per edificare alberghi. Barone è stato condannato in primo grado a 12 anni di carcere per maltrattamenti e lesioni subite dalla ragazza di 13 anni, mentre è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di altre due ragazze. Il processo d’appello è in corso in questi mesi.
La procura indagò su tutta la filiera del pellegrinaggio, sia sulle sistemazioni alberghiere (i pellegrini provenienti dalla Campania alloggiavano sempre negli stessi tre alberghi), sia sulla gestione delle guide abusive che lavorano nei pressi del santuario. A essere oggetto di indagine fu anche la grande quantità di merce contraffatta offerta e comprata dai pellegrini che affollano la strada che conduce alla collina delle fantomatiche apparizioni e che, secondo la procura campana, giungeva nel porto di Dubrovnik per poi arrivare a Medjugorje grazie a un’alleanza tra clan camorristici e bande criminali slave. I clan coinvolti negli affari a Medjugorje erano, secondo la procura di Santa Maria Capua Vetere, soprattutto i Mazzarella di Poggioreale e gli Zaza.
A Medjugorje, secondo stime dello stesso monsignor Henryk Hoser, l’afflusso era, prima della pandemia, di circa tre milioni di pellegrini all’anno, soprattutto d’estate, provenienti in particolare da Polonia e Italia. Da allora la situazione non è molto cambiata: il cosiddetto turismo religioso genera grandi quantità di denaro, legale anche se non sempre totalmente emerso, che ha attirato la criminalità organizzata.
«Nella zona si vive di turismo religioso, è indubbio», dice David Murgia, giornalista scrittore, autore del libro Processo a Medjugorje, «ma d’altra parte questo avviene in tutti i luoghi delle apparizioni mariane. A Lourdes uno dei più grandi alberghi per i pellegrini è di proprietà di una discendente di Bernadette Soubirous, la giovane che nel 1858 disse di essere stata testimone di apparizioni della Madonna. A Medjugorje una commissione pontificia che ha investigato ha stabilito che in realtà non c’è stato arricchimento, se non nel caso di un ex sindaco che rese edificabili alcuni terreni, ma che si tratta in realtà di guadagni legittimi e tutto sommato contenuti». Le famiglie delle persone che sostennero di aver visto la Madonna, che vengono chiamate tradizionalmente “veggenti”, hanno aperto pensioni e alberghi nei dintorni.
La prima apparizione venne segnalata sulla collina di Medjugorje, nel comune di Čitluk, il 24 giugno 1981. Da allora in molti altri credono, o perlomeno sostengono, di aver visto a loro volta la Madonna: secondo stime non ufficiali, le supposte apparizioni sarebbero state decine di migliaia. Dei sei cosiddetti “veggenti” – Marija Pavlović Lunetti, Mirjana Dragičević Soldo, Ivanka Ivanković Elez, Vika Ivanković, Ivan Dragičević, Jakov Colo – alcuni sostengono di assistere ancora ad apparizioni quotidiane, altri solo annualmente.
Oltre ai sei “veggenti” un ruolo fondamentale nella narrazione di Medjugorje lo ha Petar Ljubičic, padre francescano responsabile della parrocchia locale. Secondo Mirjana Dragičević Soldo, Ljubičic è il “prescelto” che annuncerà al mondo i dieci segreti che verranno rivelati all’umanità tre giorni prima che accadano: la mistica sostiene che siano scritti su una pergamena in suo possesso, ma che possano essere letti soltanto dai “veggenti” (le altre persone leggerebbero tutte cose diverse). Tutti e sei i mistici sono sempre stati d’accordo nel non permettere analisi scientifiche sulla pergamena.
Dalla prima apparizione i “veggenti” furono oggetto dell’attenzione della polizia jugoslava (allora era ancora una nazione unica). Furono più volte interrogati anche dai servizi segreti. Dopo due anni circa, le pressioni da parte delle autorità cessarono, mentre padre Jozo Zovko, capo della comunità francescana di Medjugorje, venne arrestato, processato e condannato a otto anni di carcere per il reato di attentato alla sicurezza dell’unità della patria.
La Diocesi di Zara ha sempre guardato con estremo scetticismo al fenomeno delle presunte apparizioni. Monsignor Ratko Peric, ex vescovo di Mostar, nella cui diocesi si trova Medjugorje, disse chiaramente: «Le apparizioni non sono vere».
Le tensioni tra francescani e diocesi durano da 40 anni. I frati sono appoggiati dalla comunità locale anche perché durante le guerre nella ex Jugoslavia restarono al fianco della popolazione bosniaca, cosa che invece non fecero molti sacerdoti che cercarono rifugio altrove. Colui che all’inizio era il padre spirituale dei sei “veggenti”, padre Tomislav Vlasic, è stato ridotto allo stato laicale e poi scomunicato per «diffusione di dubbia dottrina, manipolazione delle coscienze, sospetto misticismo, disobbedienza verso gli ordini legittimamente costituiti e atti contro il sextum», ovvero atti impuri vietati dal sesto comandamento.
Vlasic nel frattempo si era trasferito in Italia a Ghedi, in provincia di Brescia, già alla fine degli anni Ottanta. Qui aveva fondato un’associazione, Kraljice Mira (Fondazione Fortezza dell’Immacolata Medjugorje), trasformata poi in una cascina definita casa-santuario e denominata “Immacolata Regina degli Angeli” o anche “Fortezza dell’Immacolata”. L’ex padre spirituale dei “veggenti”, che oggi è sposato con una ex suora, ha di fatto fondato una chiesa parallela.
