Le due leggi in Ucraina contro la musica e i libri russi
Sono state approvate dal parlamento con una larga maggioranza, fanno parte di un tentativo più ampio di “derussificare” il paese
Il parlamento ucraino ha approvato due leggi che introducono strette limitazioni alla distribuzione e alla riproduzione di musica e di libri russi nel paese, nel tentativo di rompere i legami culturali residui tra Ucraina e Russia. Una legge vieta di stampare libri di autrici e autori che hanno mantenuto la cittadinanza russa dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, a meno che questi non rinuncino al loro passaporto e acquisiscano la cittadinanza ucraina; l’altra proibisce la riproduzione di musica di artiste e artisti russi – anche in questo caso post-sovietici – sui media ucraini e sul trasporto pubblico, aumentando contestualmente i programmi e la musica di lingua ucraina nelle radio e nelle TV.
La legge sui libri blocca anche l’importazione di libri russi stampati in Russia, Bielorussia o nei territori ucraini occupati dai russi. Le due leggi dovranno essere firmate dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky per entrare in vigore: ma sembra essere una formalità, visto l’ampio e trasversale sostegno che hanno ricevuto dal parlamento.
Il ministro della Cultura ucraino, Oleksandr Tkachenko, ha detto di essere soddisfatto delle nuove restrizioni: «Queste leggi sono disegnate in modo da aiutare gli autori ucraini a condividere contenuti di qualità con un pubblico più ampio possibile, che dopo l’invasione russa non riesce più ad accettare a livello fisico nessun prodotto creativo russo». La vicepresidente del parlamento, Olega Kondratyuk, ha scritto su Facebook che «dall’1 gennaio 2023, i libri saranno pubblicati e distribuiti solo nella lingua ucraina di stato, nelle lingue dei popoli indigeni dell’Ucraina e nelle lingue ufficiali dell’Unione Europea».
Le leggi approvate dal parlamento sono l’ultimo esempio di un processo che fino a poco tempo fa in Ucraina veniva chiamato “decomunistizzazione” e che ora, sempre più spesso, viene chiamato più esplicitamente “derussificazione”. Nel 2019 era stata approvata una legge che imponeva ai dipendenti pubblici di conoscere l’ucraino (in Ucraina si parla anche russo, e in alcune zone il russo è considerato la prima lingua); e nelle ultime settimane, dopo l’inizio dell’invasione, molte località ucraine avevano deciso di cambiare nome per eliminare qualsiasi riferimento ai loro legami con la Russia.