Il Vaticano non ha mai potuto e non può ignorare un fenomeno che richiama in Bosnia-Erzegovina milioni di pellegrini: le posizioni sono diverse, anche se le dichiarazioni ufficiali sono poche. Nel 2010 la Santa Sede istituì una speciale commissione composta da venti membri, cardinali, vescovi e periti che per quattro anni studiarono il fenomeno. Le conclusioni furono scritte nel 2014, ma vennero inizialmente secretate. Nel 2017 papa Francesco ne parlò rispondendo alle domande di un giornalista, e poi nel 2020 le conclusioni vennero infine rese note.
Spiega David Murgia: «Non c’è stato da parte del Vaticano un riconoscimento ufficiale, ma nemmeno un disconoscimento. La commissione pontificia ha dato un parere e l’ha consegnato al Papa. Il parere della pontificia commissione è stato che le prime sette apparizioni sono credibili, e cioè veritiere. Su tutte le altre bisogna invece continuare a investigare». Il 15 maggio 2017, tornando da un viaggio in Portogallo, Papa Francesco disse:
«Io preferisco la Madonna madre, nostra madre, e non la Madonna capo-ufficio telegrafico che tutti i giorni invia un messaggio a tale ora… questa non è la mamma di Gesù. E queste presunte apparizioni non hanno tanto valore. E questo lo dico come opinione personale. Ma chi pensa che la Madonna dica: “Venite che domani alla tale ora dirò un messaggio a quel veggente”; no».
Il Papa insomma aveva espresso un certo scetticismo, anche se nel 2019 aveva autorizzato ufficialmente i viaggi organizzati da diocesi e parrocchie a Medjugorje.
Lo scetticismo di parte della Chiesa non ha impedito al fenomeno Medjugorje di crescere di anno in anno. Non esistono però stime economiche ufficiali. Nove anni fa uno studioso bosniaco, Vencel Culjak, aveva ipotizzato che dal 1981 al 2013 Medjugorje fosse stata visitata da oltre 28 milioni di pellegrini e turisti (di cui 21 milioni stranieri), con 65 milioni di pernottamenti complessivi. La chiesa locale aveva incassato direttamente circa 290 milioni di euro, più varie forme di sovvenzioni pubbliche. Sempre secondo Culjak, la spesa media giornaliera era di 43 euro a persona, ma solo il 32% delle entrate era fiscalmente documentato.
Secondo molti osservatori la situazione da allora non è cambiata di molto: tante entrate economiche a Medjugorje continuano a essere in nero. Gli abitanti, circa 4mila, che un tempo erano impiegati nella pastorizia e nella raccolta di foglie di tabacco, lavorano oggi perlopiù nel turismo. Le famiglie dei “veggenti” si sono tutte trasformate in famiglie di imprenditori con alberghi, ristoranti e bar. Il numero totale di posti letto è notevole: oltre 17 mila tra pensioni, guest house, appartamenti, alberghi economici ma anche a tre o quattro stelle. Ce ne sono anche un paio considerati di lusso. Lo stesso avviene per i ristoranti, molti e di tutti i tipi. Tanti hanno nomi italiani.
La strada che porta ai piedi della collina delle apparizioni è una specie di bazar con circa 200 negozi che vendono di tutto: oggetti sacri, rosari, quadretti, ma anche scarpe, borse, felpe, profumi, quasi tutto contraffatto.
C’è poi la questione della speculazione edilizia. I terreni attorno a Medjugorje hanno acquisito, dagli anni Ottanta in poi, un grande valore. Alcune ipotesi hanno legato all’acquisto di un terreno anche la strana sparizione di un prete abruzzese, padre Luciano Cicciarelli, avvenuta a Medjugorje il 2 agosto 2015. Secondo i parenti, che ricostruirono i suoi ultimi movimenti grazie a una serie di mail, il sacerdote era a Medjugorje per eseguire le volontà di un suo confratello, padre Luka Cirimotic, che prima di morire aveva espresso il desiderio che fosse edificato un ospizio su un terreno di 25mila metri quadrati, in una posizione molto ambita, accanto a un parcheggio.
Per discutere del possibile acquisto di quel terreno, padre Cicciarelli aveva appuntamento con una donna bosniaca la quale a sua volta doveva metterlo in contatto con avvocati e consulenti. All’appuntamento con quella donna però padre Cicciarelli non si presentò. Da allora non si hanno più sue notizie. Secondo la polizia bosniaca, il sacerdote, che amava fare passeggiate in montagna, molto probabilmente cadde in un burrone della zona e il suo corpo venne poi mangiato dagli animali.
Sulle apparizioni di Medjugorje l’ultima parola spetta ora al Papa. «Ma è anche possibile», dice David Murgia, «che non dica nulla. I due fronti sono contrapposti in maniera così feroce che se il Pontefice dicesse “sì è vero” o “no non è vero” si aprirebbe uno scontro pesantissimo. Così forse il Papa fa bene a sospendere il giudizio. Dopo la morte del vescovo Hoser ha inviato a Medjugorje il Visitatore apostolico Aldo Cavalli».
L’intento è quello di proseguire l’opera di indagine dell’arcivescovo polacco e anche di fare ordine nella complessa situazione nella diocesi. «È anche probabile», conclude Murgia, «che la parrocchia di Medjugorje, perché di questo si tratta, una semplice parrocchia, venga trasformata in santuario pontificio affidato a un vescovo togliendo così dopo oltre 40 anni la gestione ai frati. L’alternativa è che venga lasciata la parrocchia ai frati e che venga costruito un santuario pontificio nel luogo dell’apparizione».